
"IL POPOLO NON HA PIÙ PANE? CHE MANGINO BRIOCHES!" - LA MOSTRA DEDICATA ALL'ULTIMA REGINA DI FRANCIA, MARIA ANTONIETTA, AL "VICTORIA AND ALBERT MUSEUM" DI LONDRA - ANTONIO RIELLO: A PARIGI SI VOCIFERAVA CHE FOSSE UNA DONNA LICENZIOSA, DEDITA AD AMORI SAFFICI CON LE DAME DI CORTE. INSOMMA 'ORGE E BRIOCHE'. IL POPOLO LA DETESTAVA: ERA PERCEPITA COME IL CONCENTRATO DI TUTTI I MALI DELL’ANCIEN RÉGIME. ORA LA CULTURA WOKE SE LA GIOCA, UN PO' ACROBATICAMENTE, COME UNA EROINA QUEER..."
Antonio Riello per Dagospia
maria antonietta by francois hubert drouais
Maria Antonietta Giuseppa Asburgo-Lorena (Vienna 1755 - Parigi 1793), l’ultima regina di Francia, era figlia di Maria Teresa d’Austria. Fu ghigliottinata in una mattina di Ottobre in quella che oggi è chiamata Place de la Concorde. Una figura storica controversa e oggetto di innumerevoli attenzioni letterarie e cinematografiche: “Le Déluge” di Gianluca Jodice (2024) è il tributo più recente. Qualcuno si ricorderà che nel 1955, in “Caccia al Ladro” di Alfred Hitchcock, Grace Kelly aveva interpretato un’algida Maria Antonietta nella scena del ballo in maschera.
Una scuola di pensiero (quella tradizionale) la vede come una sovrana viziata, frivola, poco empatica e non particolarmente brillante (per usare un eufemismo). L’epitome della sua ottusa insensibilità sta nella celebre frase: “il popolo non ha più pane? ma che mangino brioches!” Si dice l’avesse pronunciata in occasione di una delle proteste popolari che accompagnarono il nascere della Rivoluzione Francese.
maria antonietta film di coppola 1
Non vi sono certezze storiche che lei abbia effettivamente mai detto queste parole, ma le sono state affibbiate così tante volte che è come se fosse andata davvero così. Fu, questo è certo, la signora più diffamata del XVIII Secolo. A Parigi si vociferava che fosse una donna licenziosa, dedita ad amori saffici con le dame di corte. Insomma “Orge e Brioche”. Il popolo la detestava: era percepita, fin da prima della Rivoluzione, come il concentrato di tutti i mali dell’Ancien Régime. In più era anche di origine austriaca, il nemico giurato della Francia.
kate moss in ma mood by tim walker
Un altro approccio - revisionista - la vede come una tragica creatura schiacciata da una situazione più grande di lei: una aristocratica raffinata ed intelligente che però non si rese conto dei cambiamenti sociali che stavano rapidamente annichilendo la monarchia francese. In alternativa, una lettura femminista la immagina come una delle tante donne vittime innocenti di una rivoluzione pensata, voluta e gestita da maschi feroci. La cultura Woke se la gioca, forse un po’ acrobaticamente, come una eroina queer.
Negli ultimi tempi va per la maggiore l’idea di una sfortunata “bad girl” immersa in un’atmosfera decadente (ma non priva comunque di accesi riflessi Pop). Questo soprattutto grazie al film “Marie Antoinette” di Sofia Coppola (2006) dove la regina era impersonata da una bravissima Kirsten Dunst.
portrait of marie antoinette by elisabeth vigee le brun
Tutti però (simpatizzanti e detrattori) sono d’accordo sul fatto che sia stata una superba icona di stile. Gli antiquari per tradizione definiscono la cronologia dello stile della corte francese richiamandosi al nome del sovrano regnante. Solo per il regno di Luigi XVI si fa riferimento non al Re ma alla Regina. A Versailles, nell’area del Petit Trianon, aveva fatto costruire un artificiale villaggio contadino (Le Hameau,) dove trastullarsi.
I suntuosi balli da lei organizzati nelle sue finte fattorie suonano profetici rispetto alla trasformazione dei fienili di Cortina o di Sankt Moritz in lussuose destinazioni festaiole. Una visionaria e inossidabile pioniera di trend: aveva già ravvisato la gentrificazione della Natura rurale. Era veramente una regale influencer: profumi, Musica, Moda, Arredamento, Arte, giardinaggio. Poco o niente è sfuggito al sigillo della sua esigente attenzione.
A Londra il Victoria and Albert Museum (che in fatto di gusto e stili la sa lunga) dedica una mostra (curata da Sarah Grant) proprio a Maria Antonietta. Sono esposti circa 250 oggetti a lei legati.
Lettere autografe, una boccetta della sua acqua di Colonia, oggetti di corte, ventagli e abiti ricchissimi (i pochissimi che sono arrivati ai nostri giorni sopravvivendo alle tumultuose vicende rivoluzionarie). La stilista britannica Vivienne Westwood era una sua fan sfegatata.
Molti i gioielli regali (come la collana di diamanti nota come “The Sutherland Diamonds”). Maria Antonietta aveva notoriamente un debole per i diamanti e fu anche coinvolta (senza colpa) in una chiacchieratissima truffa internazionale, l’“Affare della Collana”, vicenda che comunque non aiutò la sua già traballante reputazione.
Poi le sue famose scarpe: esplicite ispirazioni per le creazioni di Manolo Blahnik. A proposito di calzature c’è in mostra la mitica “scarpina perduta”, quella che si sfilò dal piede della regina quando, nel Giugno del 1792, la famiglia reale fu costretta dalla folla inferocita a lasciare, di corsa, il palazzo delle Tuileries. Messa recentemente all’asta venne pagata - nel 2020 - 43.000 euro. Esala ancora il flavour di una “Tragica Cenerentola”.
I dipinti che la ritraggono sono particolarmente interessanti perché restituiscono fedelmente l’elaborato aspetto delle sue complicate acconciature (vere e proprie installazioni ambulanti). Alcuni sono stati fatti dalla sua artista preferita, Elisabeth Vigèe Le Brun (1755-1842). Una artista bravissima e tutta da riscoprire.
Una diffusa credenza racconta che nel giro di pochi giorni i capelli di Maria Antonietta, prigioniera e in attesa del processo (che, ben sapeva, molto probabilmente avrebbe significato una condanna a morte), siano diventati completamente bianchi. Probabilmente è solo una leggenda. Nelle lettere in mostra al V&A è comunque documentata una sua breve e notevole frase (scritta di suo pugno pochi giorni prima dell’esecuzione): “Abbiamo vissuto in un bel sogno, questo è tutto”.
Forse non è un caso se oggi dei verbosi e retorici Robespierre, Danton, Marat (e compagnia bella) non importa più niente a nessuno. Invece le parole della disperata sovrana suonano elegantemente sincere, disincantate e "asciutte". Sono incredibilmente moderne e affini alla nostra sensibilità. Con tutto il “sangue blu” che scorreva nelle sue vene non sarebbe stata di sicuro molto contenta di questa conclusione, ma Maria Antonietta sembra proprio una di noi.
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