giuseppe bivona alessandro profumo

MPS VINCE IN TRIBUNALE CONTRO IL FONDO ALKEN: NO AL RISARCIMENTO DA 450 MILIONI DI EURO - LA CAUSA ERA STATA INTENTATA DAL FONDO DI CUI E' CONSULENTE GIUSEPPE BIVONA PER LE INFORMAZIONI CONSIDERATE FUORVIANTI CHE MPS AVREBBE DATO NEGLI AUMENTI DI CAPITALE DEL 2014 E 2015 - SECONDO IL TRIBUNALE L’INFORMAZIONE RESA CON I PROSPETTI CONTABILI NON HA AVUTO L’EFFETTO DI "DISORIENTAMENTO DEL MERCATO" - IL FONDO ALKEN CONDANNATO  RIFONDERE A MPS E ALTRI CONVENUTI (GLI EX PRESIDENTI E GLI EX DG) 1,2 MILIONI DI EURO DI SPESE LEGALI…

GIUSEPPE BIVONA

Fabrizio Massaro per www.corriere.it

 

Di fronte a richieste di danni da 10 miliardi totali a Mps per le informazioni fuorvianti che Mps avrebbe dato negli aumenti di capitale del 2014 e 2015, il tribunale delle imprese di Milano mette un punto fermo a favore della banca nella causa forse più insidiosa, quella da 450 milioni del fondo Alken.

 

LO SCONTRO CON IL FINANZIERE GIUSEPPE BIVONA

monte dei paschi di siena

È la più insidiosa perché del fondo è consulente Giuseppe Bivona, il finanziere di Bluebell partners, che da anni contesta al Monte gestione Mussari-Vigni e ancor di più a Profumo-Viola il trattamento a bilancio delle operazioni strutturate Alexandria (con Nomura) e Santorini (con Deutsche Bank), non iscritte come derivati quali di fatto erano. Da questa informazione non corretta i soci che, come Alken, hanno comprato azioni e sottoscritto gli aumenti di capitale sarebbero stati ingannati.

 

VIGNI MUSSARI

LA SENTENZA DEL 7 LUGLIO

Ma la 15esima sezione (presidente Elena Riva Crugnola, relatore Amina Simonetti, giudice Guido Vannicelli) non è dello stesso avviso. Con sentenza del 7 luglio fissa punti fondamentali: a febbraio 2013 Mps aveva chiarito il senso delle operazioni e i loro effetti a bilancio; su indicazione di Consob e Bankitalia nei prospetti pro-forma erano esposti gli effetti della contabilizzazione «a saldi chiusi» anziché «a saldi aperti».

 

«NESSUN DISORIENTAMENTO DEL MERCATO»

Secondo il tribunale l’informazione resa con i prospetti contabili non ha avuto quella valenza negativa, cioè l’effetto di «disorientamento del mercato» come sostiene Alken. Per i giudici si è trattato «pur sempre di informazione sociale, di informazioni il cui contenuto contabile era corretto, non essendo stato messo qui in discussione, ed informazioni rese su suggerimento indicazione delle stesse autorità di vigilanza».

 

GIUSEPPE BIVONA

Insomma «con i prospetti proforma si è veicolato un’informazione contabile su una situazione ipotetica, ma possibile, che l’investitore ragionevole avrebbe dovuto tenere in considerazione», e tanto più un investitore professionale nel «fondare le proprie consapevole decisione di investimento, nonostante l’errata classificazione a saldi aperti, e ciò anche se non era stata ancora disvelata la circostanza del mancato acquisto dei titoli sottostanti».

 

LA CONDANNA A PAGARE 1,2 MILIONI DI SPESE LEGALI

GIUSEPPE MUSSARI ANTONIO VIGNI

In sostanza il tribunale sostiene che le minusvalenze derivate dalla chiusura dell’investimento in azioni Montepaschi compiute tra il 2012 2016 dal fondo Alken non siano derivate «da scelte di rivestimento fondate su informazioni decettive» tanto che «dopo il pieno e definitivo disvelamento a dicembre 2015» (del fatto che i Btp non erano mai stati acquistati, ndr) i fondi Alken nel semestre 2016 hanno continuato a comprare azioni Montepaschi» per altri 60 milioni di euro, «a dimostrazione lampante che le informazioni precedentemente rese al mercato sulla operazione Alexandria e la sua contabilizzazione in bilancio a saldi aperti non aveva in alcun modo determinato i fondi negli acquisti, i quali a contabilizzazione mutata hanno continuato ad acquistare». Conclusione? Richiesta danni respinta e condanna di Alken a rifondere a Mps e altri convenuti (gli ex presidenti e gli ex dg) 1,2 milioni di euro di spese legali.

montepaschi viola profumo

 

IL COMMENTO DI BIVONA

«Era una sentenza ampiamente attesa», ha commentato Giuseppe Bivona, «perché l’orientamento del giudice era chiaro dall’ordinanza di un anno fa che escludeva di nominare un consulente tecnico d’ufficio. La causa è stata avviata da Alken nel 2016, ben prima che si palesassero i fatti nuovi emersi con la sentenza di ottobre 2020 e poi con la perizia di Bellavia sui crediti deteriorati, e quindi certamente la sentenza non solo potrà essere appellata da Alken ma non cambia ciò che potrà essere accertato nei successivi gradi».

 

 

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