elizabeth taylor e richard burton

HO SCRITTO T’AMO SULLA LAVAGNA – LA FOLLE E TURBOLENTA STORIA D’AMORE TRA LIZ TAYLOR E RICHARD BURTON CHE LA MATTINA SI SVEGLIAVA, BEVEVA VODKA E POI SCRIVEVA DICHIARAZIONI D’AMORE SULLA LAVAGNA CHE AVEVANO IN CAMERA DA LETTO: “TI AMO TANTO MIA VECCHIA RAGAZZA GRASSA”, “SEI IL MIO ADORABILE ELEFANTE BIANCO”, “QUANDO DORMI MI MANCHI” -  12 ANNI DI MATRIMONIO, DUE DIVORZI, MILLE LITI - LA TELEFONATA DI LUI PRIMA DI MORIRE…

Anna Corradini Porta per "Libero Quotidiano"

 

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In camera da letto avevano una lavagna. Di solito era Richard che si alzava per primo, non certo per vedere l'alba. Dell'alba non gliene fregava proprio niente, anche per via di quella "stramaledettissima luce" che gli ammazzava le pupille, come diceva lui. Si alzava per primo perché era il primo ad avere bisogno di bere un goccetto. E l'umore della giornata dipendeva dal tempo che impiegava, appena sveglio, a raggiungere la bottiglia di vodka.

 

liz taylor e richard burton

Liz era così gentile da mettergliela sempre a portata di mano: due o tre passi ad occhi chiusi, qualche imprecazione in gallese e Richard poteva versarsi la prima razione. Un attimo prima di tornare a letto, dove dormiva rannicchiata come una gatta la sua bella Liz e un attimo dopo aver bevuto due dita di vodka, Richard era preso da una vena romantica. Allora andava alla lavagna e col gesso scriveva una delle tante pazze, irriverenti dichiarazioni d'amore che da anni, da quando cioè si erano sposati, dedicava alla sua bella signora.

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Scriveva cose del tipo «ti amo tanto mia vecchia ragazza grassa», oppure «sei il mio adorabile elefante bianco» e anche, con un po' più di serietà «non saprei vivere senza di te. Morirei. Svegliati presto amore mio, quando dormi mi manchi e io mi sento maledettamente solo e triste». La lavagna era il termometro degli alti e bassi del grande amore di Liz e Richard, un amore comprovato da una convivenza turbolenta e felice, da un continuo desiderio uno dell'altra, che non era solo desiderio fisico ma di affetto, di compagnia, di semplice vicinanza, di dialogo.

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Difficile trovare due persone così strettamente legate anima e corpo, desideri e abitudini, impennate e dolcezze, qualità e stranezze. Per questo forse, io che ero diventata loro amica, ero sicura che non si sarebbero mai lasciati. Ricordo che quando li incontrai la prima volta sul set di La bisbetica domata, diretto da Zeffirelli, ero una giovanissima giornalista alle prime armi ma non persi tempo e dissi subito a Liz che ero incantata dalla loro straordinaria storia d'amore e che ero pronta a giurare che sarebbe durata per sempre. Lei quasi si commosse per la mia sincerità e per l'impeto con cui mi ero dichiarata e mi rispose: «Auguro anche a te un amore come sto vivendo io, sono sicura che te lo meriti».

 

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SENTIMENTO PROFONDO Tornando ai loro messaggi sulla lavagna Liz ripeteva sempre «se ti perdessi Richard, sarei perduta. Sarei una foglia secca portata dal vento, non si sa dove, non si sa da chi. Ricorda che io ti amo veramente». Richard, parlando con me nelle varie occasioni in cui ci si incontrava sui set, al festival di Cannes, a Los Angeles ribadiva l'inesauribile concetto di quel dono prezioso che era sua moglie.

 

«Anna devi credermi, Liz è l'unica donna che mi abbia dato la sensazione di aver bisogno completamente, assolutamente di me. Ogni giorno ho voglia di riconquistarla. Mi piace tutto di lei, la sua figura tonda e arrendevole, la tenerezza disarmante del suo sguardo, i suoi capelli grigi che danno alla sua testa corvina un tocco umano di maturità». Gli alti e bassi del loro amore avevano per protagonista, come potete immaginare, la famosa lavagna: quando non c'era scritto nulla voleva dire che avevano litigato, una delle solite liti spaventose ma di brevissima durata, magari scoppiata per una marca di wisky o perché Richard voleva mettersi un paio di scarpe gialle con i pantaloni azzurri.

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O perché Liz, come era successo sul set della Bisbetica domata, si era mangiata tutte le mele verdi di un albero del giardino di Zeffirelli, con un risultato disastroso. Ma i temporali passavano in fretta, Richard trovava parole dolcissime ogni giorno da scrivere sulla famosa lavagna che viaggiava con loro ovunque andassero. Liz rispondeva ai dolci messaggi di Richard a modo suo: gli faceva trovare sotto il piatto della colazione delle letterine d'amore con tanti fiorellini colorati disegnati a matita. Questo era un altro dei tanti modi che avevano di dirsi "ti amo".

 

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Anche quando mangiavano insieme con una voracità primitiva, quasi sensuale, lasciavano intuire, anche al più disattento dei commensali, il profondo sentimento che li legava: si capiva l'ingordigia che avevano ancora l'uno dell'altra. L'unico punto doloroso della loro storia era il fatto che Liz non poteva dargli un erede perché aveva subito l'asportazione delle ovaie dopo i tre figli dei precedenti mariti. «Non so farmene una ragione», ripeteva con le lacrime agli occhi, «sarebbe stata la prova più grande del mio amore per Richard ma Dio non me l'ha permesso».

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Poi, dopo 12 anni di matrimonio, inaspettato, dolorosissimo, devastante è arrivato il divorzio, che ha anche inghiottito la nostra amicizia: non ci siamo più sentiti perché insieme avremmo ricordato un periodo particolarmente felice che non c'era più. Divorzio sul quale si è detto di tutto, si è parlato di tradimenti, di difficoltà con l'andare del tempo a reggere un rapporto che li consumava anima e corpo. I divorzi, tanto per ricordarlo sono stati due, il primo nel 1974, seguito nel 1975 da un nuovo matrimonio che sembrava averli riuniti e il secondo divorzio definitivo nel 1976.

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GRANDE DOLORE A questo punto decisi di incontrare Burton sul set de Il viaggio diretto da De Sica che si girava nei dintorni di Taormina. Richard appena mi vide mi abbracciò con le lacrime agli occhi. «Anna», mi disse con un filo di voce, «questa volta è finita per sempre e non so se riuscirò a sopravvivere a questo dolore». Ma come è potuto accadere, gli chiesi, un amore come il vostro io non l'avevo mai visto prima e non credo che lo vedrò ancora.

 

«Io e Liz eravamo come due amanti quando scappano il fine settimana, travolti dal desiderio, affamati di tenerezza e di sesso, disposti a tutto per avere tutto, spaventati che qualcosa o qualcuno potesse impedire di stare insieme ancora. Per noi questa atmosfera era quella di tutti i giorni e ci ha consumato, annientato». Pensavo che dopo questo incontro io e Burton ci saremmo rivisti ancora.

 

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Ma non fu così. Per anni non ne seppi più, finché non apparve sui giornali la notizia che aveva sposato una ragazza di 27 anni e con lei era andato a vivere in Svizzera. Ne fui in qualche modo felice convinta che avesse trovato consolazione. Ma non era così. Una notte, improvvisamente, squillò il mio telefono. Erano quasi le due, col cuore in gola, spaventata, non immaginando chi potesse essere, risposi.

 

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Dall'altra parte c'era Richard che con un filo di voce mi diceva: «Anna, se avrai occasione di rivedere Liz, dille che l'ho amata tanto e l'amerò sempre». Non feci in tempo a dire una sola parola perché aveva già riattaccato. Dopo qualche settimana i giornali di tutto il mondo annunciarono la morte di Richard Burton per emorragia cerebrale.

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