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“HANNO TENTATO DI TOGLIERMI LA MASCHERA ANTIGAS MENTRE ERO BLOCCATO TRA LE PORTE DEL CONGRESSO” - GUNTHER PAUL HASHIDA, L’AGENTE CHE AVEVA FRONTEGGIATO L’ASSALTO DI CAPITOL HILL, SI È SUICIDATO DUE GIORNI DOPO LA DRAMMATICA AUDIZIONE DELLA COMMISSIONE DI INCHIESTA SUI TUMULTI - SONO QUATTRO I SUICIDI TRA GLI AGENTI CHE IL 6 GENNAIO ERANO A DIFENDERE LE ISTITUZIONI: TUTTI VETERANI, CON ALMENO 10 ANNI DI SERVIZIO - VIDEO

 

Giuseppe Sarcina per "www.corriere.it"

 

scontri a capitol hill

Lo hanno trovato senza vita, nella sua casa a Dale City, in Virginia, giovedì 29 luglio. Gunther Paul Hashida era un agente del Metropolitan Police Department di Washington. Il 6 gennaio era a Capitol Hill, a fronteggiare l’assalto dei trumpiani al Congresso. Il 5 agosto avrebbe compiuto 44 anni, diciotto dei quali trascorsi con la divisa blu della polizia. Si è suicidato due giorni dopo la drammatica audizione della Commissione di inchiesta sui tumulti nel giorno dell’Epifania.

 

gunther hashida

Il 10 luglio scorso si è ucciso un altro poliziotto, il quarantenne Keyle DeFreytag: anche lui faceva parte dell’«emergency team» spedito nel primo pomeriggio sui gradini del Parlamento, a fare da argine a migliaia di dimostranti. La lunga scia del trauma, dunque, non si è ancora esaurita. A oggi sono quattro i suicidi tra i tutori dell’ordine. A Hashia e DeFreytag vanno aggiunti Jeffrey Smith e Howard Liebengood. Erano tutti veterani, con almeno 10-15 anni di servizio. Nel conto, naturalmente, entra anche Brian Sicknick, 42 anni, morto il 7 gennaio, dopo una giornata di battaglia, in cui fu colpito da un estintore e bersagliato con gas tossici.

 

michael fanone 1

Va sempre ricordato che nelle violenze morirono anche quattro supporter di Donald Trump: Ashli Babbitt, 33 anni, di San Diego, uccisa dalla polizia con un colpo di pistola al petto; Kevin Greeson, 55 anni; Benjamin Phillipps, 50 anni, e Rosanne Boyland, 34 anni. Nove morti, quindi. In un’atmosfera ancora carica di tensioni, come si è visto nella seduta iniziale della Commissione insediata dalla Speaker della House, Nancy Pelosi, il 27 luglio scorso. In quell’occasione abbiamo potuto ascoltare per la prima volta le testimonianze dirette di quattro poliziotti schierati in prima linea. Le loro parole hanno scosso l’opinione pubblica.

 

daniel hodges

Daniel Hodges, agente della Metropolitan police di Washington, è una delle figure simbolo degli scontri. Rimase intrappolato tra le porte del Congresso, in balia dei dimostranti più violenti, che ha definito «terroristi»: «È stata una battaglia di tipo medievale. Uno dei terroristi ha cercato di togliermi la maschera antigas. Altri mi urlavano: “Sei un bianco, ma stai dalla parte sbagliata” e ancora: “oggi morirai sulle tue ginocchia”». Harry Dunn, invece, è un afroamericano. Non è riuscito a trattenere le lacrime in diretta tv: «Mi hanno insultato come non mi è mai successo da quando indosso la divisa. Mi dicevano “negro del c.” e poi “tu non sei americano”». Il sergente Aquilino Gonell è un veterano dell’Iraq: «Non mi sono mai trovato in una situazione del genere, neanche in guerra. Quel giorno ho pensato: “ecco come morirò oggi, cercando di proteggere questa porta del Congresso”».

 

michael fanone 3

Il più rabbioso, il più dirompente è stato Michael Fanone, il poliziotto trascinato nel mucchio selvaggio dai dimostranti, disarmato e picchiato: «Sentivo qualcuno che gridava: “ammazzatelo con la sua pistola”». Poi Fanone ha guardato i nove componenti della Commissione è ha sbattuto la mano sul tavolo: «L’indifferenza verso ciò che abbiamo vissuto è vergognosa». In tarda serata Fanone ha chiarito a chi si riferisse, in un’intervista a Don Lemon della Cnn: «Trump e altri suoi alleati hanno aizzato la folla e ora continuano a negare la gravità di ciò che successo. Questo è vergognoso». Ci sarà tempo per ricostruire come e perché lo schieramento difensivo fosse così sguarnito. E ci sarà tempo per stabilire i vari livelli di responsabilità: quelli organizzativi e quelli politici. Al Congresso c’è chi ipotizza che la Commissione possa convocare d’imperio (subpoena) Trump, Rudy Giuliani e tutti coloro che fomentarono la rivolta.

michael fanone 2

 

Come chiedere aiuto

In Italia ci sono vari modi per chiedere aiuto se ci si trova a fare i conti con pensieri di suicidio. Per parlare con operatori e volontari che offrono supporto psicologico in forma anonima ci si può rivolgere al 112, il numero unico per le emergenze europeo. Sono attive anche diverse associazioni, ad esempio Telefono Amico (raggiungibile al 199 284284 dalle 10 alle 24, oppure scrivendo su WhatsApp al 324 0117252 dalle 18 alle 21), Progetto InOltre (al numero 800 334343) o la fondazione De Leo Fund Onlus (800 168678). Bambini e adolescenti possono contattare il Telefono Azzurro chiamando il 19696 (24 ore su 24) o scrivendo in chat sul sito (dalle 16 alle 20).

 

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