trojan malware

PORCA TROJAN! – IL GENERALE RAPETTO LANCIA L’ALLARME: “I TROJAN POSSONO DIVENTARE UN BUSINESS PER IL CRIMINE ORGANIZZATO. IL SOFTWARE POTREBBE TRASFERIRE DATI NON SOLO A UN SERVER SICURO A DISPOSIZIONE DELLA PROCURA, MA ANCHE A UN ALTRO SISTEMA INFORMATICO GOVERNATO DALL’AZIENDA CHE LO PRODUCE” - “NON È DA ESCLUDERE CHE CHI HA MESSO IL PROPRIO INGEGNO NELLO SVILUPPO DEL TROJAN ABBIA INTERESSE A CAUTELARSI, MAGARI PIAZZANDO QUI E LÀ UNA ‘BACKDOOR’…”

 

 

Umberto Rapetto per www.infosec.news

 

UMBERTO RAPETTO

“Porca Trojan!” si lascerà scappare qualcuno al pensiero che si torni sull’argomento. Siccome “melius est abundare quam deficere”, riprendiamo il discorso.

E’ opportuno, forse indispensabile, saperne di più. E non è semplice questione di curiosità, ma necessità di generare anticorpi culturali che sono fondamentali in un’epoca in cui sembra non bastare l’invisibile dittatura di Amazon, Google, Facebook & C.

 

trojan malware

Tutti si trincerano dietro all’emergenza virale. L’informazione è monopolizzata dalla cronaca di contagi, decessi e (fortunatamente) guarigioni, da commenti di improbabili opinionisti, da consigli pratici preventivi affidati a virologi del calibro di Barbara D’Urso che – meno male! – ha spiegato agli italiani come ci si lava le mani, da previsioni catastrofiche che nemmeno “l’ottimismo è il profumo della vita” dell’indimenticabile Tonino Guerra riuscirebbe a capovolgere.

In un clima di ipnosi crescente, credo sia necessario pensare anche alla salute dei diritti civili e della democrazia.

 

Anche la libertà è problema di sanità pubblica, perché – se mai le si potesse fare il tampone o misurare la temperatura – le sue condizioni cliniche imporrebbero senza dubbio iniziative non procrastinabili.

TROJAN2

 

La legittimazione di determinate metodologie investigative ha innescato una evidente “domanda” sul mercato, solleticando gli appetiti degli imprenditori del settore dell’innovazione ma anche quelli del crimine organizzato sempre pronto ad afferrare al volo avvincenti occasioni di profitto.

Un manager (dimentichiamoci lo stereotipo del boss con la coppola) delle più industrializzate associazioni a delinquere sa di poter contare sulla committenza delle Procure della Repubblica all’affannata caccia di soluzioni tecnologiche idonee ad accelerare il perseguimento degli obiettivi di Giustizia.

 

trojan virus

La creazione di una software house mirata e competitiva non richiede grossi sacrifici alla mafia o alla ‘ndrangheta. Il momento, poi, è particolarmente favorevole per l’abbondanza di imprese decotte pronte ad abbassare la saracinesca e di straordinari professionisti lasciati a casa dalla “riorganizzazione aziendale” che in un periodo di crisi permette impietose epurazioni.

Il prodotto, confezionato per essere ragionevolmente “adottabile” dall’Autorità Giudiziaria sul territorio, potrà non corrispondere a quel che si profila all’acquirente o a chi opta per il noleggio di certi sistemi.

 

trojan2

Il “trojan” potrebbe risultare inaffidabile (e “risultare” è improprio, visto che probabilmente mai nessuno si accorgerà di nulla) e tenere comportamenti difformi rispetto le aspettative di chi lo ha comprato e le caratteristiche tecniche dichiarate su depliant, brochure e slide da videoproiettore.

luigi di maio alfonso bonafede flash mob del movimento 5 stelle per l'approvazione della spazzacorrotti 13 4

Il trojan – sappiamo o lo stiamo imparando – prende il controllo dello smartphone o del computer della persona sottoposta ad indagine, consentendo tra l’altro (e non è dato conoscere la vastità del cosiddetto “altro”) di copiare quanto memorizzato e di acquisire conversazioni in voce e corrispondenza via mail e in chat.

 

giuseppe conte alfonso bonafede 1

Il “malloppo” viene spedito ad un archivio elettronico che affianca i faldoni delle investigazioni “tradizionali”. Il trasferimento si concretizza nel passaggio telematico di file dal dispositivo “target” (cioè preso di mira) ed un server sicuro a disposizione della Procura operante. Il software in questione, però, potrebbe anche mandare (complice una specie di carta carbone virtuale) le medesime informazioni anche ad un altro sistema informatico governato dall’azienda produttrice per un reimpiego diretto o su commissione.

 

trojan malware

Qualcuno è pronto ad alzare un dito e a dire che un simile traffico anomalo di dati non passerebbe inosservato, ma dimentica che l’unico punto in cui è possibile rilevare un incremento dei flussi di trasferimento delle informazioni non è nelle mani del magistrato ma in quelle dell’ignaro (si spera) bersaglio della “captazione informatica”. Il tizio non si accorgerà di nulla e il trojan (nel rispetto della mitologia dei film di spie) distruggerà ogni traccia…

 

E’ fin troppo ovvio che il fornitore non consegnerà mai i “codici sorgente” del proprio software, giustificato dal timore che prima o poi qualcuno ne riesca a carpire le istruzioni fuoriuscite dal ben protetto perimetro del contesto in cui sono state sviluppate. Al pari di uno chef – geloso delle prelibate ricette e dei relativi ingredienti e dosaggi – nessuno metterebbe in gioco il frutto dei sacrifici dell’attività di ricerca per la realizzazione di un siffatto programma.

bonafede di maio conte

 

In ogni caso, poi, il committente non sarebbe in grado di eviscerare il software per individuare e rimuovere eventuali bocconi avvelenati. La stessa fase di “inoculazione” è affidata ai tecnici del produttore del trojan, che hanno quindi visibilità sull’identificazione anagrafica dei destinatari dello “scherzetto”…

 

Chi lavora per l’azienda di software in questione è affidabile? Oppure è un vecchio lupo di mare, avvezzo alle burrasche della vita, magari con le cicatrici di un licenziamento ingiusto o di un mancato pagamento degli emolumenti spettanti?

 

TROJAN 1

Non è da escludere che chi ha messo il proprio ingegno nello sviluppo del trojan abbia interesse a cautelarsi, magari piazzando qui e là una “backdoor”. Backdoor? Sì, parliamo della possibilità di predisporre invisibili “ingressi sul retro” con cui accedere non solo per più agevoli operazioni di manutenzione e miglioramento del software. In parole povere, non è da escludere che l’indagato più sfigato debba fare i conti con la Procura, con la software house e con il dipendente animato da spirito di revenche. Interrompiamo la chiacchierata per non fare indigestione di timori e di assilli. Abbiamo perso (o comunque stiamo perdendo) l’abitudine a pensare, quasi le risposte fossero davvero già pronte e basti un motore di ricerca online per trovare sempre quelle giuste.

 

Torniamo presto sull’argomento. Giusto il tempo per digerire il mattone di oggi.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…