
"VI SPIEGO PERCHE' GLI EVENTI SPORTIVI SONO GLI UNICI CHE I GIOVANI GUARDANO IN TV" – IL GRAN CERIMONIERE MARCO BALICH: “HO PRODOTTO MOLTI SPETTACOLI MUSICALI PER LA TV, NON L'ASPETTO MIGLIORE DELLA CULTURA ITALIANA. LA TELEVISIONE MANCA DI EMOZIONE - LA MESSA CELEBRATA DA PAPA FRANCESCO DURANTE IL COVID, INVECE, E' L'ESEMPIO DI QUALCOSA DI SPECIALE. UN VECCHIO SEDUTO SUL TRONO A IMPARTIRE LA BENEDIZIONE..." - E SULLA CERIMONIA DI APERTURA DEI GIOCHI DI MILANO-CORTINA RIVELA...
Alain Elkann per “Specchio – La Stampa”
Marco Balich è il fondatore, presidente e principale creativo del Balich Wonder Studio. Nato nel 1962, ha studiato legge prima di organizzare nel 1989 lo straordinario concerto dei Pink Floyd su un palco galleggiante a Venezia, il suo esordio nel mondo dei grandi eventi. Oggi vanta la direzione di 14 cerimonie olimpiche e 12 di Giochi regionali, un record.
Come si definirebbe?
«Non ho ancora trovato la definizione giusta. Sono un produttore e creativo curioso. Mi piace creare grandi manifestazioni emotive che influenzano centinaia di milioni di persone. Sono sempre stato affascinato da grandi eventi che creano un senso di emozione all'unisono, il brivido e l'eccitazione che lega le persone. Nonostante abbia 60 anni disprezzo il cinismo, e sono innamorato delle energie fresche e delle emozioni da pelle d'oca, indipendentemente dal fatto che nascano dalla cultura, dalla celebrazione di una nazione o di un anniversario».
Come ha inventato il suo lavoro?
«Sono sempre stato molto curioso, e negli anni '80 c'era il boom dei grandi tour: U2, Pink Floyd, Rolling Stones. Prima, tranne Woodstock o altri eventi mitologici, i concerti non venivano prodotti bene, non era un'industria. Per me, erano stati il primo assaggio di quel momento di pura gioia che si può vivere insieme a tante altre persone».
Lei ha lavorato per la televisione, le è piaciuto?
olimpiadi sochi 2014 by balich
«Ho prodotto molti spettacoli musicali per la televisione italiana, non l'aspetto migliore della cultura italiana. Fu però una bella esperienza, perché praticamente tutto quello che facciamo oggi viene trasmesso dalla TV e sapere come funziona è importante. Però manca di emozione, la sensazione di essere lì in quel momento, a una cerimonia olimpica per esempio, non viene colta dalle telecamere.
Per esempio, la messa celebrata da papa Francesco durante il Covid, nella piazza vuota, era un'emozione fortissima. Un vecchio seduto sul trono a impartire la benedizione, un'immagine potentissima perfino per uno non molto religioso come me. Ecco, quello è un esempio perfetto di qualcosa di speciale. È per questo che gli eventi sportivi sono gli unici che i giovani guardano in televisione, perché accade lì, in quel preciso momento, ora».
olimpiadi torino 2006 by balich
Nel 2002 lei aveva creato le cerimonie di apertura e di chiusura delle Olimpiadi invernali a Salt Lake City e quindi a Torino nel 2006. Ne sono seguiti numerosi altri, Brasile, Messico, Tokyo, Kazakhstan, Arabia Saudita, Turkmenistan, l'Expo 2015 a Milano Come ha iniziato?
«Ero nella nazionale giovanile di scherma, perciò ho sempre avuto un grande amore per le Olimpiadi. A Salt Lake City doveva esserci la cerimonia per la prossima città olimpionica, Torino, e non potevamo fare nulla perché c'era appena stato l'11 settembre e i voli per gli Usa erano bloccati. Ero arrivato con un team piccolissimo in una nazione ferita e ansiosa di ripartire, e le Olimpiadi erano l'occasione per farlo. Ci inventammo le proiezioni sul ghiaccio, fu la prima volta che venivano usate in una cerimonia olimpica».
olimpiadi sochi 2014 by balich.
E poi?
«Avevo capito che era quello che volevo fare, le persone migliori, la musica e la coreografia più bella, tutto insieme. Torino 2006 furono le prime Olimpiadi invernali a diventare importanti quanto quelle estive per scala, numeri, impatto e quantità di nazioni in cui sono stati trasmessi. Il momento in cui Pavarotti disse addio al mondo cantando Nessun Dorma è stato incredibile! C'era la Ferrari rossa che disegnò i cinque anelli sul suolo dello stadio. C'era il danzatore Roberto Bolle. Un momento bellissimo».
Quanto tempo avete impiegato per preparare Torino 2006?
«Io mi ci sono dedicato completamente per tre anni. Oggi riesco a fare lo stesso lavoro in due anni: i primi sei mesi per creare l'idea e il team creativo della nazione ospitante, i secondi sei mesi per fare il budget e iniziare a chiedere i permessi, a comporre la musica ecc. Poi, altri sei mesi per i prototipi dei costumi, gli effetti speciali, i macchinari di scena, e infine sei mesi per le prove. Lo stesso procedimento di un grande film di Hollywood».
Quante persone partecipano a un evento olimpico?
«A Rio avevamo circa 900 persone dietro le quinte e 12 000 tra danzatori e coreografi, e quindi 12 mila paia di scarpe da produrre in tre fabbriche che per sei mesi lavorano solo per noi. Il mio lavoro richiede una certa flessibilità: arriva sempre il momento difficile in cui un coreografo esce pazzo e lascia le prove, e il compositore litiga con il direttore musicale e devi negoziare con il capo di un servizio segreto di uno dei tanti capi di Stato ospiti. Quello che rende divertente il tutto è la varietà delle persone che conosci, in un paio d'anni impari una nuova lingua e una nuova cultura».
albero della vita expo by balich
Le vostre proposte devono rispondere alle peculiarità del Paese ospitante?
«Ogni nazione ha i suoi simboli. Noi prendiamo i migliori coreografi, registi e stilisti del Paese, e li aiutiamo a produrre un grande evento, il cui scopo è quello di rendere il Paese orgoglioso, di trasmettere valori e simboli in maniera molto comprensibile».
Le cerimonie olimpiche durano ore, come si riesce a mantenere alta l'attenzione?
«Il ritmo cambia ogni 5 minuti. Quasi il 60% del tempo viene dedicato alla sfilata degli atleti, considerata la parte più noiosa, però ogni nazione aspetta di vedere passare i propri eroi.
Il Comitato olimpico cerca sempre di accorciare la sfilata, ma è impossibile perché ci sono 203 nazioni, con delegazioni in media di 30-40 persone. Vanno messe in fila, tutti con la bandiera giusta, e trattate tutte allo stesso modo. È bellissimo che i Paesi ricchi e quelli poveri alle Olimpiadi hanno gli stessi diritti e competono nello stesso modo».
Sarà lei a fare anche la cerimonia di apertura dei Giochi di Milano Cortina nel febbraio 2026?
«Mi piacerebbe fare quella esperienza, e cercherei di incoraggiare giovani registi. Mancano tre anni, la decisione verrà presa presto e sarò felicissimo se la scelta cadrà su di noi».