davide astori e francesca

''LA MIA VITA DEVE RICOMINCIARE, PER NOSTRA FIGLIA'': LA MOGLIE DI DAVIDE ASTORI ROMPE IL SILENZIO CON UN RACCONTO COMMOVENTE (A WALTER VELTRONI) SULLA VITA DOPO LA MORTE DEL CAPITANO DELLA FIORENTINA: ''DI UNA COSA SONO CERTA. DI AVER RESO FELICE DAVIDE NEL TEMPO CHE ABBIAMO VISSUTO INSIEME. SE NE È ANDATO, MA ERA NEL MOMENTO PIÙ PIENO E FELICE DELLA SUA VITA, E SE IL MIO DOLORE DEVE ESSERE IL PEGNO DA PAGARE PER QUESTO, LO POTRÒ SOPPORTARE PER SEMPRE. C'È VITTORIA, È LA VITA CHE NON SMETTE''

Walter Veltroni per il ''Corriere della Sera''

 

Cammino tra le scatole accatastate nella sala dell' appartamento dove hanno vissuto per poco tempo due ragazzi italiani e la loro figlia di due anni. Lui si chiamava Davide Astori, lei si chiama Francesca Fioretti e la piccola meraviglia bionda che mi guarda curiosa ha il nome che le deriva dalla prima battaglia che ha superato: Vittoria.

francesca fioretti e davide astori 6

 

Francesca non ha mai parlato da quella domenica quattro marzo, dal giorno in cui questa casa, nel cuore di Firenze, si è fatta silenziosa e vuota, per loro due. Quattro marzo, la data in cui nacque Lucio Dalla, il Gesù bambino della canzone. Quattro marzo, la mattina in cui la vita di queste due donne, in fondo bambine ambedue, è stata presa, rivoltata, stracciata.

 

Francesca è bellissima e affranta. Si tortura le mani, ingoia il pianto, si sistema costantemente la camicia come fosse importante farlo. Parla con sofferenza. Le costa molto raccontare di Davide e di loro. Ma sente di farlo, è una parte della battaglia che questa ragazza, come le donne che si sono trovate in analoga condizione, deve ingaggiare per ricominciare a camminare.

 

Parla di Davide. Quel ragazzo, difensore forte e discreto, poche interviste e tanto talento, mi appare in alcuni video sullo schermo del telefono che Francesca mi mostra. Ci sono loro due, felicità e futuro, che si abbracciano sul divano sul quale ho appoggiato, e ora mi sembra un gesto improprio, il mio impermeabile. Francesca ha una pancia che sembra scoppiare, Davide la carezza con una mano grande. Grande, robusta e tenera come mi sono fatto l' idea che lui fosse. È tutto allegria e attesa, in quelle immagini. Come un' anteprima della vita, un prologo, un preludio. Ci sono anche le immagini di Vittoria con il padre che le insegna a camminare.

francesca fioretti e davide astori 5

 

Penso a quante volte, in futuro, Vittoria passerà e ripasserà sul computer quel video per incontrare un padre che per lei sarà un vuoto profondo e seducente, un gorgo di rimpianti per qualcosa che non è stato, specie molto diversa dalla nostalgia.

 

È lei, la bambina bionda, il centro delle preoccupazioni e della responsabilità di sua madre, fragile e tosta, come sanno sempre essere le donne davanti al dolore. Molto migliori degli uomini che spesso fuggono, atterriti, o si spezzano come fuscelli. Le donne che sanno fare per due, anche quando sono sole.

 

Francesca si dovrà dividere tra Milano e Firenze. Ha fatto tutto in fretta e furia perché vuole traslocare in tempo per l' inserimento all' asilo di Vittoria. Ha riempito queste scatole che, come tutti i campani, chiama al maschile. Ma non l' ha fatto da sola. Vittoria l' ha aiutata. Insieme hanno messo i vestiti di tutti e tre nel cartone e riposto con cura gli oggetti della loro vita precedente, nessuno escluso.

 

francesca fioretti e davide astori 4

«Il 5 Marzo io ho accompagnato mia figlia a scuola e sono andata dalla psicologa dell' infanzia. La vita con Vittoria è stata dura, non le ha concesso neanche la meraviglia dei giorni insieme che Davide ed io abbiamo vissuto. Io so che non devo vivere il mio dolore attraverso di lei, non devo apparire triste né disperata. La sua serenità dipende dalla mia.

 

Davide, per quanto mi possa far soffrire, non deve diventare un tabù, qualcosa da nascondere, un vuoto da non pronunciare. Lei ha capito che lui non tornerà, ma lo abbiamo collocato in un luogo immaginario in cui è felice. Ora devo cercare di fabbricare le ali con le quali Vittoria possa volare nella vita. Non ci dobbiamo far inghiottire da questo vuoto. Non so cosa mi abbia dato la forza di trovare la lucidità con cui ho subito affrontato la mia unica priorità: mia figlia.

 

Se ci penso adesso, soprattutto quando me lo raccontano le persone che l' hanno vissuto accanto a me, mi rendo conto che alternavo momenti di vuoto totale - persa nel dolore quando Vittoria non c' era, - e magicamente tornavo invece me stessa con le stesse attenzioni di sempre solo quando ero con lei. Soffocavo il dolore in modo che l' armonia che c' è sempre stata tra noi tre potesse rivivere, anche se purtroppo lui non ci sarebbe più stato. Per questo ho accompagnato mia figlia a scuola, mantenendo la routine quotidiana di sempre.

 

francesca fioretti e davide astori 3

Nemmeno la cosa più tragica che poteva mai accadermi doveva destabilizzare lei quanto aveva annientato me. Subito dopo sono andata dalla psicologa infantile, perché sentivo che era necessario quel tipo di supporto. Dal primo momento mi è stato chiaro che Vittoria non avrebbe mai dovuto essere la spugna delle sofferenze degli altri, e tantomeno delle mie. Io so che tutti le vogliono un bene infinito, ma non so quanti possano avere la forza di non farle leggere negli occhi la sofferenza, e per me evitare questo è fondamentale.

 

E per quanto sia stata dura - e lo è tuttora - continuo a farlo. Le mie lacrime ci saranno, e le condividerò con lei, ma dovrò fare in modo che lei comprenda che sono lacrime non di disperazione. Sono lacrime di emozione, quell' emozione che solo i ricordi più belli possono creare. Insieme sapremo colmare il vuoto che si è creato riempiendolo con tutti i ricordi e le immagini di noi e del breve ma intenso periodo che abbiamo condiviso. Questo penso sia l' unico regalo e l' unico modo con cui posso accompagnarla nel futuro: essere la sua ancora quando ne avrà bisogno, il porto sicuro dove potrà sempre tornare ed essere serena, ma lasciandola libera di vivere come tutte le sue coetanee.

francesca fioretti e davide astori 2

 

Quando ora l' addormento la sera, vedendola serena, sento che sto facendo le cose giuste e mi impegno perché il vuoto non sia il riflesso dei miei pensieri. Non è un dovere. È l' augurio che io faccio a me stessa: potermi ancora meravigliare della vita e farmi sorprendere dalle emozioni. Lo vorrei per me e, di riflesso, per Vittoria perché so che sarebbe anche la miglior cosa per lei».

 

Le chiedo come ha conosciuto Davide. «Una sera di settembre 2013. A una festa lui mi ha fermato per chiedermi come era il Vietnam, dove io ero stata come concorrente del programma televisivo "Pechino express". Sembrava una strategia di "rimorchio", ma la vita e i nostri viaggi si sarebbero incaricati di provarmi che era sincero. Quella notte mi arrivò il suo primo messaggio, si era fatto dare il numero da un amico. Mi ha scritto per un mese, ogni giorno».

 

Francesca indica una scatola numerata: «Lì sono tutte le nostre chat del primo periodo.

francesca fioretti e davide astori 1

Non ho la più pallida idea del perché un giorno io mi sia messa a stampare tutte le chat dell' inizio della nostra storia. Sebbene sapessi che con il tempo si potevano cancellare, non avevo davvero motivo, allora, per doverle stampare. Eppure ho avuto questo pensiero e ho consumato due bobine di inchiostro della stampante di mio padre. Oggi, se penso che mia figlia da grande potrà leggere i messaggi con le tecniche di seduzione del papà, mi viene da sorridere.

 

Così è iniziato il nostro amore. Poi passò dal Cagliari alla Roma. Nel suo costante programmare aveva già deciso che io mi sarei trasferita con lui a Roma in via definitiva. Sapeva degli studi di recitazione che stavo facendo nella capitale, ma sapeva anche che, per lavoro, volevo tenere il mio appoggio a Milano. Alla fine ha vinto lui. Eravamo diversi e complementari. La sua vita era regolare, come una linea orizzontale. La mia era rapsodica, cadute e risalite, nel lavoro come nell' umore. La nostra passione erano i viaggi. Siamo andati in India, in Nepal, in Perù, in Giappone. Andavamo come due adolescenti, treni e autobus, scoperte e meraviglia.

francesca fioretti grande fratello

 

Prima del viaggio in Perù scoprii di essere incinta. Dopo un controllo fatto lì ci dissero che avevamo perso la nostra creatura e invece, tornati a Roma, abbiamo scoperto che non si era mossa, era lì ad aspettarci. Lui allora si convinse che era femmina. "Se è così forte, non può che essere una bambina". E per questo decidemmo di chiamarla Vittoria Abbiamo vissuto giorni bellissimi, insieme.

 

Non posso accettare che sia andato via così.

Non è stato un incidente, una malattia... Sembrava una favola brutta, era la fine di tutti i progetti che avevamo fatto insieme, dei sogni, dei desideri. In una di quelle scatole c' è un salvadanaio a forma di maialino che ho fatto io con la tecnica del decoupage. Solo che lì Davide ed io non mettevamo i soldi ma dei foglietti con i nostri desideri e i nostri ricordi. Non lo abbiamo mai aperto, forse lo farà Vittoria, forse sceglierà un giorno importante per lei».

 

davide astori francesca fioretti

Francesca ha avvertito l' affetto della città e quello spettacolare dei suoi amici e di quelli di Davide. Alcuni fantastici. Mi fa i nomi ma mi chiede di non scriverli perché loro, essendo fantastici, non vorrebbero. Altri hanno finito con l' usare strumentalmente la tragedia. Ma capita, Francesca lo sa.

 

«Davide era un animo gentile, era un uomo curioso e allegro. Amava l' architettura, leggeva molto e gli piaceva scoprire quello che non sapeva, cercare ciò in cui si sentiva debole. Eravamo felici, davvero. Mi sembrava che la vita mi avesse fatta bella, con lui. Con Vittoria siamo andate questa estate a Berlino, da una mia amica. Io ho voluto fare le cose che facevamo tutti e tre insieme.

 

Il mio desiderio più grande è quello di poter rivivere la passione che ho condiviso con lui, e che abbiamo subito voluto trasmettere alla nostra bambina: viaggiare in posti fantastici dove si possano conoscere culture e profumi diversi. Dove ci si possa davvero stupire e sorprendere. Per me affrontare il primo viaggio senza Davide non è sicuramente stata una preoccupazione per la parte organizzativa, ho sempre viaggiato da sola. Il vero confronto era con la mancanza di lui. Volevo poter gioire del viaggio con Vittoria, sebbene nella mancanza del nostro compagno di cammino. E quando ho preso con Vicky la metropolitana e i treni, tenendole la mano, mi sono detta ce l' ho fatta: lei sorrideva».

 

francesca fioretti pechino express

Ora Francesca tornerà lentamente al suo lavoro, al teatro a Milano e poi al cinema. Tra poco andrà in onda una puntata dei "Bastardi di Pizzofalcone" che lei ha girato nelle settimane precedenti la morte di Davide. Deve ricominciare, per loro due. Sarà dura ma ce la deve fare.

 

«Io guardo Vittoria e so che il mio dovere è trasmetterle serenità e felicità, in questo caos.

Ogni tanto penso che senza di lei forse avrei potuto gestire più facilmente il mio dolore. Sarei andata lontano, dove nulla mi riportava nel gorgo.

L' amore di mia figlia è l' unica cosa più forte del mio dolore. Così deve essere. Devo riuscirci».

 

Le racconto di mia madre alla quale il marito morì, in tre mesi, alla sua stessa età, trentatré anni e che ha allevato due figli con la fatica e il sorriso. Lei mi dice che con Davide avevano visto "I bambini sanno" ed erano rimasti colpiti dall' intelligenza dei ragazzi intervistati.

 

DAVIDE ASTORI

Francesca mi dice, quasi imbarazzata: «Io lo so che chi soffre si aggrappa anche ai sogni. Ne ho fatto uno che mi ha emozionato. Davide ed io a Cagliari abitavamo in una casa dalla quale vedevamo i fenicotteri rosa. Ho sognato che li mostravo ad una mia amica. Erano belli, rassicuranti, maestosi e leggeri. Ho letto che per la religione induista è l' animale che simboleggia la transizione tra la vita e la morte. Bene, sa cosa mi è successo? Quando cercavo casa a Milano ho visitato tantissimi appartamenti. Volevo trovare quello giusto per Vittoria. Poi finalmente è apparso, come un miraggio. Era quello perfetto. Ma sembrava fosse impossibile affittarlo.

 

Per una serie di coincidenze, compreso il proprietario fiorentino, ce l' ho fatta. Il giorno che ho firmato l' accordo, la signora che si era occupata della trattativa, per festeggiare, ha detto a Vittoria: "Vieni, guarda cosa ti faccio vedere..." C' era un laghetto, con una distesa di fenicotteri rosa. Fenicotteri a Milano.

 

Ora la mia vita deve ricominciare. Ce la metterò tutta. Di una cosa sola sono certa. Di avere reso felice Davide nel tempo che abbiamo vissuto insieme. Nei momenti di sconforto penso che il destino con noi sia stato davvero ingiusto, ma sono disposta a sostenere il peso del dolore perché se non avessi incontrato Davide non ci sarebbe stata la gioia del nostro amore che ha reso possibile che lui si realizzasse e completasse come uomo e come padre. Se ne è andato, ma era nel momento più pieno e felice della sua vita, e se il mio dolore deve essere il pegno da pagare per questo, lo potrò sopportare per sempre.

 

DAVIDE ASTORI

Dovevamo camminare insieme, fino a perderci. Invece siamo soli. Tutti e due. C' era una vita possibile, per me e per lui. Ora, almeno per me, ce n' è un' altra, che non ho scelto. La costante gioiosa è Vittoria. Vittoria, la vita che non smette».

Andando via e guardando per l' ultima volta quelle scatole numerate penso ai versi di Alda Merini: «Qualcuno ha fermato il mio viaggio, senza nessuna carità di suono. Ma anche distesa per terra io canto ora per te le mie canzoni d' amore».

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