ian rogers bernard arnault

IL WEB VA DI LUSSO – SALTO DI QUALITA’ PER LO SHOPPING ON LINE – IL GRUPPO LVMH ASSOLDA UN NERD DALLA SILICON VALLEY PER L’ECOMMERCE – IAN ROGERS: “INVENTEREMO IL LUXURY ON LINE. LA GENTE PENSA CHE SIA UNA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA, INVECE E’ UNA RIVOLUZIONE CULTURALE”

 

 

Maria Silvia Sacchi per L’Economia –Corriere della Sera

 

Sì, c' è l' ecommerce. Ma c' è l' ecommerce punto. Perché le possibilità di vendere il lusso tramite la Rete sono ancora del tutto inesplorate. «Siamo in una fase che paragonerei a quella in cui i fratelli Lumière avevano inventato il film a trascinamento delle foto, ma non il film come lo intendiamo oggi e che è arrivato 30 anni dopo quei primi passi. Abbiamo la tecnologia dell' ecommerce ma il luxury shopping online non esiste ancora».

Ian RogersIan Rogers

 

Ora, se c' è una cosa di cui si è parlato a dismisura nel mondo della moda e del lusso negli ultimi anni, è proprio l' impatto della rivoluzione digitale, con la nascita di gruppi interamente dedicati al commercio sul web. Ma c' è da fare qualche riflessione se il paragone tra il momento attuale e le prime sperimentazioni dei fratelli Lumière, cui si deve l' invenzione dell' industria del cinema, arriva da Ian Rogers, 44 anni, una delle menti della Silicon Valley.

 

Come nella miglior tradizione californiana, Rogers ha iniziato a muovere i primi passi sul web ancora studente per gestire il sito dei Beastie Boys, gruppo rap americano. E di musica digitale il manager-imprenditore si è sempre occupato, passando per Yahoo! ed approdare in Apple (scheda a fianco) dove ha guidato il lancio nei servizi di streaming musicale della società guidata da Tim Cook.

bernard arnaultbernard arnault

 

Di cui però non ha visto lo sviluppo perché, a sorpresa, ha scelto di diventare il capo dello sviluppo digitale di Lvmh, leader mondiale del lusso da 38 miliardi di euro di ricavi: dagli abiti di Dior alle borse di Louis Vuitton e Fendi, dagli champagne Veuve Clicquot ai gioielli di Bulgari, ai cosmetici di Sephora.

 

È uno strano connubio quello tra Rogers e Bernard Arnault, il fondatore di Lvmh. Almeno visivamente parlando. Maglietta, tatuaggi e atteggiamento da inventore il primo, abito dal taglio naturalmente perfetto e aplomb francese il secondo mentre insieme spiegano al presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron i contenuti delle startup che si contendono l' Lvmh Innovation Award.

 

Siamo al Vivatech di Parigi, la fiera della tecnologia che ha visto 6 mila start up, 68 mila visitatori, 1.400 investitori e 1.500 giornalisti (ma per consegnare il premio anche Rogers indosserà poi un abito blu dal taglio perfetto).

 

Quale è il suo primo bilancio di questo incarico in Lvmh?

IAN ROGERS BERNARD ARNAULT1IAN ROGERS BERNARD ARNAULT1

«In generale, direi che il mio primo compito è stato quello di portare la tecnologia dentro l' azienda, invece che lasciare azienda e tecnologia separate. Nelle imprese c' è incomprensione sulla rivoluzione che stiamo sperimentando, e questa è una parte importante della sfida che abbiamo di fronte. Le persone credono che si tratti di una rivoluzione tecnologica. Invece, è una rivoluzione culturale perché Internet ha connesso le persone in un modo diverso. Dopo aver affrontato il tema culturale, mi sono occupato di quali cambiamenti si potevano fare. Io sono uno sviluppatore di app, uno scienziato dei computer, non uno che fa strategia. Quello che mi ha spinto verso Lvmh è che si tratta di un gruppo che ha molta creatività e uno spirito imprenditoriale con molte maison indipendenti. Ma la tecnologia ama la massa, la scala Che è il contrario del lusso».

 

Quindi?

logo lvmh bulgarilogo lvmh bulgari

«Quindi dovevamo creare qualcosa che desse alle maison i vantaggi della scala, per esempio i dati: dovremmo essere coloro che sanno più di qualunque altra persona nel pianeta ciò che vogliono i consumatori. E, allo stesso tempo, dovevamo lavorare con i Ceo dei singoli marchi per soluzioni specifiche. È interessante vedere il ruolo dell' ecommerce dal vertice dell' azienda. Perché è lì che risiede la crescita, forse, non ci sono ancora i volumi ma certamente c' è il futuro».

 

Quali obiettivi avete in termini di numeri?

«Siamo solo all' inizio, ma se guardiamo gruppi come Ynap o Farfetch possiamo capire quali sono le prospettive. Stiamo aprendo porte digitali in tutto il mondo e nei prossimi cinque anni la crescita verrà solo dall' ecommerce. Anche se a mio parere il luxury shopping online non esiste ancora, lo inventeremo noi».

 

Lei ha detto in un' intervista a Les Echos che i sei figli di Arnault, che lavorano con lui, portano nel gruppo la visione delle nuove generazioni. Quale tra i giovani Arnault le è più vicino?

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«Senz' altro Alexandre (terzogenito del fondatore di Lvmh, primogenito delle seconde nozze dell' imprenditore con la pianista canadese Hélène Mercier, ndr .). Non sarei qui se non fosse per lui. Alexandre è lo sponsor del progetto digitale di Lvmh e su questo è impegnato a tempo pieno».

 

Lei viene dal mondo della musica. Che differenze e che similitudini ci sono con il fashion?

«Venire da un' industria che ha visto perdere il 50% del suo valore a causa del digitale è una buona lezione! Come la musica, anche la moda vende cultura e identità. Se acquisti un disco di Eminem non compri solo la sua canzone, ma anche il suo modo di essere. Lo stesso avviene, per esempio, per una borsa di Dior. Quando le persone guardano i prodotti su Instagram cercano qualcosa che le rappresenti. La differenza è che se posso mettere tutte le canzoni di un artista su una chiavetta, non posso fare la stessa cosa con tutti i vestiti di Louis Vuitton. Ma non dobbiamo guardare al digitale come distruzione di valore. È cambiata l' industria discografica, ma ascoltiamo molta più musica di prima, così come compriamo più biglietti aerei di quanti ne acquistassimo prima. Tra 20 anni compreremo molti più prodotti di lusso di oggi, ma li acquisteremo in modo completamente diverso».

alexander bernard arnaultalexander bernard arnault

 

Oggi i giovani però tendono a condividere, dalle case alle auto è il momento della sharing economy. Accadrà anche con il lusso?

«Sinceramente non credo. Sono prodotti che ti rappresentano così profondamente che il possesso conta».

 

Lei è andato in Lvmh da Apple, ma c' è chi ha fatto il contrario, prima fra tutte Angela Ahrendts. Oggi, dopo avere fatto di Burberry un brand della moda globale, è in Apple. Perché questa osmosi?

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«Sono due mondi che hanno bisogno reciprocamente l' uno dell' altro. Mia figlia sa programmare un computer da quando ha 10 anni, ma nel momento in cui ha dovuto iscriversi all' università (Rogers è diventato padre giovanissimo, ndr .) non ha scelto computer science perché ha detto che il focus non è più su questo ma sulla sua applicazione. Quello che, infatti, sta succedendo ovunque in questo momento è applicare le innovazioni ai problemi. Ma la nuova frontiera è il mix tra scienza e arte. Ecco perché c' è questo interesse reciproco tra high tech e fashion».

 

Veniamo al premio, vinto dalla francese Heuritech: come scegliete le startup che portate al premio? C' erano molte donne.

«Scegliamo aziende che possano portare il cambiamento. Guardiamo al talento, non al gender, ma siamo felici di vedere la partecipazione di tante donne. Come padre di una figlia lo sono in modo particolare».

 

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