cherif chekatt strasburgo

DOVE E’ FINITO CHERIF CHEKATT? PROBABILMENTE E’ SCAPPATO IN GERMANIA, O FORSE ANCORA A NEUDORF, PROTETTO DA FIANCHEGGIATORI DELL'ISLAMISMO RADICALE - ALLERTA ANCHE IN ITALIA - IL 29ENNE, CON 27 CONDANNE ALLE SPALLE, HA SPARATO AI PASSANTI NELLE STRADINE ACCANTO AL MERCATO DI NATALE MIRANDO CON PRECISIONE ALLA TESTA. E QUANDO FINIVA I COLPI, IN ATTESA DI RICARICARE, LI COLPIVA CON UN GROSSO COLTELLO DA CACCIA… - IL SUO CURRICULUM CRIMINALE E’ NOTEVOLE

1 - «INNEGGIAVA AD ALLAH E LI COLPIVA ALLA TESTA» LA FUGA DEL KILLER, FORSE È IN GERMANIA

Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”

 

SOSPETTO KILLER STRASBURGO CHERIF CHEKATT

Cherif Chekatt sparava ai passanti nelle stradine accanto al mercato di Natale mirando con precisione alla testa. E quando finiva i colpi, in attesa di ricaricare, colpiva con un grosso coltello da caccia, «non da cucina» precisa il responsabile degli ospedali di Strasburgo, Pascal Bilbault. Quando è salito sul taxi appena lasciato da un gruppo di italiani si è vantato con l' autista: «Ho ammazzato dieci persone» (non era vero, per fortuna). Ferito alla spalla da un colpo dei militari dell' operazione Sentinelle, Chekatt si è fatto portare nel quartiere Neudorf.

 

Una volta sceso ha sparato di nuovo contro due gendarmi in motocicletta, si è nascosto in rue Epinal, gli agenti sono entrati in un appartamento accanto chiedendo al padrone di casa terrorizzato di fare silenzio e un cecchino ha preso posizione in salotto con un fucile di precisione, ma il 29enne terrorista dalle 27 condanne - un record - non è mai entrato nel mirino, ed è riuscito a scappare. Forse in Germania, o forse ancora a Neudorf, protetto da conoscenze nell' islamismo radicale.

strasburgo attentato

 

Lo cercano 750 uomini, ieri sera la polizia ha finalmente diffuso in tv la foto e le generalità chiedendo ai cittadini di collaborare e di chiamare il 197: il presunto assassino è alto 1,80 m, corporatura normale, capelli corti, forse barba, pelle olivastra, un segno sulla fronte. «Individuo pericoloso, non intervenite in prima persona». Martedì sera quel francese nato 29 anni fa a Strasburgo in una famiglia marocchina ha debuttato nella jihad gridando «Allah Akbar» come molti prima di lui, ma con una determinazione che non lascia ben sperare per l' epilogo.

 

attentato a strasburgo 8

Ieri pomeriggio il centro di Strasburgo era vuoto, il mercato di Natale che ogni anno attira due milioni di visitatori chiuso, l' abete con le decorazioni alto 30 metri spento e la cattedrale deserta. Il reporter della tv tedesca Peter Fritz racconta come se ne è andato il primo dei due morti (un terzo è in stato di morte cerebrale), il turista thailandese Anupong Suebsamarn.

 

«Ho sentito due spari, e ho visto quell' uomo colpito alla testa e sdraiato a terra. Assieme a due donne tedesche lo abbiamo portato all' interno di un caffè per proteggerlo dal freddo e fargli un massaggio cardiaco, sotto gli occhi della moglie sotto choc e ferita in modo non grave. Abbiamo insistito 45 minuti, poi un medico al telefono ci ha detto che era inutile continuare».

 

ATTENTATO A STRASBURGO - CHERIF CHEKATT

Le ambulanze sono arrivate tardi, forse bloccate dalla polizia che aveva chiuso il quartiere per dare la caccia al terrorista. La seconda vittima è un 61enne ex bancario del Crédit Agricole. Prende un aperitivo con la moglie e il figlio alla brasserie Stub. Paga il conto ed esce dal locale mentre i famigliari si rivestono. Cherif Chekatt passa di lì in quel momento, gli spara in testa. Moglie e figlio lo vedono a terra. Morirà in 15 minuti, prima che arrivino i soccorsi.

 

La persona in stato di morte cerebrale, anche lui colpito alla testa, è un afghano di 40 anni, Kamal, che gestiva un' officina in un locale della moschea di Strasburgo. Poi ci sono 12 feriti tra i 20 e i 65 anni, tra i quali il più grave sembra il giornalista italiano Antonio Megalizzi colpito da una pallottola al collo. Con lui è stato ferito un collega francese della web radio Europhonica.

 

Due persone in Germania dicono di avere visto un uomo che assomiglia a Cherif Chekatt ma non ci sono conferme, le frontiere sono chiuse. Quattro ore di coda al ponte dell' Europa che unisce Strasburgo alla tedesca Kehl. A Parigi ripartono le polemiche perché, come tante altre volte, il terrorista era noto ai servizi e schedato «S» (minaccia alla Sicurezza nazionale). Ma come lui ce ne sono 10 mila.

attentato a strasburgo

 

2 - DROGHE, ALCOL, ODIO PER LA POLIZIA E 27 CONDANNE SULLE SPALLE: VITA DI PERIFERIA DI UNO STRAGISTA

Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”

 

«Siete della Bac?». No, non siamo poliziotti in borghese della Brigata anticrimine. I ragazzi che fanno la ronda intorno al palazzo di rue Tite Live si rilassano. E cominciano a parlare. Gli piaceva soprattutto la cannabis, raccontano, ma usava anche droghe più pesanti. Scendeva dall'appartamento al terzo piano, la comprava qui sotto, poi risaliva. L' ultima volta che lo hanno visto è stato venerdì scorso, alla birreria che si affaccia sulla route Roumaine, la strada che porta alla statale da dove potrebbe essere fuggito, verso la Germania o chissà dove. Era ubriaco fradicio.

 

ATTENTATO A STRASBURGO - CHERIF

Cherif Chekatt è un luogo comune. Dimenticheremo presto il suo nome, quando arriverà il prossimo di una filiera che ci eravamo illusi fosse finalmente esaurita. Come Salah Abdeslam, l'unico superstite del commando del Bataclan, forse il prototipo originale. Reietti di periferia, delinquenti più o meno piccoli divenuti stragisti che certo non disdegnavano lo stile di vita occidentale. A modo loro integrati, fino alla radicalizzazione avvenuta in carcere, ma sarà poi vero.

 

L'uomo che ha sparato e accoltellato persone che non aveva mai visto prima nelle stradine del centro di Strasburgo addobbate per il Natale era «uno dei tanti, uno di noi», così lo raccontano i ragazzi che lo conoscevano.

 

attentato a strasburgo 2

Le parole del giorno dopo sono sempre uguali. Un tipo discreto, «pas baraqué» che in gergo significa non stupido. Parlava poco, stava sulle sue, le solite cose. Ventinove anni, 27 condanne tra Francia e Germania. Sessantaquattro segnalazioni alla Polizia, la prima quando andava alle scuole elementari. Martedì mattina sono venuti a cercarlo per una rapina a mano armata finita con un tentato omicidio nell' agosto del 2018.

 

attentato a strasburgo 4

Nel 2011 era finito per la prima volta in un penitenziario dopo aver quasi sgozzato un uomo aggredendolo con un coccio di bottiglia. Nel 2012 aveva svaligiato un gabinetto dentistico a Magonza, appena oltre confine, portando via denaro e denti d'oro. Quattro anni dopo aveva rapinato una farmacia a Engen, vicino al lago di Costanza. Spaccio di droga, ricettazione, estorsione, saccheggio, violenza privata. Non manca niente o quasi.

 

Aveva scontato due pene di due anni ciascuna nelle carceri francesi. Nel dicembre del 2015 ne era uscito con addosso l'etichetta S, affibbiata alle persone potenzialmente pericolose per la sicurezza dello Stato francese. Negli ultimi mesi di detenzione, dopo la strage di Charlie Hebdo , 7 gennaio 2015, aveva cominciato a predicare ai compagni di cella «una pratica della religione sotto forma radicale», che si traduceva soprattutto nell'odio verso le forze dell' ordine.

 

attentato a strasburgo 5

Una volta fuori, aveva ripreso la vita di sempre. «Pochi giorni fa gli abbiamo fatto i complimenti perché aveva al collo una catena d' oro» scherza Zach, uno dei condomini intenzionati a difendere il buon nome della zona. Davanti alle telecamere di Bfm, il canale all news francese, arriva urlando Tufik El Kiri, un tassista di trent'anni. Mostra una foto sul telefonino scattata allo schermo della televisione. «Nel titolo del vostro servizio c'è scritto che siamo un quartiere salafita - grida -. Ma non è vero, e poi Cherif in moschea non lo abbiamo mai visto».

 

attentato a strasburgo 7

Hohberg è nella zona ovest di Koenigshoffen, detto anche «KHF», un quartiere attaccato alla tangenziale di Strasburgo che quasi ovunque viene definito ghetto. L'enorme edificio dove da un anno viveva Chekatt, otto piani con ballatoio esterno, è conosciuto come «Tabac», perché una volta al suo interno c'era una tabaccheria. Adesso è chiusa, come quasi ogni negozio intorno.

 

Nel palazzo, un Hlm, che sta per alloggi a basso costo, gli inquilini cambiano da un mese all' altro. Gli appartamenti disabitati vengono occupati di continuo. I vetri dell' atrio all' ingresso sono scheggiati.

Davanti c'è un parcheggio dove giocano i bambini, ai lati altri casermoni. Non un filo di verde, poca gente in giro. I ragazzi del Tabac fanno la ronda in motorino, controllano, chiedono. Grandi spazi pieni di cemento, tagliati fuori dal resto della città, sullo sfondo le ciminiere della centrale termica di Hautepierre. A sembrare fuori posto sono solo le poche luminarie natalizie, che non si accendono neppure a sera.

 

attentato a strasburgo 6

Cherif Chekatt è nato a Neudorf, il quartiere accanto, dove ancora risiedono i suoi genitori. Non si è mai mosso da qui, dalle due banlieues più isolate della città, dove durante l' ultimo capodanno sono state bruciate 85 auto, altre venticinque solo nel weekend di Halloween. Fino a pochi anni fa era anche peggio. Nel 2012 ci furono dodici rapine in una sola notte.

 

Adesso va un po' meglio, grazie al lavoro delle associazioni di quartiere, ma il tasso di delinquenza rimane il più alto di una città che dopo Parigi ha il numero più alto di schedati S, duecento, in rapporto alla popolazione. «Basta, andate via». I ragazzi del Tabac hanno deciso che per oggi è abbastanza. La loro pazienza è finita e lo fanno capire con modi spicci, stringendosi sempre più ai giornalisti, fino a circondarli. Questo è il quartiere, questo è il contesto. Non è per fare della sociologia spiccia. È solo per dire che non finirà mai.

strasburgo

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…