daniela lourdes falanga

POTEVA ESSERE CAPOCLAN DELLA CAMORRA MA E' UNA TRANS ALLA GUIDA DELL’ARCIGAY – DANIELA LOURDES FALANGA, NATA RAFFAELE E FIGLIO PRIMOGENITO DI UN BOSS DEL CLAN CAMORRISTICO FALANGA, È STATA NOMINATA NELLA SEGRETERIA DELL'ARCIGAY: “GIÀ DA BAMBINO MI SENTIVO UNA BAMBINA. MIO PADRE NON MI CONSIDERAVA. L’HO RINCONTRATO IN CARCERE DOPO 25 ANNI. PER LA PRIMA VOLTA MI VEDEVA DONNA E ADULTA. MI HA DETTO: ‘PENSAVI NON TI RICONOSCESSI? 'O SANGHE È SANGHE’ E SI È COMMOSSO”

Antonio E. Piedimonte per “La Stampa”

 

Daniela Lourdes Falanga

Legalità, lotta alle mafie, carceri. È la delega assegnata alla donna trans napoletana Daniela Lourdes Falanga nel corso dell'ultimo congresso dell'Arcigay. Niente di strano, si dirà. Se non si trattasse di una scelta ad alta densità simbolica. Perché la nuova componente della segreteria nazionale dell'associazione ha una storia personale con caratteristiche del tutto eccezionali, una su tutte: quando ancora si chiamava Raffaele, era figlio di un boss della camorra, per giunta il primogenito, dunque destinato a ereditarne il potere.

 

Da mancato capoclan della camorra all'esecutivo nazionale Arcigay, un bel viaggio.

«E una grande emozione. È stato un congresso importante, per la prima volta è stata eletta una presidente donna (la giornalista Natascia Maesi, ndr) e per la prima volta si è scelto di tener cura di quello che a Napoli facciamo da tanto tempo: il contrasto alle mafie, l'assistenza ai carcerati, la quotidiana battaglia per la legalità».

 

daniela lourdes falanga 5

Un orizzonte che per lei assume significati ulteriori.

«Sono nata e cresciuta nell'hinterland napoletano, ero il primo figlio di boss molto temuto, impegnato nella guerra in Campania tra Cutolo e gli altri. Erano gli Anni 80-90, la violenza regnava sovrana su tutto. E sebbene trascorressi la maggior parte del tempo con mia madre ricordo fin troppo bene quell'atmosfera».

 

Genitori separati?

«Sì, mamma, di fatto una ragazza madre, viveva per conto suo ma mi costringeva a trascorrere tutti i fine settimana con mio padre, forse pensando di darmi qualcosa in più. Noi eravamo molto poveri, lui viveva nel lusso, noi stavamo in una stanza, lui in una villa. O forse voleva solo che lui non dimenticasse che l'erede ero io».

daniela lourdes falanga 4

 

Per un bambino sarà stato difficile...

«Specie per un bambino che in realtà si sentiva una bambina.

È stata un'infanzia di negazione totale. Senza giochi, senza gioia, senza l'emozione della ricerca. Un'infanzia segnata da chi non accettava il prevalere di una sensibilità diversa. Per quel mondo, fortemente caratterizzato dal machismo, rappresentavo l'inaccettabile».

 

Suo padre come si comportava con lei?

«Il dolore maggiore lo provocava con l'esclusione. Non mi guardava, non mi considerava. Mi lasciava da parte, giocava con gli altri bambini. Dalla nuova compagna ebbe quattro figlie».

 

Insomma, non ripudiato, ma sicuramente negato.

«Sempre. Poi è finito in carcere, all'ergastolo».

 

Però c'era mamma.

«Mi ripeteva sempre: meglio un figlio drogato che ricchione».

 

E a scuola?

daniela lourdes falanga 3

«Di semplice per me non c'è mai stato niente. Sui banchi ero sempre e comunque il "figlio di". Ricordo gli sguardi dei compagni, ricordo tutto. Ero al liceo scientifico "Pitagora" di Torre Annunziata. E dove non c'era il timore reverenziale per il ramo paterno, scattava il bullismo. La scuola è sempre stata uno spazio non sicuro».

 

L'università?

«Eravamo molto poveri, chiesi a mia mamma dei soldi per l'iscrizione, non ci fu modo».

 

È vero che il «Maurizio Costanzo show» le ha cambiato la vita?

«Eh, sì (sorride). In una puntata Eva Robbins disse di non essere un "ermafrodito" ma una donna trans. Fu come se un faro si fosse accesso e avesse illuminato la donna che già viveva dentro di me. Avevo 17 anni e l'orizzonte si aprì su un mondo nuovo».

 

Un percorso non agevole.

DANIELA LOURDES FALANGA 3

«Una battaglia immane. Ma ho fatto la mia strada, passo dopo passo. Lasciando da parte la mia storia. Almeno fino a dieci anni fa...».

 

Cosa è successo 10 anni fa?

«Gliela faccio breve. Ero già un'attivista Lgbti, in un'affollata riunione con ospiti importanti e istituzioni improvvisamente si alzò quello che si usa chiamare femminiello e davanti a tutti disse: "Tu non devi parlare perché sei figlio di un camorrista". Fu devastante. Mi crollò il mondo addosso. Ancora oggi solo a raccontarlo mi viene da piangere».

 

Poi?

«L'episodio fece scalpore. In sala, tra gli altri, c'era anche Alessandra Clemente (assessore nelle giunte De Magistris, ndr) che, come è noto, è figlia di una vittima innocente della camorra. Lei capì la situazione e mi abbracciò, poi venne la solidarietà dello stesso sindaco e di molti altri. L'impegno per i diritti per le persone trans divenne la mia vita».

 

daniela lourdes falanga 3

 Dove nasce il suo nome?

«Ero nel corridoio dell'ospedale in cui fui trasportata d'urgenza per una complicazione dopo l'operazione di vagino-plastica, dalla barella vidi una statua della Madonna di Lourdes e in silenzio le chiesi di salvarmi».

 

Ha più rivisto suo padre?

«Sì, dopo 25 anni. Esattamente il 21 dicembre 2018. Ero stata appena eletta presidente del comitato "Antinoo" Arcigay ed ero relatrice a un incontro sulla violenza di genere all'istituto "Ferdinando Galiani" di Napoli. Me lo trovai davanti, era lì con una compagnia teatrale di Rebibbia, interpretava il ruolo di un uomo violento che si era pentito. Incredibile, vero?».

 

Cosa accadde?

«Per la prima volta mi vedeva donna e adulta. Ero seduta assieme ad altri, si avvicinò e si sedette vicino a me. Era emozionato, disse: "Pensavi non ti riconoscessi? 'O sanghe è sanghe" (il sangue è sangue, ndr). Si commosse».

 

E lei?

«Fui sopraffatta dall'emozione. Cominciai a piangere. Non si può descrivere a parole».

 

daniela lourdes falanga

Che farà come responsabile Arcigay per la legalità e la lotta alle mafie?

«Continuerò a fare quello che già faccio da anni per i carcerati e per tutti quelli hanno bisogno di un'altra occasione, di un'opportunità. Faremo, in modo che la questione violenza sia sempre prioritaria. Specie per i giovani che dobbiamo imparare ad ascoltare perché questo è l'unico modo per coinvolgerli e per farli entrare nelle dinamiche democratiche. È la sfida più importante, una battaglia culturale».

DANIELA LOURDES FALANGA

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”