CARROCCIO CATORCIO - TOSI HA UN PIEDE FUORI DAL PARTITO ED E’ PRONTO A CORRERE ALLE REGIONALI CON UNA SUA LISTA - CINQUE PARLAMENTARI PRONTI A SEGUIRLO - SALVINI GODE: TOGLIE DI MEZZO L’UNICO AVVERSARIO INTERNO

1 - MASSIMILIANO FEDRIGA: “SE DAVVERO CONTINUA COSÌ IL SINDACO DOMANI SARÀ ESPULSO”

Da “la Repubblica”

 

flavio tos e cecile kyengeflavio tos e cecile kyenge

Lega sull’orlo della scissione, e il capogruppo alla Camera, il triestino Massimiliano Fedriga si fa coraggio e minimizza: «Sono sicuro che tra i nostri 35 parlamentari nessuno seguirà Tosi; e comunque mi auguro ancora che tutto possa risolversi per il meglio».

 

Onorevole Fedriga, Tosi se ne andrà, e non da solo. Questo lo sa anche lei.

«Noi abbiamo fatto tutto il possibile perché nell’interesse della Lega e del Veneto non sorgessero questi problemi. Dopodiché se qualcuno vuole compiere una scelta politica al di fuori del nostro movimento, e addirittura candidarsi contro Zaia, ne prendiamo atto: buona fortuna. Nessuno verrà trattenuto con le catene».

 

Divorzio, dunque. Anche per lei è questa la conclusione inevitabile?

«La scelta di Tosi non dipende né da me né dal consiglio federale della Lega. La cosa importante è che una volta chiusa questa dolorosa parentesi, si smetta di parlare di liste e candidature: mettiamoci tutti pancia a terra per sostenere la corsa di Zaia».

 

FLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONIFLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONI

Si è fatto un’idea di che cosa succederà lunedì, quando scadrà l’ultimatum lanciato dal “federale” a Tosi?

«È lo stesso federale che ha nominato il commissario ad acta: lui troverà il giusto equilibrio nella composizione delle liste. Perché a farle, queste liste, non può essere uno che tiene il piede in due scarpe: la Lega e la sua Fondazione».

 

La Fondazione di Tosi esiste e lavora da quasi due anni...

«C’è dentro gente che vuole candidarsi in alcune elezioni locali, anche in concorrenza con la Lega. Non è più un contenitore di pensiero, ma una formazione politica ».

MASSIMILIANO FEDRIGAMASSIMILIANO FEDRIGA

 

Ma se Tosi si candida non avete paura di perdere il Veneto?

«Guardi che gli elettori sono molto più intelligenti di quel che pensano i politici. I veneti non voteranno il simbolino di partito, ma un governatore che in questi cinque anni ha lavorato benissimo».

 

La Moretti, candidata del Pd, si dice certa di vincere. Proprio nessun timore?

«Tutte le competizioni mettono un po’ paura. Ma noi partiamo bene, anzi benissimo. Proprio perché c’è Zaia. E lasciamo perdere il Moretti-pensiero: per lei il fare politica delle donne è andare dall’estetista ogni settimana...».

 

Tornando a Tosi, lunedì scatterà l’espulsione?

«Non so dare una risposta tecnica, non sono esperto di regolamenti interni. Comunque immagino di sì».

 

Ci saranno scossoni nei gruppi parlamentari...

«Sono sicuro di no».

 

Ci sono già due deputati e due senatrici pronti ad andarsene. E anche qualche dubbioso.

«Se così fosse vadano pure. L’ho detto, non tratteniamo nessuno ».

 

2 - CINQUE PARLAMENTARI SONO PRONTI A SEGUIRE TOSI: LA SCISSIONE È PRONTA

Rodolfo Sala per “la Repubblica”

 

SALVINI - TOSI  - ZAIA 4c4cb9f2SALVINI - TOSI - ZAIA 4c4cb9f2

Potrebbero essere le sue ultime ventiquattr’ore da leghista. Alla mezzanotte di domani scade l’ultimatum del “federale”, e Flavio Tosi deve scegliere. Per restare dentro dovrebbe disconoscere la sua fondazione, che ha fondato due anni fa per lanciarsi, con il consenso dell’allora segretario Maroni e di Salvini, nella corsa a ipotetiche primarie del centrodestra. Una corsa con addosso la maglietta della Lega. Non andrà così. Alla premiership ora aspira l’”altro Matteo”, e nel Veneto è scoppiata «la guerra civile», che si concluderà con la cacciata del sindaco.

 

Ma quello di Flavio Tosi non sarà un addio solitario. Tra i veneti di un qualche peso, (oltre a tutti i leghisti che amministrano Verona) lo seguiranno i consiglieri regionali Matteo Toscani, vicepresidente dell’assemblea, e Luca Baggio, presidente della Liga veneta, che hanno già formato un nuovo gruppo consiliare. E di sicuro l’assessore regionale Daniele Stival. Poi c’è un plotoncino di parlamentari, tutti veneti.

 

TOSI E ZAIATOSI E ZAIA

Almeno cinque, tra Camera e Senato, ma ci sono anche alcuni dubbiosi. Non moltissimi, ma neppure pochi, se si considera che a Roma la Lega conta su 35 eletti. A Montecitorio sono 17, e quelli pronti ad andare con Tosi sono due: il primo è il vicepresidente vicario del gruppo, Matteo Bragantini; l’altro si chiama Roberto Caon. Il gruppo parlamentare così è a rischio. Seguiranno il sindaco anche due senatrici venete: Patrizia Bisinella, che di Tosi è la compagna, ed Emanuela Munerato, l’operaia che si una volta si presentò a Palazzo Madama con la tuta blu.

 

Se ne vanno anche loro perché, come lui ripete esattamente da una settimana, contro il sindaco di Verona, e segretario ancora in carica della Liga veneta sono state poste delle condizioni «inaccettabili». «Ma io non mi schiodo», aggiunge Tosi in tono di sfida. Facendo capire che dopo 25 anni di militanza con la Lega è davvero finita. Resta da capire il come e il quando di questo addio che solo pochissimi “pompieri” — così chiamano la pattuglia di leghisti che si sta sbracciando per propiziare una ricomposizione ormai pressoché impossibile — si ostinano a non dare per scontato.

LUCA ZAIA SPEZZA IL PANE LUCA ZAIA SPEZZA IL PANE

 

Sul come, restano pochi dubbi. Tosi viene cacciato dallo stesso “consiglio federale” che lo ha commissariato da segretario del Veneto imponendo un commissario ad acta incaricato di comporre le liste in vista delle regionali. Liste dalle quali verranno defalcati gli uomini fedeli al sindaco, che in questo modo perderebbe la possibilità di condizionare Luca Zaia, sempre che il governatore uscente venga rieletto.

 

La sentenza è già scritta: conflitto di interesse, il reprobo non può fare contemporaneamente il segretario regionale, il capo di una fondazione che ha «fini politici» e il leader della lista che porta il suo nome. Lista che Tosi avrebbe voluto presentare alle regionali, la presenterà lo stesso, ma con lui candidato presidente.

 

FLAVIO TOSI E SIMONA VILLANOVA IN COMPAGNIA DI LUCA ZAIA jpegFLAVIO TOSI E SIMONA VILLANOVA IN COMPAGNIA DI LUCA ZAIA jpeg

A quell’accusa il sindaco replica con toni durissimi: «Quella contro di me è una fatwa, e fa molto pensare il fatto che arrivi dopo più di un anno e mezzo di attività della mia fondazione, di cui tutto il movimento sapeva, e proprio adesso che si parla di elezioni regionali».

 

Ma un paio di giorni fa Tosi ha detto anche un’altra cosa: se in via Bellerio non cambieranno idea, «potrei anche dimettermi da segretario per poi candidarmi alla presidenza della Regione ». La novità sta nell’accenno a possibili dimissioni (non nell’annuncio della candidatura). In un caso o nell’altro — lo buttino fuori o se ne vada lui — c’è qualcosa di davvero surreale in questa partita a scacchi.

 

Tosi ha convocato per sabato prossimo il consiglio “nazionale” della Liga veneta, lo stesso che si era riunito giovedì sera a Padova per respingere a larga maggioranza l’ultimatum di via Bellerio. All’ordine del giorno ci sono due punti: comunicazioni del segretario ed elezioni regionali. La domanda è d’obbligo: se venisse già espulso martedì mattina, a quale titolo Tosi parteciperebbe a quella riunione che ha addirittura convocato?

 

FORZE DELLORDINE A VIA BELLERIO SEDE DELLA LEGA FORZE DELLORDINE A VIA BELLERIO SEDE DELLA LEGA

Nella storia della Lega questa stranissima convocazione è una cosa davvero senza precedenti. Che però aiutare a rendere il clima incandescente, che si respira nel Veneto. Un leghista fedele del sindaco prima apre un piccolissimo spiraglio e poi sembra chiuderlo: «Se a Milano vogliono, in teoria c’è ancora margine per trattare; ma la teoria e la pratica ci passa il mare, e l’unica cosa sicura è che Flavio non farà neppure un mezzo passo indietro». In questi giorni ne ha fatti parecchi, di passi.

 

sede lega via belleriosede lega via bellerio

È andato perfino al Viminale, dove sta Alfano, a trattare con il Nuovo centrodestra. E ha visto pure Brunetta. Quello che sente più spesso è Corrado Passera, altro possibile partner dell’avventura. Che non a caso si dice «molto preoccupato per la radicalizzazione che Salvini sta dando alla Lega».

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?