LA DOLCE VITA DI MARCO MILANESE TRA PORSCHE, FERRARI, BENTLEY, YACHT, OROLOGI, OPERE D’ARTE, CASE A ROMA E PARIGI E CAPODANNI A NEW YORK - SENZA L’INCONTRO CON GIULIO TREMONTI NON SAREBBE DIVENTATO DISPENSATORE DI INCARICHI, NOMINE E FAVORI

MARCO MILANESEMARCO MILANESE

Roberto Mania per “la Repubblica”

 

«Marco Milanese? Senta, zero. Arrivederci». Reagisce così Giulio Tremonti, ex potente ministro dell’Economia, quando il cronista gli chiede a caldo un commento sull’arresto di Marco Milanese il suo ex braccio destro accusato questa volta di corruzione.

 

Giulio Tremonti, oggi semplice senatore del gruppo Gal (Grandi autonomie e libertà) dopo aver litigato con Silvio Berlusconi e non essere più in sintonia con Umberto Bossi e con la nouvelle vague leghista, sia chiaro, non c’entra con l’inchiesta sul Mose di Venezia. Ma c’entra molto con la sorprendente ascesa dell’ex tenente colonnello della Guardia di Finanza nato nel 1959 in quel di Cervinara, paesone dell’avellinese con poco più di novemila abitanti.

marco milanesemarco milanese

 

Da ufficiale delle Fiamme Gialle, diplomato in ragioneria, figlio di un direttore delle Agenzie delle entrate, a aiutante di campo del ministro, a suo uomo di fiducia, a parlamentare della Repubblica, a professore della Scuola superiore dell’economia e delle finanze fondata da Ezio Vanoni a metà degli anni Cinquanta per formare l’élite della burocrazia eco-finanziaria.

 

Perché senza l’incontro con Giulio Tremonti, Marco Milanese non sarebbe diventato un potente, dispensatore di incarichi, nomine, favori. Ben contraccambiati, stando a quanto ha scoperto la squadra di magistrati che indaga sullo scandalo infinito della Laguna. Non sarebbe diventato un uomo ricco, tra Porsche, Ferrari, Bentley, yacht da tanti zeri, preziosi orologi, opere d’arte, abitazioni nelle capitali europee, Roma e Parigi, capodanni newyorchesi a cinque stelle.

Marco MilaneseMarco Milanese

 

Spiegare il legame tra l’irascibile intellettuale di Sondrio, accademico giovanissimo, raffinato cultore dei testi classici sedotto dal populismo forza-leghista, e il finanziere del sud che a Milano collaborò con il pool di Mani pulite, non è affatto semplice. Tremonti e Milanese si sono sempre dati del “lei”.

 

Come spiegare, infatti, «lo stretto rapporto fiduciario che prescinde dal ruolo istituzionale rivestito da Milanese», come scrisse il pubblico ministero di Napoli Vincenzo Piscitelli che lo ha indagato, chiedendone pure l’arresto (negato dalla Camera dei deputati per soli sette voti, assente Giulio Tremonti) per corruzione? Come spiegare il fatto che il ministro finì ospite pagante (in contanti) nel grande appartamento di Via Campo Marzio a un passo dal Parlamento che Milanese affittò dal Pio Sodalizio dei Piceni?

MARCO MILANESEMARCO MILANESE

 

Quando Repubblica lo chiese all’allora ministro la risposta fu: «Lo riconosco. Ho fatto una stupidata. E di questo mi rammarico e mi assumo tutte le responsabilità. Ma in quella

casa non ci sono andato per banale leggerezza. Il fatto è che prima ero in caserma ma non mi sentivo più tranquillo. Nel mio lavoro ero spiato, controllato, pedinato. Per questo ho accettato l’offerta di Milanese». Lo stesso che aveva convinto il ministro di essere sotto osservazione. Lui, il finanziere, coinvolto nelle trame, nelle guerre tra cordate dentro le Fiamme Gialle.

 

E uomo di punta del “cerchio magico” tremontiano, appunto, che partiva dal generale Emilio Spaziante, anch’egli arrestato dai magistrati veneziani, e finiva a Marco Di Capua, candidato, bocciato da Renzi, alla guida dell’Agenzia delle entrate per il dopo Attilio Befera. Nella spartizione della gestione del ministero di Via XX settembre a Marco Milanese, Tremonti affidò tutte le partite delle nomine delle società controllate (Finmeccanica, Enav, Ferrovie), lasciando al super-potente capo di gabinetto, Vincenzo Fortunato, l’amministrazione del dicastero. A Tremonti interessava la politica. E poi i suoi affari professionali.

MARCO MILANESE HA RICEVUTO L'ONORIFICENZA DELL'ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICAMARCO MILANESE HA RICEVUTO L'ONORIFICENZA DELL'ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICA

 

Non è un caso, allora, che Milanese sia arrivato alla corte di Tremonti segnalato — pare — proprio da uno dei soci dello studio legale e fiscale fondato dal tributarista di Sondrio: l’avvocato Dario Romagnoli, ex finanziere, guarda caso. Così da semplice aiutante di campo del ministro, Milanese ha scalato velocemente tutte le caselle: prima capo della segreteria particolare, poi consigliere politico, infine parlamentare, la cui candidatura in Campania fu praticamente imposta da Tremonti a Silvio Berlusconi e accettata da Nicola Cosentino, ex coordinatore del Pdl finito poi in galera.

 

Sbrigando le questioni pratiche del ministro (biglietti di viaggio, scorta e quant’altro), con look da bodyguard, ne ha quindi conquistato la fiducia. Oltreché l’amore della portavoce del ministro, Emanuela Bravi.

 

ANNAGRAZIA CALABRIA MARIA ROSARIA ROSSI MARCO MILANESE ANNAGRAZIA CALABRIA MARIA ROSARIA ROSSI MARCO MILANESE

Salita nel potere e nel prestigio. Fino a diventare (lui che si era laureato grazie ai vantaggi dell’aver frequentato l’accademia) professore della prestigiosa Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Stipendio: 194.332,06 euro. Assegno che però gli è stato dimezzato a 97.166 per effetto della «sospensione cautelare» decisa dal Rettore della Scuola perché sarebbe stato imbarazzante avere tra gli insegnanti un plurindagato. Milanese ha fatto ricorso al Tar. «Perché io — ha sempre detto — non sono un delinquente».

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...