PATRIOTI UN TANTO A BTP - QUANTI APPLAUSI PER L’APPELLO SUL “CORRIERE” DEL SIGNOR MELANI DA PISTOIA A COMPRARE BTP - I FURBETTI DELLA POLITICA (DA BOCCHINO A STRACQUADANIO), SUBITO SEGUONO L’ESEMPIO, MA LE GRANDI BANCHE SONO ASSAI FELICI DI DI SCARICARE SUI RISPARMIATORI I TITOLI INVENDUTI - IN MENO DI DUE ANNI, HANNO AUMENTATO LA LORO ESPOSIZIONE AL DEBITO SOVRANO DI ROMA DI OLTRE IL 20%. ADESSO PERÒ QUEL MALLOPPO SCOTTA…

Vittorio Malagutti per "Il Fatto Quotidiano"

Ci sono i superbanchieri come il gran capo di Intesa, Corrado Passera e Antonio Vigni, direttore generale del Monte dei Paschi di Siena. E poi gli onorevoli Italo Bocchino, finiano della prima ora, con il berlusconiano (pentito?) Giorgio Stracquadanio. Ma anche il popolo degli imprenditori e degli artigiani del Nordest non ha proprio potuto fare a meno di far sentire il suo caldo sostegno all'iniziativa. Tutti in piedi.

Tutti ad applaudire il signor Giuliano Melani da Pistoia, che si è comprato un'intera pagina sul Corriere della Sera di venerdì per esortare gli italiani a comprare titoli di Stato "per non svendere il Paese, per fare a meno del governo e dell'Europa". Così recita, testuale, l'appello firmato Melani, che nel weekend si è fatto una scorpacciata di interviste ai giornali con tanto di comparsata televisiva.

Insomma, il vero patriota compra titoli di Stato. Il popolo dona il suo oro alla Patria per sfuggire all'assedio dei mercati cinici e bari. E infatti Bocchino e Stracquadanio hanno solennemente annunciato di aver messo mano al portafoglio: il primo ha comprato 20 mila euro di Btp e il secondo addirittura il doppio.

Sfortunatamente i mercati, in apparenza non troppo impressionati dalla discesa in campo di Bocchino e Stracquadanio (o forse sì, ma in senso contrario a quello auspicato dagli interessati), hanno tirato dritto per la loro strada. Ieri le quotazioni dei bond targati Italia hanno perso ancora quota e lo spread ha frantumato l'ennesimo record superando quota 490 punti.

Nel futuro prossimo, in assenza di novità sul fronte politico, la situazione non potrà che peggiorare, anche nella fantascientifica ipotesi che gli italiani accorrano in massa in banca per comprare titoli di Stato. Alcuni di coloro che in questi giorni si sono precipitati ad applaudire pubblicamente il simpatico Melani lo sanno benissimo, ma indossare la maschera del patriota può servire a farsi con comodo gli affari propri.

Prendiamo i banchieri, che negli anni scorsi si sono abbuffati di Btp per ingrassare i bilanci. Ora che si mette male, i top manager tipo Passera e Vigni, hanno un disperato bisogno che qualcuno prenda il posto delle banche, almeno in parte, quando si tratterà di sottoscrivere i titoli di stato nelle aste dei prossimi mesi (300 miliardi da piazzare da qui a fine 2012). Secondo i dati dell'ufficio studi della Banca d'Italia, gli istituti di credito nazionali possiedono il 12,6 per cento del totale dei titoli pubblici italiani in circolazione, che ammontano a circa 1.600 miliardi. Alla fine del 2009, la quota delle banche non arrivava al 10 per cento (9,8).

Nel giro di meno di due anni, quindi, i gruppi creditizi hanno aumentato la loro esposizione al debito sovrano di Roma di oltre il 20 per cento. Adesso però quel malloppo scotta. E allora può far comodo, eccome, scaricarne un po' sulle famiglie. Tanto più che, queste ultime, invece, tra il 2009 e il 2011 hanno mantenuto invariata al 14,3 la loro quota sullo stock complessivo di titoli di stato. Il banchiere vende, la famiglia compra. Quello che ci vuole per dare una mano ai conti degli istituti.

Non si capisce quale sia la convenienza per i piccoli risparmiatori a farsi carico dell'invenduto delle banche. Le stesse banche che, negli ultimi due anni sono riuscite a risparmiare decine e decine di milioni di imposte con operazioni finite nel mirino della magistratura. A questo proposito Melani potrebbe chiedere informazioni ai vertici di Unicredit, il gruppo creditizio per cui lavora, che pochi giorni fa si è visto sequestrare 245 milioni di euro dal tribunale di Milano nell'ambito di un'inchiesta per una presunta truffa all'erario.

A ben guardare, però, non si spiega neppure l'entusiastica accoglienza che l'appello di Melani avrebbe raccolto, secondo il Corriere della Sera, tra i piccoli imprenditori del Nordest. Tutti ricordano gli appelli provenienti da quella parte del Paese a ridurre gli sprechi statali e a indirizzare i capitali verso la produzione. Meno rendite più lavoro, questo lo slogan caro al Nordest. Che invece adesso plaude a una proposta che vorrebbe gettare altro denaro nel gran falò del debito improduttivo gestito dallo centralista e sprecone.

Come si spiega l'inversione di rotta? Mistero. A meno di non malignare che i tanti padroncini di Verona, Padova e Treviso, un'area dove si concentra buona parte dell'evasione fiscale del Paese, non cerchino in realtà di esorcizzare lo spettro delle tasse. Perchè di questo passo l'amministrazione pubblica, messa alle strette, potrebbe anche decidere di mettersi a combattere seriamente i furbetti. O magari (disgrazia delle disgrazie) a Roma potrebbero inventarsi addirittura un qualche tipo di imposta patrimoniale.

 

Italo Bocchino STRACQUADANIOpasseraANTONIO VIGNI FEDERICO GHIZZONI resize GIULIANO MELANIL APPELLO DI GIULIANO MELANI A COMPRARE I TITOLI ITALIANI

Ultimi Dagoreport

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)