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LO ZIO SAM SPINGE ISRAELE VERSO UNA TREGUA FORZATA – TRATTATIVE A OLTRANZA AL CAIRO CON UNA DELEGAZIONE DI HAMAS PER UN ACCORDO CHE PREVEDE SEI SETTIMANE DI CESSATE IL FUOCO, LO SCAMBIO TRA OSTAGGI ISRAELIANI E PRIGIONIERI PALESTINESI E IL RITIRO DEI SOLDATI DI TEL AVIV DALLA STRISCIA – ANTONY BLINKEN SI DICE PRONTO A RICONOSCERE LO STATO DELLA PALESTINA – BIDEN VUOLE UNA TREGUA A GAZA AL PIÙ PRESTO ANCHE PERCHÉ DEVE LANCIARE L’OFFENSIVA CONTRO LE MILIZIE FILO-IRANIANE DISPIEGATE TRA SIRIA E IRAQ…

1 – NEGOZIATI A OLTRANZA E ORA GLI USA VALUTANO SE RICONOSCERE LA PALESTINA

Estratto dell’articolo di Francesco Semprini per “la Stampa”

 

antony blinken benjamin netanyahu

Si procede a piccoli passi, seppur costanti, verso l'intesa per una "roadmap" relativa al congelamento delle attività belliche a Gaza prolungato nella misura necessaria a procede alla liberazione del maggior numero di ostaggi possibile ancora nelle mani di Hamas. Come contropartita ci sarà la liberazione di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, sulla cui identificazione tuttavia pesa un procedimento complesso che coinvolge le diverse fazioni palestinesi e non solo Hamas.

 

La proposta prevede sei settimane di cessate il fuoco con il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora nella Striscia, riferisce il Washington Post descrivendo le linee guida dell'ipotesi di intesa tra Israele e Hamas, mediata da Usa, Qatar ed Egitto. In contropartita è previsto il rilascio di detenuti palestinesi nel rapporto - come per gli accordi passati - di tre per ogni ostaggio israeliano.

 

biden netanyahu 2

Secondo il quotidiano, la proposta prevede anche un riposizionamento «non permanente» dell'esercito dello Stato ebraico lontano dalle aree densamente popolate della Striscia e l'aumento degli aiuti umanitari all'enclave palestinese. La bozza include altre addizionali pause di sei settimane durante i quali Israele riavrebbe indietro i corpi degli ostaggi uccisi da Hamas o morti durante i bombardamenti.

 

Di questo hanno discusso ieri al Cairo una delegazione della formazione islamista e l'Intelligence egiziana in concomitanza dell'incontro tra il ministro degli Esteri, Sameh Shoukry e l'ambasciatore David Satterfield, inviato speciale di Washington per le questioni umanitarie in Medio Oriente.

 

truppe israeliane al confine con la striscia di gaza

[…] Il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale Usa John Kirby ha spiegato che la finestra temporale delle sei settimane è stata pensata per riportare a casa «il maggior numero possibile di ostaggi» e che il confronto fra le parti è stato sino ad ora «costruttivo».

 

Lo stesso Kirby ha poi apposto il sigillo a quanto ufficiosamente sostenuto nei giorni scorsi da Washington sull'attacco che ha causato la morte di tre militari americani in Giordania, condotto - afferma la Casa Bianca - dalla Resistenza islamica in Iraq (Iri), un gruppo «sostenuto dall'Iran». Tra le righe della dichiarazione sembra essere scritto che a, questo punto, la vendetta degli Usa è imminente.

 

Ismail Haniyeh

[…] La prima misura punitiva nei confronti di Teheran e delle sue procure è però giunta nella mattinata di ieri quando il Tesoro americano ha sanzionato tre entità e un individuo con sede in Libano e Turchia per aver fornito sostegno finanziario fondamentale alla forza Qods-Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche iraniane (Ircg-Qf) e agli operatori finanziari di Hezbollah.

 

[…] Intanto a Foggy Bottom si guarda oltre il breve periodo e si ragiona su un possibile riconoscimento dell'entità palestinese. Secondo Axios, il segretario di Stato Antony Blinken ha chiesto ai suoi collaboratori più stretti un'analisi di tutte le opzioni praticabili, tra le quali riconoscere lo Stato della Palestina, non usare il veto per impedire al Consiglio di Sicurezza di ammettere la Palestina come stato membro dell'Onu e incoraggiare altri Paesi a riconoscerla.

 

2 – ISRAELE, PROGRESSI VERSO LA TREGUA USA PRONTI A SETTIMANE DI RAID

Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”

 

joe biden bibi netanyahu in israele

Joe Biden ormai ha fretta e poca pazienza. Gli americani stanno per entrare in una campagna contro le milizie filo-iraniane dispiegate tra Siria e Iraq che — rivela l’emittente Nbc — dovrebbe durare «numerose settimane». Con una data che influisce sul calendario delle operazioni: Ramadan, il mese più sacro per gli islamici, inizia attorno al 10 di marzo e i 30 giorni di digiuno dall’alba al tramonto rispettati dai musulmani rappresentano un periodo di tensione in Medio Oriente anche in tempi più o meno normali. […]

 

Lo Stato Maggiore a Tel Aviv ha rimandato a casa migliaia di riservisti con l’avvertimento di essere pronti al richiamo verso aprile: i piani tattici e i binocoli sono puntati verso il nord e il Libano, dove gli scontri con l’Hezbollah, braccio armato dell’Iran, restano quotidiani.

 

antony blinken benjamin netanyahu

Primavera. Prima di allora il presidente americano ha bisogno di poter presentare un piano strategico per la Striscia di Gaza che vada oltre i no ripetuti e ripetitivi del premier Benjamin Netanyahu. Le Nazioni Unite avvertono che il «territorio è diventato inabitabile», «la popolazione sta morendo di fame» e serviranno decine di miliardi per la ricostruzione.

 

I consiglieri di Biden confidano che l’intesa sugli ostaggi definita a Parigi nel fine settimana possa portare al cessate il fuoco permanente. A quel punto — rivela Barak Ravid sul quotidiano Maariv — Washington potrebbe attuare una serie di mosse per forzare gli sviluppi diplomatici: Antony Blinken, il segretario di Stato, ha chiesto ai suoi di studiare la possibilità di un riconoscimento della Palestina come Stato.

 

Ismail Haniyeh

Le ipotesi andrebbero dal riconoscimento diretto al non porre il veto contro l’accoglimento all’Onu come membro a tutti gli effetti. L’accordo delineato in Francia prevede una pausa nei combattimenti di almeno un mese e mezzo: il centinaio di ostaggi israeliani ancora tenuti nelle segrete scavate dai fondamentalisti sotto la sabbia verrebbe liberato in tre fasi in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi.

 

I capi di Hamas stanno discutendo la bozza con gli egiziani, insistono che prima di tutto le operazioni militari devono fermarsi. Il consiglio di guerra ristretto israeliano ha già valutato il documento, deve essere ancora presentato a tutto il governo, dov’è già prevista l’opposizione dei ministri oltranzisti come Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir.

 

SOLDATO ISRAELIANO IN UN TUNNEL DI HAMAS

Che come sempre non si è trattenuto via social media: «Non permetteremo quella che sarebbe una vittoria per Hamas e trasformerebbe Israele in una “repubblica delle banane” controllata dagli Stati Uniti». Fonti tra i negoziatori restano ottimiste — soprattutto il Qatar, ospite e sponsor finanziario dei leader di Hamas — e sperano che l’iniziativa possa già partire la settimana prossima.

 

Netanyahu ha incontrato ieri alcuni famigliari dei rapiti e ha spiegato «di non poter fornire dettagli sugli sforzi per riportali a casa», i parenti non sono riusciti a ottenere dal premier che dichiarasse il ritorno dei sequestrati «l’obiettivo primario del conflitto». Bibi — com’è soprannominato — ancora proclama che la guerra «andrà avanti fino alla vittoria totale», ribadisce di non poter accettare una tregua definitiva e il ritiro delle truppe dai 363 chilometri quadrati. […]

OSTAGGI ISRAELIANI RILASCIATI DA HAMASterroristi di hamas in mutandeOSTAGGI ISRAELIANI RILASCIATI DA HAMAS

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