attentato gerusalemme armi carlo

UCCIDERE LOW COST: LA JIHAD TROVA SEMPRE NUOVE STRADE – GLI ATTENTATORI CHE HANNO APERTO IL FUOCO SU UN BUS A GERUSALEMME, UCCIDENDO 6 PERSONE, HANNO COMPIUTO L’ATTACCO CON DELLE “ARMI CARLO”, PISTOLE E MITRAGLIETTE “FATTE IN CASA” ASSEMBLATE CON ELETTRODOMESTICI E SALDATORI – QUESTE ARMI HANNO UN COSTO BASSO (DA 500 A 1000 DOLLARI) E SONO FACILI DA NASCONDERE, RENDENDOLE PIU' APPETIBILI AGLI ASPIRANTI JIHADISTI RISPETTO AGLI ATTACCHI SUICIDI...

1 - MITRAGLIETTE “CARLO” ASSEMBLATE IN AUTOFFICINE CON PEZZI DI ELETTRODOMESTICI E SALDATORI

 

Estratto dell’articolo di Nello Del Gatto per "la Stampa"

 

armi carlo

Con un saldatore, pezzi recuperati dagli elettrodomestici o di riciclo, un trapano a colonna, schemi di progettazione reperibili su internet si riescono a produrre le armi Carlo, le più diffuse in Cisgiordania, che possono essere prodotte facilmente nei garage e nelle case, recuperando pezzi da ogni dove.

 

Queste armi, usate ieri nell'attentato a Ramot, sono semiautomatiche e prendono il nome dal mitra Carl Gustav modello 45, un modello adottato dall'esercito svedese nel 1945 e venduto anche in Egitto.

 

attentato a gerusalemme 10

[…] Quello che ne ha facilitato la diffusione, oltre alla facilità di produzione, è anche il costo: da 500 a 1000 dollari per il tipo base, economici e di facile reperibilità anche i proiettili. I prezzi possono aumentare se l'armaiolo si applica con degli accorgimenti per renderle più precise. Secondo analisti, questo tipo di armi si trova anche altrove, alcuni esemplari sono stati trovati anche in Italia.

 

Alle armi "Carlo" autocostruite, si sono aggiunti in Palestina i fucili d'assalto di tipo americano. E non sono pochi quelli che possiedono pistole di fabbricazione industriale. Armi che arrivano dall'Iran attraverso Siria, Libano e, soprattutto Giordania, portate smontate per poi essere assemblate nei piccoli negozi delle cittadine palestinesi e stipate in sottoscala e depositi sotterranei del centro soprattutto di Nablus e Jenin.

armi carlo

 

[…] La Jihad Islamica, aveva anche razzi dispiegati in alcune aree e negli ultimi anni ha tentato di lanciarli, invano verso le città israeliane. Ma l'arma più potente è sicuramente la propaganda. Foto dei "martiri" campeggiano nelle città e questi gruppi hanno oramai il controllo delle università palestinesi, usciti vincitori dalle elezioni studentesche. I giovani, come probabilmente i due responsabili dell'attentato di ieri a Ramot, vedono in loro gli unici interessati alla loro causa, vista l'assenza del governo palestinese.

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Per questo è facile per questi gruppi reclutare oppure avvalersi di cani sciolti votati al "martirio". Mentre prima sui social si trovavano immagini degli attacchi in auto contro i check point o anche di ragazzini con in mano coltelli o la Carlo, oggi i video mostrano gli attacchi alle truppe a Gaza, oppure militanti armati fino ai denti in Cisgiordania con frasi che incitano all'attacco, spesso sottolineando la "fragilità" israeliana dovuta alla questione degli ostaggi, a una guerra che per loro Israele ha perso e alle manifestazioni anti governative nello Stato ebraico.

 

2 - DAGLI UOMINI BOMBA ALL’USO DI COLTELLI E FUCILI «LOW COST» LE ARMI DEI JIHADISTI

Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"

 

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Un’arma a basso costo con esiti letali. Una sfida alla sicurezza. Il pericolo di una nuova fase della crisi. Gli attentatori di Gerusalemme hanno seminato terrore usando «Carlo». Il nome si ispira alla mitraglietta svedese Carl Gustav mentre la parte tecnica ricorda, alla lontana, quelle di altre armi «semplici». Qualcosa da poter realizzare in un’officina usando materiale facilmente reperibile. […]

 

Queste armi possono sparare solo a raffica, sono adatte per attacchi a distanza ravvicinata, tendono a incepparsi. Perché le munizioni, di solito calibro 9 (ma anche di altri calibri) devono essere adeguate a meccanismi rustici e non perfetti. Qualche specialista riesce a migliorare le prestazioni ma, alla fine, ai mujaheddin interessa la disponibilità. […]

 

Le mitragliette sono nascoste in piccole borse, possono essere celate (d’inverno) sotto un giaccone, è agevole contrabbandarle all’interno di un veicolo. E chi le impugna non va al fronte ma spara tra la folla o alla fermata di un bus.

 

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Una volta Hamas e Jihad si affidavano agli uomini-bomba, negli ultimi tempi hanno preferito le incursioni come quella di ieri. Oppure attacchi con coltelli e auto ariete, metodi fai-da-te che hanno comunque portato via delle vite umane. C’è stato un solo episodio di un possibile kamikaze quando nell’agosto di un anno fa un terrorista è saltato per aria a Tel Aviv.

 

È probabile che i capi del movimento ritengano controproducente la tattica dell’azione suicida e preferiscano, al momento, i raid di militanti. Inoltre, il modus operandi richiede minore preparazione: non ci sono ordigni da confezionare e volontari da plasmare affinché siano disposti ad attivare il «detonatore». E la tattica può favorire l’iniziativa di elementi che hanno pochi appoggi ma che vogliono partecipare alla lotta.

 

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[…] I due killer, provenienti da località vicine a Gerusalemme, hanno bucato i controlli sfruttando un varco, pare accompagnati da un complice. E, secondo indiscrezioni, non erano noti alla polizia. Ulteriore segnale di come non esistano difese insuperabili, sia contro un terrorismo «semplice» che nei confronti di avversari tenaci. In queste ore gli Houthi sono riusciti a perforare lo scudo con un drone bomba colpendo l’aeroporto di Ramon, nel sud di Israele. Un centro dopo dozzine di fallimenti, ma la riprova di come si adeguino alle contromisure.

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Adesso è concreto il timore di una rappresaglia estesa da parte dell’Idf in Cisgiordania. Il clima è propizio. Nei giorni scorsi ci sono state le minacce di annessione da parte di Tel Aviv mentre sono proseguite continue scorrerie dei coloni nei villaggi palestinesi. Hamas ha definito l’attacco un’azione eroica, la destra israeliana ha invocato vendetta.  […]

 

 

 

 

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