mafia americana

MAI ABBASSARE LA GUARDIA: “COSA NOSTRA” A NEW YORK È VIVA E VEGETA – L'INCHIESTA CHE HA TRAVOLTO IL MONDO DELL'NBA RIVELA CHE LA MAFIA NEGLI USA NON È MAI MORTA - I GAMBINO, I GENOVESE, I LUCCHESE E I BONANNO HANNO SOLO CAMBIATO PELLE: LA VIOLENZA È DIVENTATA STRUMENTO ESTREMO, NON PIÙ QUOTIDIANO - HANNO SMESSO DI DOMINARE PORTI E SINDACATI, MA HANNO RICONVERTITO I PROPRI AFFARI IN SETTORI MENO APPARISCENTI: LOGISTICA, EDILIZIA, RISTORAZIONE, SMALTIMENTO RIFIUTI, SERVIZI FINANZIARI E SCOMMESSE - E IN QUESTO SCENARIO DI COMPLESSI EQUILIBRI CRIMINALI SI INSERISCE UN NUOVO ATTORE: LA ’NDRANGHETA…

Estratto dell’articolo di articolo di Marco Colombo per “Domani”

 

FAMIGLIE DELLA MAFIA ITALOAMERICANA - GAMBINO - LUCCHESE - BONANNO - GENOVESE

A New York le cinque famiglie sono tornate a farsi sentire. Gambino, Genovese, Bonanno, Lucchese e Colombo: dopo decenni di silenzio apparente, i cognomi che hanno segnato l’ascesa della mafia italiana in America riemergono dalle pieghe di un’inchiesta che mescola il glamour della Nba al mondo criminale del gioco d’azzardo.

 

Il dipartimento di Giustizia ha rivelato un sistema di scommesse truccate e tavoli di poker manipolati gestito da quattro di queste famiglie, un affare da milioni di dollari che conferma come “La Cosa Nostra” non sia mai morta, ma solo cambiata: meno sangue, meno attenzione, più affari. È la vecchia mafia che ritorna, con la ’ndrangheta calabrese al fianco, pronta a spartirsi un nuovo impero criminale.

 

Giovedì, il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato l’avvio di due maxi-indagini federali che scuotono lo sport professionistico americano. La prima riguarda una serie di scommesse sportive illegali su partite Nba, il più iconico campionato di basket al mondo, piazzate grazie a informazioni riservate lasciate trapelare da giocatori e addetti ai lavori.

mafia americana

 

La seconda, ancora più cupa, scoperchia un sistema di tornei di poker clandestini tra New York e il New Jersey, in cui i risultati erano manipolati con carte segnate e dispositivi di controllo iper tecnologici. In tutto sono 34 gli indagati: tra loro, il coach dei Portland Trail Blazers, Chauncey Billups, e un giocatore dei Miami Heat, Terry Rozier, accusati di cospirazione per frode e riciclaggio.

 

scommesse illegali

Ma se il coinvolgimento di stelle del basket americano ha suscitato l’attenzione dell’opinione pubblica, a destare maggior preoccupazione sono i nomi esterni agli ambienti Nba finiti nelle carte dell’inchiesta. Cognomi già noti alle forze dell’ordine e all’Fbi, che rievocano il passato criminale di New York: Gambino, Genovese, Lucchese e Bonanno.

 

Dietro alla gestione delle attività, secondo gli inquirenti, ci sarebbero infatti quattro delle cinque famiglie della mafia italoamericana, unite nella gestione di un business stimato in circa sette milioni di dollari. Una comunione di intenti, insolita per il crimine organizzato italoamericano, che sembra testimoniare la portata e la complessità dell’operazione criminale.

Chauncey Billups

 

«Prendevano di mira persone ricche – ha spiegato il procuratore federale Joseph Nocella Jr. – che credevano di giocare partite vere e che invece erano truccate». E per riscuotere le vincite veniva utilizzato un metodo mafioso fatto di violenze e minacce. Il denaro finiva nelle casse delle famiglie che, oggi come ieri, usano il gioco d’azzardo come fonte di profitto e controllo sociale.

[…]

Le cinque famiglie che un tempo dominavano New York non sono in effetti mai scomparse. Mostrando grande capacità di adattamento hanno saputo mutare pelle per adattarsi ai tempi e mantenere la propria centralità criminale. Oggi sono più fluide, meno gerarchiche, e spesso più invisibili. La violenza è diventata strumento estremo, non più quotidiano.

mafia americana

 

[…] Le famiglie hanno smesso di dominare porti e sindacati, ma hanno riconvertito i propri affari in settori meno appariscenti: logistica, edilizia, ristorazione, smaltimento rifiuti, servizi finanziari e scommesse.

 

I Gambino appaiono ancora come i più strutturati: una recente inchiesta ha svelato gli interessi nel racket nelle demolizioni a Brooklyn, mentre controllano ancora business storici come rifiuti e gioco d’azzardo. I Genovese continuano a gestire le scommesse clandestine, come confermato da un’indagine del 2024 su un bar del Queens trasformato in sala giochi.

 

I Bonanno mantengono legami con quartieri italoamericani tradizionali, dal Queens al Bronx, anche se minati da decenni di infiltrazioni dell’Fbi. I Lucchese, storicamente presenti nei trasporti e nelle costruzioni, si muovono ora in rete con colletti bianchi e piccoli clan per il riciclaggio e l’estorsione.

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E in questo scenario di complessi equilibri criminali si inserisce un nuovo attore: la ’ndrangheta. Le inchieste degli ultimi anni, la prima nel 2014 con l’operazione New Bridge, hanno mostrato come i clan calabresi, in particolare quello degli Ursino di Gioiosa Jonica, abbiano stretto alleanze operative con i Gambino per il traffico internazionale di cocaina. Da allora, la ’ndrangheta ha consolidato la presenza negli Stati Uniti, imponendosi come interlocutore e, spesso, partner paritario delle storiche famiglie newyorkesi.

 

Ma in questo quadro mutevole e articolato un elemento sembra rimanere costante: il legame tra la mafia e il gioco d’azzardo. Già negli anni Trenta Lucky Luciano, tra i più influenti boss italiani negli Stati Uniti, controllava le bische clandestine di Manhattan, mentre i Bonanno gestivano i tavoli nei quartieri italoamericani.

 

[…]

 

JOHN GOTTI

Negli anni Ottanta le indagini federali mostrarono come le famiglie italoamericane si spartivano gli introiti delle sale da gioco clandestine, e come usavano i debiti di gioco per stringere le maglie del ricatto. Oggi, il business si è spostato prevalentemente online ma la logica è la stessa: truccare, controllare, incassare. L’azzardo resta una miniera per chi sa muoversi nei suoi margini grigi. E i clan italiani lo sanno bene.

 

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