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1. DESIRÉE E’ STATA STUPRATA E UCCISA "PER DIVERTIMENTO" E "CON CRUDELTA’" - PRESI 2 SENEGALESI E UN NIGERIANO, CACCIA AL 4° UOMO- GLI ACCUSATI SONO MIGRANTI IRREGOLARI - LA RAGAZZA E’ RIMASTA 12 ORE NELLE MANI DEL BRANCO – LA SUPERTESTIMONE: UNA DELLE AMICHE DELLA RAGAZZA AVREBBE ASSISTITO A TUTTO SENZA FARE NULLA E UN'ALTRA AVREBBE BARATTATO IL SILENZIO, ALMENO IN UN PRIMO MOMENTO, IN CAMBIO DI QUALCHE DOSE - GLI ACCUSATI HANNO AGITO COME “BELVE”, SALVINI CHIEDE LA CASTRAZIONE CHIMICA

Michela Allegri e Alessia Marani per il Messaggero

 

CHIMA ALINNO

L'hanno stuprata e uccisa «per divertimento» e «con crudeltà» dopo averla imbottita di droghe e tranquillanti. Al culmine di un gioco perverso, sadico, letale. Lo sostengono il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Stefano Pizza nel decreto con cui hanno chiesto la convalida del fermo per i tre immigrati accusati della violenza sessuale di gruppo e dell'omicidio di Desirée Mariottini, 16 anni, morta dopo un'agonia durata dodici ore. Intanto le versioni si intrecciano: ieri, una supertestimone di 24 anni è stata nuovamente convocata. Ha raccontato che una delle amiche di Desirée, sentita due giorni fa, avrebbe assistito a tutto senza fare nulla e che un'altra avrebbe barattato il silenzio, almeno in un primo momento, in cambio di qualche dose.

 

 

FUGGITO DA ROMA

Per l'accusa, l'omicidio è pluriaggravato. Il branco, composto da almeno quattro persone, ha agito per «motivi abietti», dopo avere ridotto «intenzionalmente» la sedicenne in uno stato di incoscienza somministrandole sostanze «in grande quantità». Desirée è stata stuprata più volte, a turno, mentre era incapace di difendersi. Secondo i pm gli aggressori sapevano che il mix probabilmente formato da tranquirit, crack, metadone ed eroina, la avrebbe potuta uccidere. Non solo hanno accettato il rischio, ma quando si sono resi conto che Desirée stava collassando, hanno continuato le violenze. Poi, la hanno lasciata morire, abbandonando il corpo nudo in un letto sudicio, nello stabile abbandonato in via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo. Gli investigatori della Squadra Mobile diretti da Luigi Silipo hanno identificato il quarto componente del branco, un ghambiano che si sarebbe rifugiato vicino a Foggia.

DESIREE MARIOTTINI

 

 

 

 

 

L'EX FABBRICA OCCUPATA

I tre fermati sono i senegalesi Gara Mamadou, 26 anni, e Minteh Brian, 43 anni, e Alinno Chima, nigeriano di 46 anni. Il primo è stato bloccato dai poliziotti mentre mercoledì sera era in strada al Pigneto. Il secondo, già arrestato nel 2014 dai carabinieri di piazza Venezia per spaccio al Colle Oppio, l'hanno trovato a San Lorenzo. Il nigeriano, infine, è stato sorpreso mentre ancora dormiva ieri mattina nell'ex fabbrica di penicillina sulla Tiburtina, un altro inferno diroccato dove vivono circa 600 tra tossici e immigrati irregolari e in cima alle liste degli immobili da sgomberare. Tutti pusher che facevano la spola tra le piazze della movida e dello spaccio. Per gli inquirenti hanno agito come delle «belve». Domani verranno interrogati dal gip, che deciderà se confermare o meno la custodia in carcere. Sul registro degli indagati, però, verranno aggiunti altri nomi: stando alle dichiarazioni di un teste, gli aggressori potrebbero essere sei o sette. Potrebbe inoltre rischiare la contestazione di omissione di soccorso o concorso in omicidio chi era presente e non ha cercato di salvare Desirée. Gli inquirenti hanno ascoltato 10 persone; le ultime due ieri: una è l'amica che era insieme a Desirée. Tutte hanno visto la 16enne la sera dell'omicidio. Molte erano con lei nello stabile occupato.

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

 

LE ULTIME ORE

La notte è quella tra giovedì e venerdì della scorsa settimana. Desirée - è l'ipotesi dei pm - frequentava lo stabile abbandonato da una quindicina di giorni. Comprava droga, il sospetto è che lo facesse anche in cambio di sesso. Conosceva gli uomini che le hanno teso una trappola mortale, in particolare uno, e aveva mentito alla nonna, dicendo che quella notte avrebbe dormito da un'amica. Per la Procura, anche giovedì la ragazzina era all'interno del palazzo già nel primo pomeriggio, forse c'era stata anche di mattina. Uno dei presenti ha detto di avere cercato di rianimare la sedicenne «quando era cianotica».

 

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - MAMADOU GARA UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

Quello che i pm considerano un supertestimone - un ragazzo senegalese - avrebbe dichiarato: «Io c'ero. In quella stanza c'era una ragazza nel letto: le avevano messo una coperta fino alla testa, si vedevano i capelli. Sembrava già morta, la sua amica urlava che l'avevano violentata e uccisa in quattro». Un altro teste sostiene che «Desirée aveva attorno 7 o 8 persone. Le davano dell'acqua per farla riprendere. Quel giorno mi chiese di fumare ma non stava bene e le ho detto di no. Poi è arrivato quel nero e le ha detto vieni con me. Dopo ne è arrivato un altro. Sono andato via e quando sono tornato era già a terra». Fondamentali le dichiarazioni di due ragazze. «Le hanno dato la roba per approfittare di lei - ha raccontato una tossicodipendente - l'ho vista viva fino all'1.30». C'è poi Giovanna, l'amica di Desirée che ha detto di essere uscita dal covo a cercare la polizia dopo averla vista «come morta». Un'altra amica ancora ha detto di avere visto «Desireè quando era già morta, nuda. Io l'ho rivestita perché mi faceva pena». Il resto, sono altri dettagli di cronaca nera: una chiamata anonima al 118, i paramedici che non riescono ad entrare nello stabile abbandonato. L'arrivo dei vigili del fuoco e la scoperta del corpo di Desirée, abbandonato e ormai senza vita.

 

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - MAMADOU GARA UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

I DUE PUSHER E IL FINTO PROFUGO CHE NON POTEVANO STARE IN ITALIA

Cristiana Mangani per “il Messaggero”

 

Irreperibili: vengono indicati così nella banca dati del Comune di Roma i tre presunti responsabili della morte di Desirée. Liberi di circolare per l' Italia grazie a permessi di soggiorno concessi per la richiesta d' asilo o per la protezione umanitaria. Autorizzazioni scadute o mai ottenute fino in fondo, che hanno però consentito ai tre indagati di diventare ombre. Di sparire tra il degrado e l' abbandono di una città allo sfascio.

 

BASE DI SPACCIO

 Non era un segreto per nessuno nel quartiere, che in quello stabile di via dei Lucani, a San Lorenzo, si spacciava droga di ogni tipo. Eppure Brian Minteh, Mamadou Gara e Chima Alinno ne avevano fatto la loro base, e ricevevano liberamente i tossici in cerca di una dose. La piccola Desirée c' è finita dentro, ed è morta su un materasso sporco, tra siringhe e lacci emostatici, violentata da assassini per i quali Matteo Salvini ora chiede «la castrazione chimica». Per loro e per tutti quelli che stuprano una donna. «A questi - aggiunge il ministro - un po' di carcere in Italia glielo farei fare, ma le carceri in Nigeria, in Senegal, in Congo, penso siano un tantinello più dure. Non mi dispiacerebbe che tornassero da dove sono arrivati».

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

 

La storia di San Lorenzo ricorda tristemente quella di Macerata e della giovanissima Pamela.

Anche in questo caso chi ha ucciso è arrivato illegalmente in Italia a bordo di un barcone, e ha scelto la strada della richiesta dello status di profugo. Bran Minteh, nato in Senegal il 19 agosto del 75, ha presentato l' istanza alla questura di Roma il 28 agosto dello scorso anno, per sollecitare il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, che gli era stato concesso dal Tribunale di Roma il 12 febbraio del 2015. Dopo due anni di permanenza, da via di San Vitale avevano sollecitato una integrazione documentale, perché sulla domanda non c' era l' iscrizione all' anagrafe. Nel frattempo, ha preferito vivere di spaccio e scomparire.

 

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

Stessa cosa per Mamadou Gara, senegalese, nato il 20 novembre del 91, in possesso di un permesso di soggiorno per richiesta d' asilo, poi scaduto. Quindi espulso con un provvedimento del prefetto di Roma il 30 ottobre del 2017. Ha fatto perdere le tracce fino al 22 luglio scorso, quando agenti delle Volanti lo hanno rintracciato. Ma mentre era in attesa del nullaosta dell' autorità giudiziaria per reati pendenti a suo carico, se l' è data a gambe. Chima Alinno, nigeriano, è nato il 16 agosto del 72. L' iter che ha seguito è uguale a quello degli altri due indagati. Nella banca dati risulta titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciato dalla questura il 14 marzo del 2016, ma scaduto tre anni dopo. Anche lui irreperibile.

 

LE NUOVE REGOLE

Resta da chiedersi come mai migranti arrivati dal Senegal e dalla Nigeria potessero godere di permessi che non avrebbero mai potuto realmente ottenere, visto che non provenivano da paesi in guerra. Condizioni che sono state riviste con il Decreto sicurezza appena approvato, dove il permesso per protezione umanitaria è praticamente sparito. Scarsissime le possibilità di concessioni: motivi di salute, guerre, e poco altro. In ogni caso, suscettibili di revisione dopo sei mesi, qualora la situazione nel paese d' origine fosse cambiata.

salvini depone una rosa per desiree, la 16enne morta a san lorenzo 7salvini depone una rosa per desiree, la 16enne morta a san lorenzo 5

 

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