
QUAL E’ LA VERA EREDITÀ DI GIORGIO ARMANI? MATTIOLI: “IL SUO ESEMPIO È L'ENNESIMA RIPROVA CHE, ALMENO PER CHI NON HA FIGLI, QUELLO CHE RIMANE DAVVERO È IL PROPRIO LAVORO. CREARE QUALCOSA CHE CI SOPRAVVIVERÀ È L'UNICA FORMA DI RELATIVA IMMORTALITÀ CHE CI È CONCESSA. FRA LE VARIE DISPOSIZIONI SUL FUTURO DEL MARCHIO, E LE INVOCAZIONI ALL'ETICA E ALL'ESTETICA, ARMANI RACCOMANDA LA "RICERCA DI UNO STILE ESSENZIALE, MODERNO, ELEGANTE E NON OSTENTATO". NON DICE AFFATTO DI CONTINUARE A FAR VESTITI COME LI FACEVA LUI, CHE SAREBBE UTOPISTICO E STUPIDO PERCHÉ ‘TEMPORA MUTANTUR, NOS ET MUTAMUR IN ILLIS’, E CIÒ CHE OGGI APPARE CHIC DOMANI SEMBRERÀ KITSCH. NO: ARMANI CHIEDE DI CONTINUARE A RICERCARE LO STILE, CHE È COSA PIÙ PIÙ DURATURA DELLA MODA”
Estratto dell’articolo di Alberto Mattioli per “la Stampa”
Premesso che per capirne tutte le clausole e i codicilli ci vorrebbe una laurea in Economia e Commercio, e magari un master, il testamento di Giorgio Armani è senz'altro importante per capire che fine farà quello che, alla fine, è anche un impero economico e uno dei grandi gruppi nazionali. […] Però anche per noi che di economia capiamo poco […] ci sono due aspetti interessanti. Il primo […] è l'ennesima riprova che, almeno per chi non ha figli, quello che rimane davvero è il proprio lavoro, specie se scelto e non subito, e svolto con questa passione totalizzante […]
Creare qualcosa che ci sopravviverà è l'unica forma di relativa immortalità che ci è concessa. E ancora di più poi se si tratta sì di tanti soldi, di quote e azioni e partecipazioni, di case da sogno e arredi favolosi, ma se l'origine di tutto questo è il Bello in una delle sue tante declinazioni.
E qui si entra nel secondo dettaglio che colpisce delle ultime volontà del signor Armani. Fra le varie disposizioni sul futuro del marchio, e le invocazioni all'etica e all'estetica, raccomanda la "ricerca di uno stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato". Non dice affatto di continuare a far vestiti come li faceva lui, che sarebbe, più ancora che utopistico, stupido.
Intanto perché non ci sarà più il creatore, e poi perché tempora mutantur, nos et mutamur in illis, e ciò che oggi ci appare il non plus ultra dello chic domani lo sembrerà del kitsch, come certi abiti sovraccarichi di fiocchi e frange e nappe delle bisnonne che ai loro dì erano eleganti e oggi ci sembrano la versione antropomorfa di un paralume.
No: Armani chiede di continuare a ricercare lo stile, che è cosa diversa, più importante e soprattutto più duratura della moda. Tutti conoscono l'aforisma di Oscar Wilde, secondo il quale "la moda è una cosa talmente brutta che si deve cambiare ogni sei mesi". Pochi, la tesi che egli espone nella Filosofia del vestire. Sintetizzando: abbigliarsi non dovrebbe essere dominio della moda, ma dell'arte, perché l'arte mira alle leggi fondamentali della forma e non al capriccio del gusto. Chiedendo ai suoi eredi di andare ancora e sempre alla ricerca dello stile, Armani ha dato, a tutti, una lezione di estetica. […]
GIORGIO ARMANI
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