
BENVENUTI A "TWIN PEAKS" - LE INDAGINI SUL DELITTO DI GARLASCO SONO PIENE DI OMBRE – “REPUBBLICA” LO CONFERMA: “CHIUNQUE LEGGA LE VECCHIE CARTE, PUÒ RISCONTRARE NEL DEFERENTE STRABISMO VERSO I CAPPA LE PERPLESSITÀ DEGLI ATTUALI INQUIRENTI SU OMISSIONI DI ALLORA E RAGIONI PER GLI APPROFONDIMENTI DI ADESSO. COME LA BICICLETTA DEI CAPPA E IL MAZZO DI CHIAVI CON ANTIFURTO DI CASA POGGI, IN LORO POSSESSO E MAI PRESI IN CONSIDERAZIONE. TRA IL 24 E IL 27 SETTEMBRE C’È PRIMA IL FERMO DI ALBERTO STASI E POI LA SCARCERAZIONE, E PROPRIO IL 27 IL TESTIMONE MARCO DEMONTIS MUSCHITTA VA A DEPORRE A CARICO DI STEFANIA CAPPA, SALVO RITRATTARE - ERMANNO CAPPA, IL 12 DICEMBRE, RASSICURA LA FIGLIA STEFANIA: “STAI TRANQUILLA CHE L’INDAGINE VA AVANTI COME SI DEVE CHE QUEL CRETINO DI STASI SE DEVONO INCASTRARLO LO INCASTRANO” - LA VANITA' DI STEFANIA CAPPA CHE SUGGERISCE AL CRONISTA DI "CHI": "MA SU DI ME UNO SCOOP MAI? LA POVERA STUDENTELLA CHE DEVE VIVERE CON LA BICICLETTA, SENZA COMPUTER, QUESTI SONO ARTICOLI GIUSTI..."
Estratto dell’articolo di Massimo Pisa per “la Repubblica”
Chi comandava durante la prima indagine sul delitto di Garlasco? «Ho detto: potete prendere tutta la mia casa! Le biciclette, le scarpe, tutto! Ma il tutore di una persona malata! Voi mi fate ridere! E loro: Stefania calmati; no io non mi calmo per un caz...! Gliel’ho detto!». È il 13 febbraio 2008 e Stefania Cappa è una furia contro gli inquirenti, che una settimana prima hanno interrogato — mai indagato né perquisito — per l’ultima volta lei e la madre, e poi hanno sequestrato il tutore della sorella Paola per accertamenti.
Stefania si fa sentire: «Avete paura di un... di un caz.. di Giarda che vi dice tre parole o della Muscio che prima mette in carcere uno e dopo tre giorni fallisce perché la Pravon glielo scarcera per... perché è una fallita, sono caz.. vostri!!!».
Non è la sola: «Mio papà si è incazz... come una iena», e il riferimento è a papà Ermanno. Ma Stefania, intercettata, è un fiume in piena: «C’era il comandante Cassese — prosegue — e lui sa che io ho il carattere che veramente sputo sangue, e mi fa: bene Stefania. E io: bene un caz...».
Racconta di averlo affrontato: «Ho detto: io fino adesso ho collaborato con voi e... anche queste cose nuove... alla luce ehm.... delle indagini che...che secondo me saranno molto utili per inquadrare meglio il tutto di quello che è... non le ho mai... non le ho dette a nessuno, solo a mio padre, non sono neanche riuscita ha dirle a Tizzoni, quindi io comunque sto collaborando nel pieno del silenzio delle indagini, non... non sono andata da nessun giorna... qualsiasi giornalista se dovessero chiamare se dico: guarda che mi hanno interrogata, mi becco un frac... almeno cinquantamila euro per andare a Matrix e centomila per andare a Porta a Porta!».
E com’era finita? «Allora lì si sono scusati e mi hanno dato ragione», a sentire la cugina della vittima. «Cioè prendete tutto! Tutto quello che volete! E loro: non ce ne frega niente di... di... della tua bici, delle tue scarpe e dei tuoi vestiti, perché comunque... insomma si sono fatti capire no!».
Chiunque abbia la pazienza di leggersi le vecchie carte può riscontrare in questo deferente strabismo le perplessità degli attuali inquirenti su omissioni di allora e ragioni per gli approfondimenti di adesso.
Anche per togliersi dubbi ancora sospesi. Come la Raleigh di casa Cappa e il mazzo di chiavi con antifurto di casa Poggi, in loro possesso e mai presi in considerazione. O da episodi più sottili. Tra il 24 e il 27 settembre c’è il primo snodo dell’inchiesta, con il fermo di Alberto Stasi e la scarcerazione tre giorni dopo, e proprio il 27 il testimone Marco Demontis Muschitta va a deporre a carico di Stefania Cappa, salvo ritrattare alla fine di cinque ore di verbale.
Ebbene, in quel lasso di tempo, Stefania Cappa intratterrà con i genitori ventuno comunicazioni: diciotto di queste vengono inopinatamente riversate nei brogliacci come irrilevanti.
Ne sopravvive una del 27 sera: «Ermanno parla con Stefania della strategia che devono adottare per denunciare giornali, riviste, tg, ecc». Una seconda del 28: «Il padre dice che Stasi è stato scarcerato, quindi di evitare i giornalisti». E una terza, poco dopo: «Stefania parla con la mamma e dice se può andarla a prendere visto che hanno scarcerato Stasi, così evita i giornalisti ».
Dettagli secondari. In realtà la giovane studentessa di Giurisprudenza, trasferita a Pavia, i rapporti con rotocalchi e tv non li interrompe affatto. E l’argomento è il fidanzato di Chiara Poggi, in quel momento di nuovo libero. «Ma a chi è che non sta sul caz... — commenta con un amico — cioè... e questo ha avuto il coraggio il martedì sera di andarsi a fare la partitina a calcetto ».
E così, è il 19 novembre 2007, si concede di dare una dritta a una inviata di Chi: «Ti saprei dire nomi e cognomi delle ex e delle nuove di Marco Panzarasa e Alberto Stasi — includendo anche l’amico del bocconiano — ho di quelle informazioni che.... ci vediamo domani mattina al bar dell’università, ti faccio vedere il mondo!». In cambio, chiede un piccolo favore: «Ma su di me uno scoop mai eh — suggerisce — la povera studentella che deve vivere con...con la bicicletta, senza computer, questi sono articoli giusti».
i messaggi di paola cappa svelati a le iene
Ma è con un inviato del Tg5 che Stefania Cappa costruisce il rapporto più intenso. Le viene chiesto di «quel bel dialogo del 17 agosto, in caserma, tra te e lui», cioè del tentativo di incastrare Stasi preparato con i carabinieri di Vigevano. La giovane è prodiga di teorie investigative: «Non può essere che si è fermato a dormire lì? E ha scritto lì tanto per lavorare su un pc».
Se ne vanta: «Eh lo so sono troppo investigativa su queste cose». Insiste: «Ti do un milione di elementi su cui poi valutare andare a braccare le persone giuste ». Ma quando il teorema finisce in un’intervista video la giovane è disperata. «Ma tu ti rendi conto, che io non posso mandare in onda una cosa... cioè lì è violazione del segreto istruttorio, del 17 agosto?».
E soprattutto teme la reazione di papà Ermanno, che si è già messo in mezzo: «Stamattina lui ha chiamato il mio direttore — racconta l’inviato — per dirgli ah! l’intervista non, non lo so non voglio che vada in onda». E il tentativo di mediazione («Senti, allora me lo farà Mimun») non andrà in porto. E sarà lo stesso avvocato Cappa, il 12 dicembre, a rassicurare la figlia: «Stai tranquilla che l’indagine va avanti come si deve che quel cretino lì se devono incastrarlo lo incastrano ».
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Le gemelle Paola e Stefania Cappa il 13 agosto 2009 alla messa per il secondo anniversario della morte di Chiara Poggi
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LA SCENA DEL CRIMINE - CASA POGGI - GARLASCO
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STEFANIA E PAOLA CAPPA