antonio capuano matteo salvini

CON L’IDEA DEL VIAGGIO A MOSCA, SALVINI HA FATTO INCAZZARE ANCHE I LEGHISTI – SULLE QUESTIONI CHE RIGUARDANO LA RUSSIA, IL “CAPITONE” SI E’ AFFIDATO AI "CONSIGLI" DI UN LEGALE CHE LO AFFIANCA DA QUALCHE MESE: SI CHIAMA ANTONIO CAPUANO, È STATO DEPUTATO DI FORZA ITALIA DAL 2001 AL 2006 E CONSIGLIERE COMUNALE DI FRATTAMINORE, IN CAMPANIA, FINO AL 2012 - CAPUANO È UN PERSONAGGIO MISTERIOSO PER MOLTI, DENTRO LA LEGA: MOLTI NON LO CONOSCONO – LUI SI SCHERMISCE: “FACCIO L'AVVOCATO E ASSISTO ALCUNE AMBASCIATE…”

salvini putin conte

Emanuele Lauria per “la Repubblica”

 

Venerdì sera, all'ora dei notiziari tv. Lorenzo Fontana, vicesegretario leghista con delega alla politica estera, apprende dalla voce di Enrico Mentana dell'intenzione del suo leader di volare a Mosca. Prende il telefono e chiama Salvini: «Ma è vero? ». «Beh, sì, ci sto pensando...», la risposta del capo del Carroccio. «Matteo, riflettici bene, sii prudente, è un momento delicato. Questa cosa si può rivelare un boomerang».

 

ANTONIO CAPUANO

L'episodio, riferito da fonti accreditate, la dice lunga su due aspetti. Primo: la totale autonomia con la quale, dentro il partito, il segretario ha lavorato sul viaggio in Russia. Secondo: la perplessità che nella Lega suscita in queste ore la missione di pace inseguita da Salvini. Il senatore milanese ha tessuto la sua tela in silenzio. Un incontro, il 5 maggio, con l'ambasciatore turco a Roma Omer Gucuk. Qualche contatto in Vaticano, nulla di più. Aveva ostentato il suo desiderio di «andare ovunque serva» anche con il premier Mario Draghi ma senza accennare a un'iniziativa diplomatica personale.

 

Anzi, questa possibilità negli ambienti di governo è sempre stata vista come uno spauracchio. Ma mentre girava piazze elettorali professando la pace, dicendosi contrario al nuovo invio di armi agli ucraini, Salvini ha continuato a cercare gli agganci giusti per giungere a Vladimir Putin, il punto di riferimento internazionale mai completamente sconfessato. Ha attivato alcuni vecchi canali con Russia Unita: la Lega e il partito di Putin siglarono nel 2017 un patto di collaborazione, un'intesa che pone fra gli obiettivi «un partenariato paritario e confidenziale tra la Federazione russa e la Repubblica italiana».

 

RICCARDO MOLINARI MATTEO SALVINI

Accordo quinquennale spirato il 6 marzo ma in realtà ancora in vigore in virtù di una clausola che ne prevedeva il rinnovo in mancanza di disdetta entro sei mesi dalla scadenza. E nessuno l'ha revocato. Soprattutto, Salvini ha fatto leva sui "consigli" di un legale che lo affianca da qualche mese: si chiama Antonio Capuano, è stato deputato di Forza Italia dal 2001 al 2006 e consigliere comunale di Frattaminore, in Campania, fino al 2012.

 

Prima di lavorare all'estero, in Medio Oriente, e scomparire dalle cronache politiche. Di certo, oggi collabora con Salvini, gli è vicino in questioni che riguardano Mosca. Anche se in serata, al telefono, l'ex parlamentare si schermisce: «Faccio l'avvocato e assisto alcune ambasciate». Anche quella russa? «Non glielo le dico per riservatezza, mi capisca.

Con Salvini ci siamo confrontati su alcuni dossier. Non ho un incarico formale. Lui ha ovviamente la sua autonomia di pensiero».

 

SALVINI PUTIN

Capuano è un personaggio misterioso per molti, dentro la Lega: lo stesso Fontana, assicurano, non lo conosce. Il viaggio, se ci sarà, nascerà con queste premesse. «La trasferta di Salvini? Non ne so nulla», garantisce Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera. All'oscuro i governatori Zaia e Fedriga come il capodelegazione della Lega nell'esecutivo Draghi, Giancarlo Giorgetti. Tutti concordi, a denti stretti, sulla pericolosità della missione. C'è, fra loro, chi dice che il segretario potrebbe finire per alimentare la propaganda interna russa: diventare uno strumento della disinformazione di Putin, che potrebbe far veicolare l'idea che l'Italia sia un Paese amico o quella di un fronte occidentale diviso.

 

I suoi dubbi Fontana li ha espressi apertamente nella telefonata a Salvini: il responsabile Esteri della Lega ritiene che questa missione potrebbe risolversi, sul piano mediatico, in un bis della sciagurata trasferta al confine fra Polonia e Ucraina, quella dello sfottò del sindaco con la maglietta di Putin in mano, alla quale non casualmente proprio Fontana non partecipò.

 

SALVINI PUTIN 22

«Pensaci, per il tuo bene e per quello del partito», le riflessioni offerte a Salvini dal dirigente veneto del Carroccio. Il quale non ritiene del tutto campata in aria l'idea di promuovere la pace andando a Mosca, specie dopo la telefonata fra Putin, Scholz e Macron. Ma vede più insidie che vantaggi. «E soprattutto ha detto Fontana a chi gli sta vicino non si può portare avanti un'iniziativa diplomatica senza la copertura, se non il mandato, del governo». Sono le perplessità di tanti, in una Lega che per gran parte guarda attonita alle mosse del suo leader. Convinta che, mai come stavolta, Matteo rischi tutto.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?