il giudice alberto capuano

PASTIERE, BOTTIGLIE DI VINO E CONTANTI: ECCO COME SI AGGIUSTAVANO I PROCESSI A NAPOLI - UN TROJAN NEL TELEFONINO HA INCASTRATO IL GIUDICE ALBERTO CAPUANO E IL “SISTEMA” DI CORRUZIONE CHE, ALL’INTERNO DEL TRIBUNALE, ERA IN GRADO DI INFLUENZARE IMPORTANTI PROCESSI PENALI - PER I FAVORI SI INCASSAVANO SOLDI, LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE, BIGLIETTI AEREI E PACCHETTI VACANZE IN COLOMBIA A PREZZI DI FAVORE, INGRESSI GRATIS NELLA STRUTTURA BALNEARE DI BAGNOLI E DOLCI…

Leandro Del Gaudio per “il Messaggero”

 

IL GIUDICE ALBERTO CAPUANO

Recluso nel carcere di Poggioreale, potenzialmente gomito a gomito con altri detenuti che potrebbe aver arrestato o condannato negli ultimi anni. Brutta storia quella del giudice Alberto Capuano: corruzione in atti giudiziari, traffico di influenze sono le accuse più gravi, grazie al virus spia Trojan inoculato sul suo cellulare e su quello del suo presunto socio di affari, parliamo del consigliere della municipalità di Bagnoli Antonio Di Dio, dell'imprenditore Valentino Cassini (indicato come tuttofare in servizio presso il centro estetico della moglie di Capuano), e del pregiudicato Giuseppe Liccardo, ritenuto a sua volta vicino al clan Mallardo.

 

Finisce invece agli arresti domiciliari l'avvocato napoletano Elio Bonaiuto, accusato di favoreggiamento (avrebbe svelato a un indagato i contenuti di una indagine nella quale era stato sentito come testimone). Brutta pagina, quella raccontata dall'inchiesta romana chiamata in modo fin troppo gratuito «Operazione San Gennaro», tra soldi e regali in cambio di qualche toppa ai processi, sempre a metà strada tra realtà e millanteria.

IL GIUDICE ALBERTO CAPUANO

 

UN SISTEMA CONSOLIDATO

Sessanta anni, giudice a Napoli dopo un recente distacco a Ischia, Capuano era stato coinvolto qualche anno fa nell'inchiesta sulla gestione dei beni del gruppo imprenditoriale Ragosta, vicenda dalla quale era stato archiviato (non senza rilievi sotto il profilo disciplinare). Oggi è il gip romano Costantino De Robbio a firmare i suoi arresti, tracciando un giudizio severo su quanto avviene all'ombra delle torri del Centro direzionale: «Un consolidato sistema» di corruzione in cui un gruppo di soggetti, all'interno del Tribunale di Napoli, era in grado di influenzare in vario modo la sorte di importanti processi penali pendenti in fase dibattimentale o in Corte di Appello».

 

IL GIUDICE ALBERTO CAPUANO

Inchiesta del pm capitolino Gennaro Varone, sotto il coordinamento dell'aggiunto Paolo Ielo, per il gip non ci sono dubbi: il gruppo era in grado di «sospendere procedure esecutive penali e ritardare verifiche dei crediti fallimentari, provocare la scarcerazione di detenuti ed il dissequestro dei beni di importanti esponenti della criminalità organizzata, fino ad estendere la propria influenza sul concorso in magistratura, il cui esito è stato distorto a favore di una candidata, figlia di uno degli appartenenti al gruppo degli indagati».

 

Sembra sferzante il gip De Robbio, quando si rivolge al collega Capuano: «Un giudice grazie al quale tutto si può ottenere, tutto si può comprare». E ancora: «Può vantare vere o presunte influenze su numerosi altri magistrati del tribunale e della Corte di Appello di Napoli ed è pronto a spendere i suoi rapporti - scrive ancora il gip - in cambio di elargizioni di denaro ed altre utilità anche di entità economica relativamente modesta oltre a lavori di ristrutturazione (nel centro estetico della moglie), di biglietti aerei intercontinentali e pacchetti vacanze in Colombia a prezzi di favore, tre blocchetti da dieci ingressi gratis per la figlia, nella struttura balneare di Bagnoli, ma anche pastiere e bottiglie di vino, fino alle somme di denaro in contanti».

IL GIUDICE ALBERTO CAPUANO

 

DUE INTERMEDIARI

Secondo gli inquirenti, Capuano avrebbe accettato da due intermediari di Giuseppe Liccardo, pregiudicato del clan Mallardo, la promessa di circa 70mila euro: «20 prima e 50 dopo», in cambio del suo intervento su uno o più componenti un Collegio penale, designato per decidere il processo a carico di Liccardo, di suo fratello Luigi e della madre Granata. In un'intercettazione si sente un intermediario che riferisce a Liccardo le rassicurazioni del giudice Capuano: «Mi ha detto: dì ai ragazzi che stiano tranquilli () il presidente è una cosa loro, già sa tutte cose, ok?».

 

LUNGA CODA AL TRIBUNALE DI NAPOLI

Millanterie o accordi veri? Non ci sono riscontri sui soldi di cui si parla nelle intercettazioni, anche se Capuano più volte viene intercettato mentre discute con l'amico Di Dio del processo finito ad altro collegio. Altri filoni di indagine riguardano l'ipotesi di condizionamento della prova orale del concorso in magistratura della figlia di Di Dio, per la quale Capuano si impegna a contattare (e a ringraziare per l'esito positivo) una collega presidente della commissione di esami orali.

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