trump merkel

VUOI VEDERE CHE SUI DAZI TRUMP NON E’ DALLA PARTE DEL TORTO? IL DEFICIT COMMERCIALE USA NEI CONFRONTI DEL MONDO E’ UGUALE AL SURPLUS EUROPEO – I DAZI EUROPEI SULLE AUTO DAGLI STATES SONO IL 7,5% IN PIU’ DI QUELLI APPLICATI IN USA SULLE VETTURE “MADE IN UE” (SOPRATTUTTO TEDESCHE) – E NOI, DIFENDENDO GLI INTERESSI DI BERLINO, CI TAGLIAMO LE GAMBE DA SOLI

 

Federico Fubini per il Corriere della Sera

 

trump

…Il presidente degli Stati Uniti chiede che i «magnifici Paesi dell' Unione Europea» facciano cadere le loro «orribili barriere e tariffe ai prodotti americani». In alternativa non dovranno fare i conti solo con dazi al 25% sull' acciaio per quasi mezzo miliardi di dollari che vendono ogni anno negli Usa, o con altri dazi al 10% sull' alluminio. In un tweet piaciuto a 100 mila follower di qualche settimana fa, Trump aveva aggiunto un' altra minaccia: «Se no - scrive - tassiamo le auto, etc. FAIR!».

 

merkel, macron may

 Ma è «fair» sul serio, insomma è leale? […] Per capirlo basta scomporre il valore di uno smartphone, come ha fatto il Fondo monetario internazionale: gli interessi dei grandi blocchi in Asia, in Nord America e nell' Unione Europea sono connessi in maniera inestricabile. L' anno scorso l' economia dello smartphone da sola ha contribuito per 3.600 miliardi di dollari al reddito mondiale, il 4,5% del Pil del pianeta. Ma capire di chi sia davvero quel valore è impossibile. Il più grande produttore, Apple Inc., è californiano e in un anno è riuscito a far crescere il prezzo medio da 618 a 798 dollari per pezzo venduto.

 

trump e merkel 6

Ma la Cina quei pezzi li ha materialmente assemblati e il solo spedirli nel mondo ha fatto crescere il suo export del 5,7%. Quanto all' Europa, per risparmiare sul Fisco Apple ha piazzato in Irlanda la proprietà intellettuale della sua tecnologia ed essa da sola ha accelerato di un quarto l' espansione dell' isola nel 2017. In un mondo di tecnologie complesse, il commercio non è più un gioco a somma zero in cui ogni centimetro guadagnato sia sempre sottratto ad altri. Non è però neppure un sistema di generosità gratuite e per questo oggi la Germania, l' Italia e in genere l' area euro sono vulnerabili alle pressioni di Trump. Per quanto siano scandalizzati dai metodi del presidente, sanno che la sua irritazione non è del tutto infondata.

 

trump e macron 2

C' è un problema generale, perché l' area euro è emersa dalla doppia recessione solo grazie a una metamorfosi che di fatto sta danneggiando il resto del mondo. L' espansione della zona euro degli ultimi anni coincide con un rapido aumento del surplus nel totale degli scambi con il resto del mondo (al ritmo di fine 2017, per oltre 500 miliardi di euro l' anno). Significa che un' area pari quasi a un quinto dell' economia mondiale vive sulla domanda degli altri, comprimendo la propria.

 

macron, merkel, trump

Qui l' America è il grande cliente e consumatore: il suo deficit sul resto del mondo è uguale e contrario al surplus della zona euro. Succede anche perché quasi tutti i Paesi dell' area, dal Portogallo all' Italia, sono usciti dalla recessione copiando pagine da un manuale molto tedesco dove i consumi interni vengono soppressi e l' export invece esaltato, facendo leva sulla voglia di spendere del resto del mondo.

 

Anche senza l' ira di Trump, un ingranaggio del genere non potrebbe durare per sempre: questi attivi commerciali sempre più alti, il triplo di quelli cinesi, comportano una forte domanda di euro dal mondo e dunque una pressione al rialzo del tasso di cambio che finisce a sua volta per danneggiare proprio l' export di Francia o Italia.

TRUMP GENTILONI

 

L' Europa dunque ha molto da perdere dall' ira di Trump e questo la rende debole nel trattare con lui. Non a caso le ritorsioni minacciate finora sul bourbon o l' Harley Davison sono minuscole, per vendite da meno di 3 miliardi l' anno. A maggior ragione dato che la Ue oggi è più difensiva, o protezionista, degli Usa.

 

Il settore auto per esempio vale 165 miliardi di export tedesco e 17 di quello italiano, ma Thomas Strobel di Unicredit stima che i dazi dell' Europa sulle auto americane oggi restino in media del 7,5% più alti dei corrispondenti dazi americani. Se Bruxelles allineasse le proprie tariffe a quelle di Washington, dovrebbe fare altrettanto anche per il resto del mondo: l' export di auto di lusso tedesche verso New York sarebbe salvo, ma le utilitarie asiatiche metterebbero in crisi le produzioni di Francia, Italia o Slovacchia.

 

GENTILONI E MERKEL

In alternativa rischiare che Trump alzi i dazi sull' auto europea porterebbe via sei miliardi all' export tedesco (e molto anche agli scambi infragruppo di Fca). Per questo l' Europa di fronte a Trump risponde lenta, frenata da una Germania che ha tanti favori da chiedere ai partner. Con l' Italia sulla scia di Berlino.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO