alitalia

SENZA DECOLLO, IL TRACOLLO - IL CONSORZIO CHE AVREBBE DOVUTO SALVARE ALITALIA NON C'È PIÙ - È ORMAI INUTILE PROROGARE IL PROGETTO COORDINATO DA FERROVIE DELLO STATO A FIANCO DI DELTA AIRLINES, DI ATLANTIA E CON LA PARTECIPAZIONE DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA -

CONTE: “NON ABBIAMO SOLUZIONI DI MERCATO A PORTATA DI MANO” - PATUANELLI: “TORNIAMO ALL'IRI PER PROTEGGERE LE NOSTRE IMPRESE” - SUL VERSANTE SINDACALE È GIÀ SCATTATO L'ALLARME

Andrea Ducci per il “Corriere della sera”

 

AEREO ALITALIA

A certificare la fine del consorzio che avrebbe dovuto salvare Alitalia è Stefano Patuanelli. Poco dopo le 10 del mattino, il ministro dello Sviluppo economico prende atto che il percorso per assegnare un nuovo destino all' ex compagnia di bandiera è su un binario morto, durante l' audizione in commissione Industria al Senato ammette: «Al momento una soluzione di mercato non c' è. Stiamo valutando diverse opzioni con attenzione».

 

Con tanto di specifica che è ormai inutile prorogare il progetto coordinato da Ferrovie dello Stato a fianco di Delta Airlines, di Atlantia e con la partecipazione del ministero dell' Economia. «Non è una proroga al consorzio che si stava costituendo, perché quella strada lì non c'è più», dice Patuanelli, confermando così la difficoltà del governo a trovare una soluzione al dossier Alitalia.

patuanelli conte

 

Un' azienda commissariata che, in quest' ultima crisi, successiva all' uscita degli emiratini di Etihad, ha già beneficiato di due prestiti ponte (oltre 1,2 miliardi di euro) finanziati con soldi pubblici e sette proroghe alla scadenza per la presentazione di un' offerta vincolante da parte di un possibile compratore. Condizioni che però non sono bastate, creando disorientamento nel governo sul come affrontare il prosieguo della crisi Alitalia.

 

Patuanelli, per esempio, a caldo si dice pronto a tornare all' Iri. «Se serve assolutamente sì. Siamo disposti a farlo in un momento in cui è necessario proteggere le nostre imprese e la produzione industriale del Paese», spiega. Ma a intervenire è anche il suo collega di governo e di partito nel M5S, il viceministro Stefano Buffagni, che constata:«Dobbiamo garantire il servizio, i posti di lavoro, gli asset, ma non possiamo continuare a permettere che sia un buco nero delle casse dello Stato».

 

ALITALIA

Il premier Giuseppe Conte confida che, presto o tardi, un intervento dei tedeschi di Lufthansa concorra a risolvere la vicenda. «Alla scadenza prevista non è stata formalizzata l' offerta vincolante da parte del consorzio. Dunque - osserva il premier - resta la disponibilità di Fs, di Delta, vediamo se si confermerà l' interesse di Lufthansa. Ma è chiaro che in questo momento non abbiamo una soluzione di mercato a portata di mano.

Stiamo valutando proprio in queste ore, evidentemente, anche alternative».

 

STEFANO PATUANELLI M5S

Un quadro diverso da quello tratteggiato venerdì scorso, quando il presidente del Consiglio aveva assicurato che «il governo si impegnerà perché ci sia una soluzione industriale di mercato». Sul versante sindacale è già scattato l' allarme, con i rappresentanti dei lavoratori che chiedono di non svendere la compagnia, manifestando preoccupazione per l'ipotesi che la gestione dell' emergenza passi nelle mani di un supercommissario.

 

Tra i dossier urgenti resta in primo piano anche la crisi dell' ex Ilva, dopo la vendita ai franco-indiani di ArcelorMittal. Patuanelli ha confermato la possibilità di un intervento pubblico attraverso Invitalia, mentre l' ad di ArcelorMittal, Lucia Morselli, ha assicurato che intanto pagherà i debiti con le imprese dell' indotto. «In pochi giorni siamo riusciti a trovare una soluzione», dice Morselli.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…