giancarlo giorgetti fabrizio palenzona anna maria poggi maurizio irrera

UNA MOLE DI CASINI PER IL TESORO – ALLA FONDAZIONE CRT È CAOS TOTALE E SI AVVICINA IL COMMISSARIAMENTO DA PARTE DEL MEF – OGGI IL CONSIGLIO DI INDIRIZZO AVREBBE DOVUTO NOMINARE LA NUOVA PRESIDENTE, ANNA MARIA POGGI, AL POSTO DI FABRIZIO PALENZONA – I TRE GIORNI DI DELIRIO E VELENI INCROCIATI: IL PRESIDENTE AD INTERIM, MAURIZIO IRRERA, HA CONVOCATO PER DUE VOLTE IL CDA PER RINVIARE L’ELEZIONE. E PER DUE VOLTE LA SEDUTA È ANDATA DESERTA… -  LA TELEFONATA DEI DIRIGENTI DEL MINISTERO: "FERMATEVI, PERCHÉ CORRETE TANTO?"

1. IL DOSSIER CRT IN PROCURA I CONSIGLIERI VERSO IL RINVIO DELLA NOMINA DI POGGI COSÌ SU «LA STAMPA»

Estratto dell’articolo di Claudia Luise e Giuseppe Legato per “La Stampa”

 

ANNA MARIA POGGI

Come anticipato nei giorni scorsi da La Stampa la strada che dovrebbe portare la giurista Anna Maria Poggi alla presidenza di Fondazione Crt si è fatta più irta. I membri del Consiglio d'indirizzo che oggi avrebbero dovuto nominarla […] dovrebbero rinviare il voto in attesa dell'esito della ricognizione aperta dal ministero dell'Economia dopo l'esposto dell'ex presidente Palenzona.

 

La svolta è arrivata ieri pomeriggio dopo tre giorni di caos che hanno ancora una volta mostrato un clima avvelenato e dato ulteriori argomenti a chi ritiene che il commissariamento sia una strada obbligata. Per due volte - sabato e domenica - il presidente ad interim Maurizio Irrera ha convocato il consiglio d'amministrazione con l'obiettivo di rinviare l'elezione della presidente.

 

fondazione crt

E per due volte la seduta è andata deserta per l'assenza dei quattro consiglieri che già avevano orchestrato la sfiducia all'ex segretario Varese e la rivolta contro Palenzona. Un ostruzionismo che probabilmente si spiega con la volontà di tenere duro fino a oggi, incassare la nomina di Poggi e a quel punto sperare di mettere il Mef di fronte al fatto compiuto e nell'imbarazzante situazione di dover decidere di commissariare un ente che ha appena eletto all'unanimità un nuovo presidente, che tra l'altro nulla centra con i veleni degli ultimi mesi.

 

Maurizio Irrera

Preso atto dello stallo, è sceso in campo il collegio sindacale che ha inviato al nuovo Cdi e al presidente ad interim una lettera in cui sottolinea i motivi per cui sarebbe consigliato rinviare: «A valle dei ben noti esposti - si legge nel documento - la Fondazione è attualmente soggetta agli accertamenti del Mef... Allo stato, la documentazione richiesta dal ministero risulta ancora al vaglio degli uffici. Notiamo in particolare che, per quanto pertiene al verbale del Cda del 19 aprile, tale verbale, di importanza critica per le valutazioni dell'autorità, è allo stato non ancora approvato in via definitiva e, pertanto, ne sono state fornite all'autorità di vigilanza due diverse versioni».

 

FABRIZIO PALENZONA - MAURIZIO IRRERA - CATERINA BIMA - DAVIDE CANAVESIO - ANNA MARIA DI MASCIO - ANTONELLO MONTI

Un passaggio che sottolinea come Irrera […] abbia inviato tutta la documentazione richiesta ma ci sono ancora due versioni del Cda che ha portato alla sfiducia dell'ex segretario generale Andrea Varese. Il presidente ad interim ha anche trasmesso le dichiarazioni di assenza di conflitto di interesse; non tutte perché alcuni alcuni consiglieri non l'hanno inviata. Nella lettera, il collegio scrive che «[…] sarebbe opportuno e […] preferibile […] che la riunione del Cdi nella parte dedicata alla nomina del nuovo presidente fosse posticipata».

 

Per rispettare la forma la proroga sarà inserita all'ordine del giorno di oggi. E andrà discussa. Fino a ieri pomeriggio parte dei consiglieri - specie quelli appena entrati in carica - erano per tirare dritto ed eleggere Poggi.

 

Poi sono scesi a miti consigli, consapevoli del fatto che sfidare il Mef presterebbe un ulteriore argomento al commissariamento e metterebbe nel mirino anche il Cdi, fresco di nomina e dunque estraneo al caos degli ultimi mesi. Quanto al cda, le probabilità di un intervento del ministero sono sempre più alte.

 

ANNA MARIA POGGI

A rendere ancora più teso il clima c'è un esposto presentato in procura a Torino dall'ex segretario sfiduciato, Andrea Varese. È il secondo esposto dopo quello inviato dal Mef alla procura di Roma in seguito alla segnalazione di Palenzona.

 

Il manager sostiene che, anche se non firmato, il "patto occulto" proposto da Corrado Bonadeo con cui un gruppo di consiglieri avrebbe cercato di indirizzare le decisioni della Fondazione, era effettivo e avrebbe portato a eleggere l'attuale Cdi oltre che a determinare la sfiducia a Varese. Un altro macigno. E altro materiale per chi dovrà valutare se la terza fondazione di origine bancaria d'Italia è davvero ingovernabile.

 

2. LA TELEFONATA DEL TESORO A IRRERA "FERMATEVI, PERCHÉ CORRETE TANTO?"

fabrizio palenzona

Estatto dell’articolo di Claudia Luise per “La Stampa”

 

La prima telefonata, informale, risale alla settimana scorsa. Da Roma chiama un funzionario della direzione del Mef che si occupa della vigilanza sulle fondazioni. Da Torino risponde Maurizio Irrera, presidente ad interim di Fondazione Crt.

 

«Perché state correndo tanto sull'elezione del nuovo presidente?», è l'appunto del dirigente del Tesoro. Irrera replica che la convocazione del Cdi per l'elezione di Anna Maria Poggi, è in calendario il 28esimo giorno dopo le dimissioni di Fabrizio Palenzona, quindi sul gong visto che lo statuto impone di nominare il presidente entro un mese. La dirigenza del Mef spiega di aver bisogno di più tempo […].

 

marcello sala

Non è una richiesta formale, però. Venerdì arriva una seconda telefonata e questa volta è proprio il direttore generale Marcello Sala che suggerisce di rinviare il Cdi e sottolinea che il Mef è disposto […] ad avallare una modifica ad hoc dello statuto per consentire di sforare i termini. Di tutte queste interlocuzioni viene messo a conoscenza anche il collegio sindacale, presieduto dal commercialista vercellese Luigi Tarricone. A questo punto Irrera prova a convocare d'urgenza il Consiglio di amministrazione per illustrare la situazione e chiedere il rinvio.

 

L'obiettivo sarebbe anche quello di tutelare Poggi. Si scontra però contro un muro di gomma. Sabato tre consiglieri fanno sapere di non potersi presentare, e anche domenica il numero legale non c'è. L'incontro è in videoconferenza ma, oltre a Irrera, sono presenti i tre membri del Collegio sindacale e il consigliere Marco Giovannini. Caterina Bima e Antonello Monti risultano assenti giustificati per motivi di salute; Davide Canavesio e Anna Maria Di Mascio, assenti ingiustificati.

 

Bima, già sabato, aveva mosso i suoi rilievi: «Chiedo che ci venga preventivamente trasmessa la richiesta del Mef». E sottolineato che i 30 giorni previsti dallo statuto fossero un termine «vincolante salvo diversi provvedimenti normativi e comunque la eventuale richiesta di proroga sarebbe di competenza del Cdi».

 

ANNA MARIA POGGI

Quindi a Irrera non resta che inviare il verbale al Mef: «Il presidente, verificata la mancanza del quorum costitutivo, dà atto che ciò certifica l'impossibilità di funzionamento di questo consiglio». Ribadisce che «è emerso che l'autorità di vigilanza ha segnalato che avrebbe gradito di disporre di più tempo per esaminare la corposa documentazione inviata».

 

E conclude, sempre nel verbale, spiegando che «ritiene di non aver titolo a formulare in autonomia l'istanza in quanto in conflitto di interesse poiché tale istanza, qualora accolta, comporterebbe un prolungamento della sua funzione di presidente a interim». Per questo la palla passa al Collegio sindacale che «ha poteri surrogativi e sostitutivi».

Maurizio Irrera

Ultimi Dagoreport

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...

antonio tajani edmondo cirielli

ALTRO CHE GOVERNO COESO: È GUERRA APERTA IN CASA! – IL PIÙ INCAZZATO PER L’INVESTITURA DI EDMONDO CIRIELLI A CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN CAMPANIA È ANTONIO TAJANI. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CONSERVA UN’ANTICA ANTIPATIA (RICAMBIATA) CON IL SUO VICEMINISTRO – E IL SEGRETARIO REGIONALE AZZURRO, FULVIO MARTUSCIELLO, MINACCIA GLI ALLEATI: “PRIMA ANCORA DI SEDERCI AL TAVOLO CON EDMONDO CIRIELLI, DEVE CHIEDERE SCUSA PER GLI INSULTI RIVOLTI A SILVIO BERLUSCONI E RIPORTATI NEL LIBRO ‘FRATELLI DI CHAT’” – TAJANI TEME CHE, CON CIRIELLI CANDIDATO, FDI SCAVALCHI, E DI PARECCHIO, FORZA ITALIA IN CAMPANIA, STORICO FEUDO AZZURRO...

tridico giuseppe conte matteo salvini occhiuto giorgia meloni calabria fico antonio tajani

DAGOREPORT! IN CALABRIA, COME NELLE MARCHE, SI REGISTRA LA SCONFITTA DI GIUSEPPE CONTE: HA VOLUTO FORTISSIMAMENTE LA CANDIDATURA DI PASQUALINO TRIDICO CHE NON HA PORTATO CONSENSI NÉ AL CAMPOLARGO, NÉ TANTOMENO AL M5S CHE HA PRESO GLI STESSI VOTI DEL 2021 - LA DUCETTA ROSICA PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA HA UN TERZO DEI VOTI DI FORZA ITALIA, CHE CON LA LISTA OCCHIUTO ARRIVA FINO AL 30% - LA SORPRESA È LA CRESCITA DELLA LEGA, CHE PASSA DALL’8,3 AL 9,4%: MOLTI CALABRESI HANNO VOLUTO DARE UN PREMIO A SALVINI CHE SI È BATTUTO PER IL PONTE SULLO STRETTO - ORA LA BASE DEI 5STELLE E' IN SUBBUGLIO, NON AVENDO MAI DIGERITO L'ALLEANZA COL PD - LA PROVA DEL FUOCO E' ATTESA IN CAMPANIA DOVE IL CANDIDATO CHE CONTE HA IMPOSTO A ELLY E DE LUCA, ROBERTO FICO, NON PARE COSI' GRADITO AGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA...    

giuseppe marotta giovanni carnevali

DAGOREPORT! GIUSEPPE MAROTTA STRINGE ANCORA PIÙ LE MANI SULLA FIGC. IN SETTIMANA SI VOTA LA SOSTITUZIONE NEL CONSIGLIO FEDERALE DI FRANCESCO CALVO, EX MARITO DI DENIZ AKALIN ATTUALE COMPAGNA DI ANDREA AGNELLI, E IL PRESIDENTE DELL’INTER STA BRIGANDO PER PORTARE AL SUO POSTO IL SODALE, NONCHÉ TESTIMONE DI NOZZE, GIOVANNI CARNEVALI, AD DEL SASSUOLO (MA C'E' ANCHE L'IDEA CHIELLINI) - IN CONSIGLIO FEDERALE SIEDEREBBERO COSÌ MAROTTA, CARNEVALI E CAMPOCCIA, IN QUOTA UDINESE MA LA CUI FEDE INTERISTA È NOTA A TUTTI. MILAN, JUVENTUS, NAPOLI E LE ROMANE RIMARREBBERO CON UN PALMO DI NASO…

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…