nicola rossi bpm

BARAONDA BANCARIA - L'EX D'ALEMA BOY NICOLA ROSSI PUNTA I PIEDI IN BPM E MANDA UN PIZZINO AI SOCI DI VERONA E MILANO: LA PARTITA COMINCIA ORA E NON SI SA MAI - TRADOTTO: DATEMI UNA POLTRONA O MI METTO DI TRAVERSO

Nicola Rossi e Alberto Bombassei Nicola Rossi e Alberto Bombassei

Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

 

L'idea di fare il «semplice» traghettatore non lo ha accarezzato nemmeno un istante. Del resto, per uno che ha occupato stanze importanti financo a palazzo Chigi ed è stato consigliere personale di un presidente del consiglio (nello specifico: Massimo D' Alema), insomma per uno che il potere l' ha avuto in mano a lungo, non era nemmeno da immaginare una presidenza-ponte. E Nicola Rossi lo ha fatto intendere subito che a lui appena sette-otto mesi alla guida della Bpm, giusto il tempo di portarla all' altare per le nozze col Banco Popolare, vanno stretti. Chi si era messo in testa di fargli fare il banchiere «a tempo determinato» ha preso una cantonata.

 

nicola rossi lapnicola rossi lap

Ovviamente, l' ex braccio destro di D' Alema sa come muoversi e dosa le parole: non ha mai squadernato le sue ambizioni, semmai ha preferito lanciare messaggi, più o meno indiretti. Ma chi doveva capire - dagli azionisti dei due istituti agli attuali top manager, dai lavoratori ai sindacati - ha capito (e non ci sta).

 

Alla fine di aprile, nel corso dell' assemblea che lo aveva incoronato a Piazza Meda, Rossi aveva detto che il matrimonio tra Milano e Verona non lo convinceva affatto; venerdì (in un' intervista a Repubblica) ha concesso il bis, dichiarando che sull' aggregazione Bpm-Banco «il lavoro comincia adesso» e che «nulla va dato per scontato». Come dire (in termini tanto brutali quanto capaci di far comprendere a tutti la faccenda): ci sono anche io e conto qualcosina, perciò datemi una poltrona.

 

giuseppe castagnagiuseppe castagna

E la poltrona ambita potrebbe essere quella assegnata, nel corso della spartizione iniziale, a Carlo Fratta Pasini, oggi numero uno del Banco e candidato in pectore a ricoprire lo stesso ruolo nel nuovo gruppo frutto della fusione Milano-Verona (sarà la terza banca del Paese). Sulla carta, lo scambio tra la figurina di Rossi e quella di Fratta Pasini non sarebbe drammatico se a cascata non ci fosse da risistemare tutto il resto dell' album: ovvero la carica di amministratore delegato di Giuseppe Castagna (oggi ad di Bpm) e quella di capo del comitato esecutivo di Pier Francesco Saviotti (oggi ad del Banco).

SAVIOTTISAVIOTTI

 

In buona sostanza, una rivoluzione che rimescolerebbe troppe carte e pregiudicherebbe gli equilibri interni, anche coi sindacati. Che non a caso, via Corriere della sera, ieri hanno stoppato l' attivismo del presidente Bpm: «Il percorso non cambia» ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Il quale, poi, ha auspicato che Rossi «faccia parte della nuova squadra». Magari uno strapuntino si trova, anche se Sileoni ha avvisato i nuovi membri dei cda: «Versino il 60% dei compensi al welfare aziendale». Una decurtazione che potrebbe far cambiare idea a Rossi.

fratta pasinifratta pasini

 

Fin qui il fronte milanese. Su quello veronese, c' è attesa per il via all' aumento di capitale da un miliardo di euro. Il sacrificio imposto dalla vigilanza della Bce ai soci del Banco ha ottenuto l' ok della Consob, ma la stessa Banca centrale potrebbe pretendere chiarimenti. Venerdì il titolo ha subito un nuovo scossone scendendo sotto i 4 euro; da inizio anno ha perso circa il 70%, sia per una generalizzata sfiducia del mercato verso il comparto bancario sia per i rilievi dell' Eurotower e la successiva richiesta di alzare le coperture sui crediti deteriorati, nell' ambito della fusione con Bpm.

 

LA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANOLA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANO

Domani, nel giorno del lancio a piazza Affari dell' operazione di rafforzamento patrimoniale, operatori finanziari e addetti ai lavori, cominceranno a fare le pulci alle carte ufficiali depositate dal Banco. Tra i dati già emersi, segnalati dall' economista Mario Seminerio, quelli sui rischi connessi alle controversie legali: in totale l' istituto veronese ha 2,8 miliardi di euro da «gestire» in tribunale, a fronte dei quali gli accantonamenti sono di appena 138,7 milioni. A qualcuno potrebbe venire il dubbio che, viste le proporzioni, il paracadute finanziario non sia adeguato.

 

twitter@DeDominicisF

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