‘SIAMO SOLO DI PASSAGGIO’ - ADDIO A SGALAMBRO, IL POETA-FILOSOFO CHE FU COAUTORE DI BATTIATO – LE SUE PERLE: ‘SCIASCIA? COME SILVIO PELLICO, NON CI SERVE PIÙ’– ‘LA MAFIA È UN CONCETTO ASTRATTO. E GLI ASTRATTI SI DISTRUGGONO CON LA LOGICA, NON CON LA POLIZIA’

1. ADDIO A SGALAMBRO
Davide Turrini per ‘Il Fatto Quotidiano'

Niente è come sembra. Il filosofo Manlio Sgalambro non è morto a 90 anni a Catania la scorsa notte come riportato da tutti i principali lanci d'agenzia di stampa, ma ha semplicemente attraversato "la porta dello spavento supremo". In attesa di un arrivederci ufficiale del sodale Franco Battiato che probabilmente non arriverà mai, riportare alcuni dati biografici essenziali è l'unico modo per ricordarne l'influenza atipica nel panorama intellettuale italiano.

Intanto è impossibile districare i fili della collaborazione avuta con il cantautore catanese fin dal 1993: i testi di cinque libretti d'opera e di sette album musicali, gli script di tre film con la regia dello stesso Battiato. Il secondo album con Sgalambro ai testi e Battiato alla musica (L'imboscata, 1996) vede la pubblicazione del brano La Cura, il cult dell'opera battiatiana della svolta poetica e industriale - se ne va dalla Emi e produce con Polygram.

"Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via (...) Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza", dice il testo della canzone, vero e proprio balsamo spirituale per gli ascoltatori di Battiato.

E da qui nasce anche l'idea dei live di Battiato con la presenza in scena di Sgalambro. Accento siculo orientale, timbro possente e a tratti roco, la presenza sul palco del filosofo verrà sempre accolta con grandi ovazioni e applausi. Il binomio Battiato/Sgalambro è talmente forte che durante alcuni incontri per addetti ai lavori, i due si scambiano serenamente le risposte alla domande (inutili) dei giornalisti.

O ancora: scrivono le sceneggiature di tre film - Perduto amor (2003), Musikanten (2006) e Niente è come sembra (2007) riproducendo in fotocopia con l'ambito musicale una sorta di percorso verso il grado zero dell'essenza della propria poetica, partendo da un film tradizionale nella scrittura (opera prima che valse a Battiato il Nastro d'Argento come miglior regista esordiente) fino ad un viaggio antropologico - Niente è come sembra - sulle origini e il senso dell'umano agire che evapora fino alla dissoluzione.

Da chi ha vissuto accanto a loro anche solo in fase di produzione cinematografica e musicale c'è chi ha raccontato come i due intellettuali siciliani se la intendessero fin quasi a divertirsi. Battiato, tra l'altro, permise la produzione dell'unico album di Sgalambro da solista: quel Fun Club (2001) dove Sgalambro riproduce con risultati interessanti alcuni classici della pop music che avrebbero forse fatto arrabbiare Adorno: La mer di Trenet, Ciao Pussycat di Bacharach, classici hollywoodiani come Moon River, Cheek to cheek, o la canzoncina da varietà Non dimenticar le mie parole.

Sgalambro filosofo senza laurea specifica, autore quasi per caso di singolari trattati, ha pubblicato con Adelphi decine di saggi. Per chi si avvicinasse per la prima volta al suo pensiero filosofico, una specie di filosofia come terapia alla Emil Cioran, vanno consigliati Del pensare breve (1991) e La conoscenza del peggio (2007). In quest'ultimo libro si esplica l'intuizione chiave del suo intero corpus di opere difficilmente catalogabile anche solo nella tanto decantata e generica etichetta di "nichilismo": "All'uomo non conviene considerare, riguardo a se stesso e riguardo alle altre cose, se non ciò che è l'ottimo e l'eccellente; e inevitabilmente dovrebbe conoscere anche il peggio, giacché la conoscenza del meglio e del peggio è la medesima".Piuttosto riservato in termini di comunicazione pubblica, Sgalambro non ha mai rilasciato troppe interviste su di sé e il suo pensiero.

Solo nel febbraio 2005 dialoga con Francesco Battistini del Corriere della Sera dove en passant demolisce Sciascia ("Era lo scrittore civile, un maestro di scuola che voleva insegnarci le buone maniere sociali. Ma rivisitarlo oggi è come rileggere Silvio Pellico. La sua funzione s' è esaurita. Sciascia non ci serve più. Occorre una nuova riflessione, un'altra coscienza siciliana") e discetta di mafia passeggiando sul crinale delicatissimo della distinzione logico/filosofica difficilmente traducibile per un prime time tv: "Non cambio idea. La mafia è un concetto astratto. E gli astratti si distruggono con la logica, non con la polizia (...)La polizia può arrestare la mafia. Eliminarla, mai. Quello che importa è la Mafia maiuscola, concetto generale e perciò indistruttibile".


2. LA SICILIA AI SICILIANI IL FILOSOFO MANLIO SGALAMBRO, AUTORE DEI TESTI DI BATTIATO, NON VOTA E DETESTA GRILLO: "UN ESSERE ANIMALOIDE CON QUEL SUO AGITARSI INCONSULTO" - "IL SICILIANO VIVE NEL SILENZIO, E IL SILENZIO DEL MAFIOSO SI SPECCHIA E SI RITROVA NEL SILENZIO GENERALE. LA MAFIA È UNA E TRINA, FORSE È DENTRO DI NOI" - "HO SIMPATIZZATO PER I SEPARATISTI..."

Antonello Caporale per ‘Il Fatto Quotidiano' (ripreso da Dagospia il 29 ottobre 2012)

Manlio Sgalambro abita al limite della coda di una grande scultura di Francesco Messina (Il cavallo morente) nella piazza riparata da via Etnea, la strada che divide in due Catania e la segna dai monti al mare. Filosofo di impianto nichilista, poeta, narratore, infine paroliere e gran redattore dei testi che poi Franco Battiato ha musicato, è il più eccentrico siciliano vivente.

"Questa è una terra immobile. Nel suo moto assume l'agitazione dei vermi (da qui: verminaio). Un movimento dunque inutile, circolare, chiuso alla fuga e al sogno. Il siciliano è purtroppo attratto dal nulla e la politica lo ricompensa con un linguaggio insignificante e sciocco. Sono esseri incolti, hanno disprezzo per la storia e per il progresso".
Non è un gran vivere osservarli. In effetti la mia vita è sostanzialmente conventuale. Esco poco, una passeggiata rapida su via Etnea che interrompo appena intravedo la marea di corpi che sale.

Lei ne prova disgusto?
Non mi piace stringere mani. Ricordo con orrore, al tempo in cui curavo la parte letteraria dell'estate catanese, un episodio che mi occorse quando ebbi la ventura di mettere piede in municipio. Era la prima volta che lo facevo e con Battiato fummo ricevuti dall'allora sindaco Scapagnini. Il quale salutandomi mi disse: e tu Sgalambro... Non ebbe il tempo di finire la frase. Lo interruppi: Tu? Assurdo darmi del tu. Si scusò e passo al lei.

Il lettore avrà chiaro che il suo punto di vista è singolare.
Lei è venuto a casa mia, non io da lei. Penso perché ritiene che abbia un pensiero.


È proprio così.
Io penso di pensare. I siciliani invece utilizzano questa parola per significare un problema. Ho tanti pensieri in testa vuol dire che ho molti problemi da risolvere. Non ho pensieri, non ho angustie, vivo felice. È un'isola senza pensiero.

L'isola vive con la sua ombra.
Il siciliano vive nel silenzio, e il silenzio del mafioso si specchia e si ritrova nel silenzio generale. Si sovrappone, ne è parte di esso. Incombe, la mafia è una e trina, forse è dentro di noi. Questa città ha numerose famiglie mafiose. E io stesso conosco due/tre persone che sono specchiatamente mafiose. Questo vuol dire che anch'io sono mafioso? Penso che Bufalino avesse più senso di Sciascia nel valutare cosa avesse e come fosse fatta la Sicilia.

Pensa sia difficile vivere in Sicilia?
Penso che la Sicilia sia fatta per i siciliani. Non può starci a lungo qui un milanese, o un napoletano. Non riescono a mimetizzarsi, non capiscono i silenzi. Lombardo, il governatore passato, assorbiva tutti gli elementi di questa terra. E infatti lui navigava tra onde amiche.

La Sicilia ai siciliani?
Ho simpatizzato per i separatisti. Sostengo che quando cesseranno di essere mantenuti i siciliani si libereranno con un colpo ai fianchi. Saranno migliori di adesso, non peggiori.

È inutile che le chieda per chi voterà.
Del tutto superfluo. Non andrò al seggio, sono e resto intimamente di sinistra e la mia inclinazione la conservo nel foro interiore. Non c'è alcun bisogno di esplicitarla.

Eppure sembra che ci sia gran movimento sull'isola. Grillo attraversa le città, riempie le piazze, esonda negli animi

Detesto Grillo. A me pare un essere animaloide con quel suo agitarsi inconsulto. Rammento di averlo intravisto una volta, penso in tv, assieme a Heather Parisi. E di lui il ricordo più vivo che ho rinvia al tempo in cui con Franco Battiato abbiamo fatto gli spettacoli. Nella banda che lo seguiva c'era un tale, si chiamava Benedetto, che divideva il suo impegno con gli spettacoli di Grillo. Ci diceva che la sua unica incombenza era di fornirgli una sedia integra dopo che lui avesse spaccato quella che portava in scena.
Spaccava sedie a ogni spettacolo, pensi un po'.

Anche lei ha avuto la ventura di salire sul palco. L'idea le faceva ribrezzo?
Invece no. Il palcoscenico libera l'emozione, è un fenomeno catartico unico. A me dava tranquillità, serenità, rilassatezza. Mi agito di più per strada quando mi ritrovo immerso in quei corpi scomposti.

È una gran bella casa la sua.
Mi metto alla finestra e guardo i quattro angoli della piazza come fosse una scacchiera. Ho davanti la coda del Cavallo morente di Messina. Attendo l'ora che arrivi il Vichingo.

Chi è il Vichingo?
Un omone che ama sedersi su quella panchina, la vede? Quando arriva mi risolleva e io in casa chiamo i miei: "Anche oggi è arrivato il Vichingo!".

Il vichingo che è in lei.
Sono siciliano.

Anni?
Ottantotto

Capperi!
Sembra che la mia età sia l'unica cosa che l'abbia stupìta davvero.

È il suo aspetto, il portamento, la vitalità.
Vuole ragguagli sulla mia igiene quotidiana?

 

 

 

SGALAMBRO1 manlio sgalambro

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