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QUANTO PUÒ REGGERE IL CAMALEONTISMO DEL GOVERNO MELONI SU GAZA? - L’ITALIA FRENA LE SANZIONI A ISRAELE E FA IL GIOCO DELLE TRE CARTE SUL RICONOSCIMENTO DELLA PALESTINA - SUI DAZI ALL’EXPORT DI ISRAELE, L’ITALIA S'ACCODA ALLA GERMANIA: NO AI DAZI - SULLA PALESTINA IL GOVERNO ITALIANO È PRONTO ALLA PARACULATA GRAZIE A UNA CLAUSOLA PREVISTA NEL DOCUMENTO CHE SARÀ VOTATO A NEW YORK: ANCHE SE SI VOTA SÌ AL RICONOSCIMENTO FORMALE, QUELLO SOSTANZIALE NON SARÀ AUTOMATICO - E INFATTI TAJANI GIÀ FRENA: “INUTILE RICONOSCERE OGGI LO STATO DI PALESTINA, NON ESISTE…”

1. SANZIONI DELL’UE A ISRAELE, L’ITALIA RESTA CONTRARIA LA LINEA COMUNE CON BERLINO (CHE PUÒ FERMARE I DAZI)

Estratto dell’articolo di Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

 

GIORGIA MELONI - BENJAMIN NETANYAHU

Le sanzioni che la Commissione europea ha adottato contro Israele vengono giudicate da tutti, compresi i vertici della burocrazia di Bruxelles, come misure all’acqua di rose.

Dopo mesi di incertezza, la notizia non è il merito, ma il passo in avanti, che però resta tutto politico, visto che probabilmente le due misure più incisive, sul piano commerciale e della collaborazione in materia di ricerca scientifica, potrebbero non vedere mai la luce.

 

l'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 7

Uno dei tasselli che depotenzia al momento un set di misure che sono già blande porta da Bruxelles sino a Palazzo Chigi. Da quello che sembra di capire da fonti di governo, la prima indicazione che è arrivata in materia di sanzioni da parte dell’esecutivo di Giorgia Meloni è quella di non essere determinanti.

Sia che lo sforzo della commissiona fallisca, sia che abbia successo, l’Italia non vuole stare sotto i riflettori.

 

[…] se le sanzioni contro i ministri dell’ultra-destra israeliana prevedono l’adozione all’unanimità (che resta quasi impossibile), quelle commerciali e in materia di ricerca scientifica, che introducono di fatto dei dazi sull’export di Israele, hanno bisogno di una maggioranza qualificata per passare e possono essere stoppate da una minoranza di blocco.

 

BENJAMIN NETANYAHU CONTRO EMMANUEL MACRON

A discapito del desiderio di non avere pubblicità al momento attuale, questa minoranza di blocco esiste e l’Italia ne è il perno fondamentale: per bloccare tutto bastano infatti due Paesi grandi, e uno è la Germania, e due piccoli (al momento sono anche di più: Austria, Ungheria, Bulgaria e Repubblica Ceca).

 

Insomma, l’Italia finora ha fatto sapere di non essere disposta a cambiare approccio, di essere nettamente contraria alle sanzioni commerciali e sulla ricerca […] e di voler restare allineata con Berlino. A meno che la Germania del Cancelliere Merz non cambi idea.

 

GIORGIA MELONI - BENJAMIN NETANYAHU

In ogni caso l’Italia rischia di essere determinante come un ago della bilancia, costituendo un elemento necessario di quella minoranza di blocco che può mandare tutto in fumo. E viste le regole dell’Unione, in questo caso, dei tre moduli di sanzioni adottate dalla Commissione (blocco dei pagamenti, sanzioni personali contro ministri del governo israeliano, interruzioni di progetti commerciali e di ricerca scientifica) solo il primo diverrebbe operativo

 

[…] Due giorni fa il commissario europeo per la politica regionale, l’italiano Raffaele Fitto, non ha partecipato al voto sulla stretta contro Israele. Era presente alla riunione ma è uscito quando la discussione è arrivata a toccare il tema delle sanzioni. Se fosse rimasto al tavolo, avrebbe dovuto esprimere il suo dissenso perché non condivide in pieno le proposte. Uscendo, però, ha consentito che le proposte passassero perché il Collegio dei commissari decide per consenso. Anche altri commissari erano assenti, ma da prima.

EMMANUEL MACRON BENJAMIN NETANYAHU

 

Intanto, ieri, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha fatto sapere che la prossima settimana, a margine dell’assemblea delle Nazioni Unite, alla quale parteciperà anche Giorgia Meloni, l’Italia aderirà a una dichiarazione dell’Onu con l’obiettivo «di costruire uno Stato Palestinese e far cessare le ostilità». Tutto questo mentre le opposizioni fanno notare che le dichiarazioni dell’Onu sul tema sono iniziate nel 1948. E Matteo Salvini dice che «Israele ha tutto il diritto di garantirsi un futuro sereno».

 

l'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 6

2. STATO DI PALESTINA ALL'ONU DIECI PAESI PRONTI AL SÌ SUGLI AIUTI VETO DEGLI USA

Estratto dell’articolo di Anais Ginori per “la Repubblica”

 

L'appuntamento è per lunedì. Emmanuel Macron arriverà all'Assemblea generale dell'Onu a New York e ufficializzerà insieme ad altri paesi il riconoscimento dello Stato di Palestina.

Quando il leader francese aveva annunciato la decisione a giugno, sembrava un gesto isolato. Poi si sono aggiunti Canada, Australia, qualche giorno fa il Lussemburgo. Altri paesi, come Regno Unito e Belgio, hanno condizionato il riconoscimento ma ora sarebbero pronti a compiere il passo […]

TAJANI NETANYAHU

 

Se è ormai certo che Germania e Italia non seguiranno, a Parigi ripetono che potrebbero esserci «sorprese» nelle prossime ore. E che alla fine ci saranno una decina di Stati insieme alla Francia. Una nuova coalizione di volenterosi che Macron ha costruito con un lavoro discreto ma intenso in tandem con l'Arabia Saudita.  […]

 

La Francia prevede un riconoscimento "a tappe", legato all'evoluzione della situazione sul terreno. L'apertura di un'ambasciata francese a Ramallah fa parte delle misure previste, ma più avanti. Una delle condizioni centrali poste è una riforma profonda dell'Autorità nazionale palestinese, che dovrà dimostrare la capacità di esercitare un potere legittimo e un impegno visibile sul rinnovamento democratico delle istituzioni. Questo punto, viene fatto notare, è anche ciò che i governi ancora esitanti pongono come condizione per unirsi all'iniziativa.

 

GIORGIA MELONI - BENJAMIN NETANYAHU 1

L'altra grande sfida, per Parigi, riguarda la battaglia dell'opinione pubblica, in particolare in Israele. I diplomatici francesi spiegano che la campagna ostile lanciata dal governo Netanyahu e seguita in parte dagli Usa, ha distorto il senso dell'iniziativa, facendola passare come un gesto unilaterale pro-palestinese o peggio ancora come un "regalo a Hamas". «Uno Stato palestinese credibile, sostenuto e riconosciuto rappresenta la morte politica di Hamas», martella il ministro degli Esteri, Jean-Noel Barrot. Non a caso Macron ha scelto di fare un'intervista con una tv israeliana alla vigilia dell'assemblea dell'Onu.

 

roma, manifestazione per la palestina 3

Il documento approvato alla conferenza di New York – co-presieduta da Francia e Arabia Saudita – chiede esplicitamente ad Hamas di consegnare le armi e cedere la governance di Gaza all'Autorità palestinese.

 

[…] L'Anp non dispone dei mezzi per gestire da sola un'operazione di disarmo di Hamas. La soluzione prefigurata dalla Francia è la creazione di una missione internazionale di stabilizzazione, ispirata a un piano arabo già delineato nei mesi scorsi e inserita nella dichiarazione di New York. Un primo incontro tra partner europei e mediorientali si è già svolto a Parigi per discutere la fattibilità della missione. […]

l'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 3

 

3. TAJANI FRENA: "INUTILE FARLO ADESSO" DUBBI DELL'ITALIA SULLE SANZIONI "PER L'OK UE SERVE L'UNANIMITÀ"

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

 

A volte frena. Spesso cerca di dribblare il problema. Oppure si muove per spostarlo un po' più in là. Ecco come agisce Palazzo Chigi nella gestione del dossier di Gaza. Un esempio si è avuto l'altro ieri durante la riunione del Coreper, l'organismo che riunisce gli ambasciatori a Bruxelles.

 

GIORGIA MELONI E IL RICONOSCIMENTO DELLA PALESTINA - VIGNETTA BY ALTAN

Quando la Commissione europea ha presentato le sue proposte, la reazione di Roma e Parigi sono state quasi opposte. Il delegato francese ha chiesto di completare la riflessione dei tecnici dei Ventisette entro una settimana e riconvocare un'altra riunione per approvare sanzioni dure. L'italiano ha invece sollevato, si apprende da fonti qualificate, una «perplessità procedurale», che in realtà serve anche a frenare la linea dura dell'Ue […]

 

È la strategia dell'esecutivo: boicottare, o almeno ridimensionare, questo tipo di sanzioni al commercio. Si ripropone dunque una dinamica, quella tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, destinata a ripetersi pure la prossima settimana a New York, in occasione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite. Il governo italiano ha votato di recente a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina, assieme naturalmente ai francesi, perché nel documento era prevista una clausola utile a Roma:questo stesso riconoscimento potrà avvenire quando uno Stato riterrà di farlo, senza vincoli temporali.

BENJAMIN NETANYAHU E GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI

 

Macron attende proprio la platea Onu per l'annuncio, Keir Starmer lo anticiperà di qualche ora. La premier, invece, ribadirà quanto detto a Repubblica a luglio: riconosceremo, ma al termine di un percorso politico, per andare oltre le dichiarazioni di principio.

 

È un posizionamento che ieri ha portato al Senato Antonio Tajani. Il titolare degli Esteri ha prima voluto contestare le recenti dichiarazioni del ministro israeliano Bezalel Smotrich: «Mettere le mani su Gaza "miniera d'oro" o sconfiggere Hamas? Non so quale sia il vero obiettivo del governo Netanyahu. Ma questa carneficina deve terminare».

ANTONIO TAJANI BENJAMIN NETANYAHU

 

Poi, in vista della riunione delle Nazioni Unite, ha aggiunto: «In quella sede approveremo il documento per la costruzione dello Stato palestinese, per seguire quel percorso. Ma non possiamo riconoscerlo oggi, perché è inutile. Oggi non c'è lo Stato palestinese». Il programma Piazzapulita, però, anticipa lo spezzone di un intervento del ministro pronunciato nel settembre 2024 a New York, ospite di un'associazione vicina ai coloni: «L'Italia — sostiene nel video — è contro ogni proposta di Stato palestinese.

 

migliaia di persone in fuga da gaza

Dov'è? Non esiste». Ieri, però, le parole sono state altre: «Io non sono mai stato contrario. Ho detto che noi non possiamo riconoscerne uno Stato che non riconosca Israele o non sia riconosciuto da Israele. E che non possiamo avere Hamas come interlocutore […]».

attacco israeliano a gaza cityl'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 2

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