lasse  braun

IL MONDO DEL PORNO PIANGE. LASSE BRAUN, RE DELL’HARD DEGLI ALBORI E “COMBATTENTE DELLA RIVOLUZIONE SESSUALE”, COME SI AUTODEFINIVA, SE NE VA PER SEMPRE A 78 ANNI

Marco Giusti per Dagospia

 

lasse braun  679 001lasse braun 679 001

Il mondo del porno piange. Lasse Braun, re dell’hard degli albori e “combattente della Rivoluzione Sessuale”, come si autodefiniva, se ne va per sempre a 78 anni. L’hard e il cinema erotico internazionali perdono uno dei loro massimi esponenti. Nato come Alberto Ferro nel 1936 a Algeri, da una ventina d’anni si era trasferito in Italia, vicino a Roma, dove è morto di diabete.

 

lasse braun  26857lasse braun 26857

lasse braun  mp_lb1975lasse braun mp_lb1975

Erotomane di grandi letture, figlio di un diplomatico, poliglotta, laureato in Legge a Milano, dove abitava la madre, poco più che ventenne si butta nella pornografia, assolutamente per passione. Prima come corriere di riviste e foto dalla Francia all’Italia, poi come produttore della rivista Shadows assieme a un ex-partigiano francese, Charles Dortand, come ha scritto nella sua autobiografia.

 

Il passo successivo è il cinema hard in 8 mm, distribuendo prima dei filmetti girati da un polacco che si faceva chiamare “Charlie Brown”, per passare poi alla regia. Il suo primo vero hard, pur in 8 mm e ultracaslaingo, è del 1966, Golden Butterfly girato con un’amica, certa Pauline.

lasse braun  3lasse braun 3

 

Ma è grazie alla raccolta fondi, una specie di primissimo crownfunding pubblicizzato sui giornali erotici del tempo, King e Men, che Braun riesce a mettere in piedi un primo capitale con cui girerà in Svezia ben quattro hard col nome di Ole Nyquist per una fantomatica AB Beta Film.

 

Ricercato in Italia dalla polizia, si rifugia in Svezia dove prende il nome di un falegname svedese, appunto Lars Braun detto Lasse, e inizia a far le cose in grande. Gira degli short hard in 8 mm, sia a colori che in bianco e nero, finendo nei peepshow di mezzo mondo. Parliamo di milioni di copie e di un giro di 60.000 peep show che lo resero allora sia ricercato dalla polizia, non solo in Italia, ma anche ricchissimo.

lasse braun  2586364 2343b26eba mlasse braun 2586364 2343b26eba m

 

Si occupa di lui, e siamo già nel 1971, Sergio Saviane per “L’Espresso”, che lo incontra a Ibiza e ne parla come un misterioso re del porno che ha già al suo attivo 43 denunce in Italia per introduzione illegale e divulgazione di materiale osceno. Secondo Saviane, Braun ha già al suo attivo una quindicina di film pornografici che ha venduto in tutto il mondo. Tra questi brillano titoli come Sangue a Malaga, I vichinghi, Casanova.

lasse  braun (1976)lasse braun (1976)

 

Ogni copia costa qualcosa come 27.000 lire. Dal fondamentale libro di Franco Grattarola sul porno italiano ("Luce rossa", scritto con Andrea Napoli), scopriamo che si occupa di Lasse Braun anche Claudio Quarantotto per “Il Borghese” che, recensendo il suo Sensations, presentato a Cannes nel 1975, lo definisce il Fellini del porno anche se non ne conosce neanche lui il vero nome. Sa solo che è italiano, forse bergamasco.

 

Braun ha però presentato già l’anno prima un film a Cannes, French Blue, che gli frutta, sui mercati del porno, qualcosa come 75.000 dollari alla settimana. Probabilmente Lasse Braum ha girato tra il 1966 e il 1977 una ottantina di corti e una ventina di lungometraggi hard. Ha pure altri nome d’arte: Stuart Falcon, Charles de Rossi, Miguel Dospassos, Al Harvey.

 

lasse braun  00471lasse braun 00471

Gira non solo in Svezia e in Danimarca, ma anche in Belgio e in Spagna. Tra i suoi attori troviamo porno star del calibro di Brigitte Maier, Sylvia Bourdon, Claudine Beccarie, Catherine Ringer, che poi diventerà la leader del gruppo rock Rita Mitsouko. Grattarola ricorda che in Delphia, the Greek, 1970, Braun è il primo a presentare al cinema una doppia penetrazione e in Ky Sen, the Vietnamese e Women mostra scene di pissing e fistfucking.

 

Allora totali novità. I suoi capolavori anni ’70, oltre a Sensations, rimangono Body Love e Love Inferno, 1976, con una giovanissima Catherine Ringer. Nel 1974 è uno dei registi di Wet Dreams- Sogni bagnati, porno d’autore a più mani, ci sono pure Dusan Makavejev e il grande Nicholas Ray. Il suo episodio è sulla necrofilia. Gira anche un paio di hard in Inghilterra, Sex Maniacs e Sin Dreamers.

lasse  braunlasse braun

 

Del 1980 è il suo primo film americano, American Desire con Richard Bolla, mentre nel 1985 gira ben cinque hard americani. Tornato in Italia grazie a una tangente di un centinaio di milioni con la quale “sveltisce” la sua pratica, gira nel 1981 il suo unico hard italiano, Un folle amore, con Laura Levi e Jacques Gatteau, che da noi uscirà però solo otto anni dopo col titolo Zozzerie di una moglie in calore.  

 

lasse braun  indexlasse braun index

Nei primi anni’90 gira pure die soft di non grande successo, Tender Blue Eyes e Diamonds are for Pleasure. Per Grattarola è “l’espressione pressoché isolata di una concezione autenticamente gioiosa della sessualità”. Braun stesso, parlando del suo interesse per il porno riconosceva di fare “film porno per due ragioni: prima di tutto perché mi appassiona il sesso e secondo perché è proibito”.

 

Del resto ha sempre visto il sesso come centro di una rivoluzione culturale anni ’60 e il suo cinema non è mai stato banale. Come molti registi storici dell’hard non riuscirà a trovare negli anni ’80 e ’90 la stessa felicità di messa in scena col video, anche se sarà attivo fino ai tardi anni ’90 e lascerà la professione di regista di hard al figlio Axel.

lasse braun  472 001lasse braun 472 001

 

Della sua prima e intensa produzione rimane pochissimo, soprattutto grazie ai collezionisti, perché la sua ex-moglie, temendo l’arrivo della polizia, distrusse tutti i suoi film nel 1980. Ma vari corti e lungometraggi sono stati salvati e rieditati in dvd.

lasse braun   indexlasse braun index

 

Tornato da quasi vent’anni in Italia, ha ripreso a scrivere. Un saggio sulla storia della prostituzione, un paio di gialli, un’autobiografia. Sono state girati anche un paio di documentari sulla sua vita. Una totale leggenda, comunque.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?