capalbio

1. SOTTO CIELO STELLATO DELL’EX PICCOLA ATENE DELLA GAUCHE ITALIANA BRILLA COME UNA STELLA COMETA LA CORSA SUL CARRAI (MARCO) DELLA NUOVA MONDANITA’ AL POTERE 2. E TRA I BALLI DI GARAVICCHIO E LE ONDE SPUMEGGIANTI DELL’ARGENTARIO I “NEW RICH” DELLA FINANZA ORA RINNEGANO IL CAPITALISMO FAMILIARE E IL DIO DELLE PRIVATIZZAZIONI PER ARRUOLARSI DA “BOIARDI” DI COMPLEMENTO NELLA RENZONIA DEI BIKINI E DEI GREMBIULINI

DAGOANALISI

 

renzi nerio alessandri technogymrenzi nerio alessandri technogym

Di lui, con gli occhi puntati alla sagoma dell’”Istranka” ancorata davanti alla Feniglia dal suo nuovo armatore Nerio Alessandri, le malelingue raccolte sotto gli ombrelloni blu dell’”Ultima spiaggia” citano l’immancabile “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa per definire il camaleontismo politico del nostro personaggio à la cart, tipico dell’ultima stagione renziana: “Non è un traditore. Segue i tempi in politica, come nella vita privata”.

 

Già. Sembra passato un secolo dal bacio di Achille Occhetto alla sua donna immortalato per “il Venerdì” da Elisabetta Catalano e dalle fila di questuanti (giornalisti e manager) davanti all’ombrellone all’”Ultima spiaggia” dell’ex grand commis democristiano, Fabiano Fabiani.

 

Ai tempi del governo Prodi e soltanto qualche sdraio più in là, gli stessi habituè andavano a salutare ossequiosi l’anonimo ing. Claudio Pincheri che in casa sua ospitava il Professore. E prima delle dimissioni del padre Giorgio dal Quirinale, il rampante Giulio Napolitano era il più coccolato dell’arenile di Riccardo e Valerio che continua a conservare indenne alle mode politiche e modaiole tutto il suo fascino e la funzionalità.   

 

ISTRANKA DI NERIO ALESSANDRI CHE FU DI TITOISTRANKA DI NERIO ALESSANDRI CHE FU DI TITOISTRANKA DI NERIO ALESSANDRI CHE FU DI TITOISTRANKA DI NERIO ALESSANDRI CHE FU DI TITO

Ma nell’ex piccola Atene della sinistra il richiamo ai “voltagabbana”, avvezzi nell’arte del riciclo, ormai sembra interessare soltanto i reduci di una lunga stagione mondan-politica tramontata ormai da anni. Anni da prima Repubblica, aggiungerebbe qualcuno perfido. Della serie, insomma, così fan tutti.

nozze carrai 25nozze carrai 25

 

Un ritorno al passato che non ritorna.

“C’erano occasioni d’incontri amichevoli, gli inviti a cena degli ospitalissimi Caracciolo, dai Pietromarchi e da Marcello e Jeanne Panni”, ricorda il saggista e polemista Carlo Muscetta nel delizioso volumetto “L’erranza” edito da Sellerio. E tra le famiglie pioniere dell’old Cap vanno accolti pure i Cattaneo confinanti a Pescia Fiorentina con la coppia Giuppy Sgaravatti e Antonello Pietromarchi.

Isabella Borromeo Ugo Brachetti Peretti e Nerio Alessandri copyright Sgp Isabella Borromeo Ugo Brachetti Peretti e Nerio Alessandri copyright Sgp

 

Certo, basta sfogliare l’album ingiallito della Capalbio radical chic degli anni Ottanta-Novanta (e oltre) per avere un’idea della metamorfosi, anche antropologica, che ha ridisegnato (e scompigliato) la mappa delle tribù in questa terra all’ombra del millenario Borgo turrito.

JACARANDA FALK CARACCIOLO JACARANDA FALK CARACCIOLO

 

Un luogo antico che per i new rich, figli della finanza allegra e delle stock option - che trascorrono i week end tra i loro villoni e la barca ancorata a Cala Galera -, non rappresenta davvero un richiamo da esplorare.

 

Tra l’altro nel Borgo ha cambiato gestione pure il tipico e glorioso ristorante “da Maria” di Maurizio. E i nostalgici delle cavalcate in riva al mare della “Sacra” di proprietà della famiglia Pirelli e guidate dall’ultimo buttero doc della zona, Fabrizio, si ritrovano alla “Capanna” soltanto i per rimpiangere l’agreste gioventù perduta.

renzi technogymrenzi technogym

 

E nessuno va più a nascondersi nel bosco dei “Caprai” per qualche scappatella amorosa a lume di candela per assenza dell’energia elettrica. Nel Borgo basso resiste la trattoria del “Frantoio” grazie al delizioso giardinetto che rende meno irrespirabili le afose serate di questo caldo luglio capalbiese.

 

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Una mèta snobbata anche dai cinematografari cult che scimmiottando il “Sundance Festival” di Robert Redford, hanno dato vita (si fa per dire) alla rassegna dei “corti” nella nuova arena di piazza dei Pini. Da Milano è piombata in maremma la pierre cortinese Francesca Ferroni Calissoni per un cocktail in pieno solleone sulla spiaggia di Carlo Puri “alla Dogana”, che ha rischiato di mettere ko quanti hanno voluto sfidare la temperatura di oltre 40 gradi. Scambiando così bollente arenile per gli alpeggi delle Tofane.

MASSIMO TOSATOMASSIMO TOSATO

 

Ma è stato al buio di una notte di metà luglio che la Capalbio d’antan si è tolta la maschera logora e pesante che gli era stata cucita addosso negli anni dai media, oggi assenti secondo un triste copione, per celebrare con glamour e ostentazione di potere - quello dato dal Dio denaro o ricevuto in dono dal piccolo Ceasescu di Rignano sull’Arno - il cambio di stagione nella terra dei butteri.

 

GALLIA E GUERRA  GALLIA E GUERRA

Tre eventi mondani con ospiti assortiti e (maculati come tipologia), dai Caracciolo-Miccichè, Tosato-Pietromarchi e sulla barca di Mr. Technogym, che offre materiale in eccesso per avere un’idea che la Capalbio dei new rich (o dei “russi italiani”, secondo il dire di un giornalista di lungo corso) è un tantino la metafora dell’attuale tragica Renzonia.

claudio costamagna romano prodi lapclaudio costamagna romano prodi lap

E una delle novità di questa differente realtà, è rappresentata dalla corsa a farsi lottizzare da parte di manager e banchieri che operando nel privato hanno sempre guardato ai boiardi di stato come a una razza inferiore condannata a morte perenne dal sommo Enrico Cuccia.

 

GALLIA GALLIA

Non stupisce, ma sgomenta che finanzieri di mezza età (o tacca) sgomitino per salire sul Carrai guidato del cazzone-premier Matteo Renzi. Magari perdendoci qualche milioncino in busta paga. Non meraviglia, ma inquieta che l’ex chierichetto di Romano Prodi, Claudio Costamagna - avvistato sulla plancia del quarantasei metri di Nerio Alessandri in compagnia della nuova ganza Alberica Brivio Sforza - vada a baciare la pantofola del piccolo Ceasescu per una poltrona in Cassa depositi e prestiti. Non stupisce, ma disorienta il convinto chicchirichì al premier di Gallia Fabio, ex Bnl Paribas, nel ruolo di amministratore delegato del futuro carrozzone Iri.

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Ecco avanzare allora verso palazzo Chigi un esercito di soldatini pronti a disertare il liberal capitalismo e dopo aver cantato le lodi delle privatizzazioni (selvagge) per arruolarsi nella prossima Salò del ducetto Matteo. Come a dire? Dal “carrozzone” delle Partecipazioni al Carrai dei grembiulini.     

alessandro ovi claudio costamagna lapalessandro ovi claudio costamagna lap

 

E vabbe’ che il capitalismo familiare alla Agnelli è morto e neppure le grandi imprese sopravvissute (Telecom, Pirelli etc.) se la passano bene e debbono chiedere denari all’estero per stare al passo con la globalizzazione dei mercati. Ma questo volersi sottomettere (e piegare la testa) al tanto vituperato stato-azionista lascia, comunque, un tantino perplessi. Oppure, e stiamo ancora al forse: le “notti bianche” di Capalbio stanno lì a dimostrare che oggi la “piazza politica” offre una visibilità ben maggiore di quella che in passato era riservata ai capitani d’impresa.

 

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E se parafrasando l’aforista tedesco Georg Lichtenberg, a volte non sono le belle donne, che non amano restare nell’ombra, i veri talent scout dei loro mariti? Ah saperlo!

Ecco perché le cronache capalbiesi dell’insaziabile Dagospia sul tema Sesso&Potere potrebbero ben figurare nelle sprezzanti “Storie ciniche” dell’irraggiungibile scrittore cosmopolita Sommerset Maughan. Il quale amava ripetere: “Deve essere un mio difetto, ma i peccati altrui non mi scandalizzano, sempre che non mi riguardano personalmente”. Da cittadino, aggiungiamo noi.

   

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