orfeo e euridice di gluck diretto da robert carson

AMOR VINCIT OPERA! – TORNA A ROMA L’ORFEO ED EURIDICE DI CRISTOPH GLUCK, CHE NON VIENE RAPPRESENTATO AL COSTANZI DA CINQUANT’ANNI – AMORE E MORTE, “SENZA ACCESSORI E SENZA ORPELLI”, SPIEGA IL REGISTA ROBERT CARSEN. LE RECITE SEGUIRANNO LA VERSIONE ORIGINALE DEL 1762, MA SENZA I CASTRATI. AL LORO POSTO CI SARÀ IL CONTROTENORE CARLO VISTOLI…

Laura Martellini per “il Corriere della Sera - Edizione Roma”

 

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A more e Morte nella loro pura essenza. «Senza accessori e senza orpelli» precisa Robert Carsen, regista di Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck, da venerdì al Teatro dell' Opera nel nuovo allestimento coprodotto da Théâtre des Champs-Elysées, Château de Versailles Spectacles e Canadian Opera company. Le recite seguiranno l' originale versione di Vienna dell' opera (1762), e saranno dirette da Gianluca Capuano per il raffinato regista di Toronto, che spiega: «Con Orfeo ed Euridice cambia radicalmente per sempre il modo di comporre opere. A stagliarsi nettamente sono i due pilastri dell' esistenza. Tutto - l' orchestra, il coro, i balletti - è al servizio del dramma».

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Altra particolarità, per il capolavoro che manca dal Costanzi da cinquant' anni (nel 1968 venne diretto da Ferruccio Scaglia, con le coreografie e la regia di Aurel Milloss): la parte del protagonista, un tempo appannaggio dei castrati e ora affidata al controtenore Carlo Vistoli (Mariangela Sicilia è Euridice, Emoke Baráth Amore).

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Osserva Gianluca Capuano: «Sono felice di lavorare con giovani cantanti bravissimi che padroneggiano la lingua italiana. Oggi l' alternativa ai castrati sarebbe utilizzare una voce femminile, ma i controtenori stanno conoscendo un boom, in questi anni». Aggiunge Carsen, a proposito del cast: «Il lavoro con i castrati valorizzava l' ego personale, che invece qui viene smontato. Orfeo è uno di noi! L' esemplificazione della condizione umana e un aiuto ad accettare ciò che siamo, senza mistificazioni. Amor vincit omnia . Dobbiamo accettare la morte come un passaggio necessario, ma non è un' opera morale. Ad avere la meglio sono infine l' arte, che è la risposta alla nostra finitezza umana, e l' amore».

carlo fuortes

 

Riportare Gluck a Roma risponde a una scelta precisa del Teatro dell' Opera: «Quel titolo è molto presente sulla scena internazionale, mentre da noi, dopo numerose rappresentazioni nel corso dell' 800, era totalmente sparito. Grazie alla collaborazione con Carsen e Capuano, torniamo ora a mettere l' accento sulla modernità dell' opera» sottolinea il sovrintendente Carlo Fuortes. La parola chiave è verosimiglianza, come illustra ancora Capuano, entusiasta del lavoro con la compagine romana: «Abbiamo affrontato con curiosità un lessico ormai perduto di cui va ricercato un modo d' interpretazione.

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Ritroviamo Gluck in Mozart, e in tanta parte della musica a venire, dal bel canto al primo Rossini». Il disegno luci è firmato da Peter Van Praet, collaboratore da lungo tempo di Robert Carsen, autore di scelte che talvolta in passato hanno fatto discutere, come Rigoletto alla maniera di un circo a luci rosse, nel 2014. Qui il suo tocco, empatico e sempre attento a intercettare gli umori della platea, è al servizio della volontà di rendere il mito accessibile. Senza tempo, ma pronto a prendere i contorni dell' epoca in cui rivive.

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