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IL DIVANO DEI GIUSTI/1 - CHE VEDIAMO STASERA, ORFANI DI SINNER? FOSSE PER ME MI VEDREI UNA GRANDE COMMEDIA COME “UN PESCE DI NOME WANDA”. QUANDO JAMIE LEE CURTIS SI APRE LA CAMICETTA, KEVIN KLINE, CHE DOVREBBE ESSERE UN PERSONAGGIO ITALIANO, SOBBALZA CON UN ASSURDO "ECCO LE DUE CUPOLE DELLA CATTEDRALE DI MILANO!” - MI VEDREI ANCHE SU AMAZON PRIME “LA CORRUZIONE”, O UN CAPOLAVORO COME “CASANOVA” DI FEDERICO FELLINI, MAGARI UN FILM UN PO’ IMPEGNATIVO PER LA SERATA - TRA LE SERIE, BUONE NOTIZIE, VEDO CHE HA OTTENUTO IL 100% DI GRADIMENTO “BALLARD” SU AMAZON PRIME… - VIDEO

Marco Giusti per Dagospia

 

un pesce di nome wanda

Che vediamo stasera orfani di Sinner? Fosse per me mi vedrei una grande commedia come “Un pesce di nome Wanda” diretto a quattro mani dal vecchio maestro Charles Crichton, al suo ultimo film, e dal giovane allievo John Cleese dei Monty Python, anche sceneggiatore, e protagonista nel ruolo di Archie Leach (un omaggio a Cary Grant, questo era il suo vero nome), una conturbante Jamie Lee Curtis come Wanda, Kevin Kline come Otto, Michael Palin, cioè un altro Monty Python, nel ruolo del balbuziente.

 

un pesce di nome wanda

Fu Cleese a volere a tutti i costi Jamie Lee Curtis dopo averla scoperta in “Una poltrona per due”, sexy e comica. Quando si apre la camicetta, Kevin Kline, che dovrebbe essere un personaggio italiano sobbalza con un assurdo "Ecco le due cupole della cattedrale di Milano!". Come se il Duomo di Milano avesse le cupole. Jamie Lee Curtis ha detto che John Cleese non è un gran baciatore, e Cleese ha detto che nel film si doveva adeguare al personaggio.

 

rosanna schiaffino in la corruzione

Mi vedrei anche un vecchio film italiano in bianco e nero su Amazon Prime. Come “La corruzione” diretto da Mauro Bolognini, fotografato da Leonida Barboni con Jacques Perrin, Rosanna Schiaffino, Alain Cuny, Isa Miranda, o “La garçonniere” di Giuseppe De Santis con Raf Vallone, Eleonora Rossi Drago, Marisa Merlini. O un capolavoro come “Casanova” di Federico Fellini con Donald Sutherland, magari un film un po’ impegnativo per la serata.

 

la moglie di tchaikowski

Anche il più recente “La moglie di Tchaikowski” del regista dissidente russo Kiril Serebrennikov, sempre Amazon, è un film parecchio impegnativo, e per giunta lungo, complesso, ma così commovente e ultrapolitico. Venne celebrato tre anni fa a Cannes, ricordo, da un’ovazione finale in sala che lo ripagò dalle critiche un po’ freddine di molti critici blasonati americani e inglesi, mentre la sua favolosa protagonista, Alyona Mikhailova, che interpretava appunto Antonina Milyukova, la sfortunata moglie del compositore russo, scoppiava a piangere calde lacrime.

l’altra faccia dell’amore

Confesso che già ero pazzo del vecchio film di Ken Russell,“The Music Lovers”, 1970, con Glenda Jackson come Antonina e Richard Chamberlain come Tchaikovski, da noi tradotto come “L’altra faccia dell’amore”, che toccava perfettamente l’argomento, cioè che lui, il genio, l’aveva sposata, ma era gay, e non riusciva proprio a farglielo capire né a scoparla (ricordate la grande scena in treno dove lei cerca di farselo in tutti i modi?) e questo porterà lei al manicomio.

 

l’altra faccia dell’amore

Non avevo visto allora, invece, la versione russa di Igor Talankin, “Una pioggia di stelle”, 1970, col grande attore russo Innokentiy Smoktunovskiy, ma dove il ruolo di Antonina, interpreta da Liliya Yudina deve essere stato di molto compresso e dove non so quanto si alludesse all’omosessualità di Tchaikovskyi. Ora, sapendo, quanto Putin e tutta la sua cerchia odino l’omosessualità, non credo che questo ritratto del matrimonio sbagliato del genio russo possa aver fatto loro piacere.

 

 Se i due precedenti film sono costruiti sul libro della baronessa Von Meck, grande mecenate del compositore, questo riprende molto dall’autobiografia che la stessa Antonina scrisse dal manicomio e parte della biografia scritta dal fratello di lui, Modesto. Serebrennikov centra subito il problema e parte da qualcosa che non sapevamo. Cioè che i diritti e la stessa identità di una donna, nella Russia della fine dell’800, non esistevano, lei era solo un nome sulla carta identità del marito.

una pioggia di stelle

 

Anche per questo Antonina non accetta in nessun modo il divorzio, rimanendo per sempre la moglie di Tchaikovski. Ora. Lui, interpretato da un chiuso e realistico Odin Lund Biron, quando accetta di sposarla, un po’ per la promessa di una certa cifra, 10 mila rubli, che lei otterrà in dote dalla famiglia dalla vendita di un pezzo di foresta (ma non la otterrà), le spiega bene la cosa. Io non sono mai stato con una donna, saremo come fratelli. E gliela spiega ancora meglio un costumista d’opera amico, Scappa subito!

 

Ma lei si è costruita un’opera da melodramma nella testa e ha la convinzione che basterà qualche mossa per fargli cambiare idea sulle donne e farselo. Ma tutto questo provocherà solo la fuga immediata di lui. Glielo spiega Sasha, la bella sorella drogata di lui, Ekaterina Ernishina, il fratello è un “bougro”, e non ci vuole molto a capire che voglia dire. Trovati un altro marito. Non tornerà più. Ma lei non demorde. E intanto si butta sul sesso. Pochi registi al mondo girano come Serebrennikov, attenzione.

incubo d’amore

 Ho visto altri film in streaming. Il modestissimo “Incubo d’amore”, che traduce “Dream Lover”, Amazon, noir con femme fatale scritto e diretto nel 1994 da Nicholas Kazan, figlio del celebre regista Elia Kazan e della strepitosa Barbara Loden, più a suo agio come sceneggiatore che come regista. Qui un giovane James Spader, fresco di “Sesso, bugie e videotape”, nel ruolo di un ricco architetto di New York, incontra la bellissima Madchen Admich, fresca di “Twin Peaks”, la sposa, hanno due figli. E solo allora scopre che lei non è esattamente quella che sembrava. Purtroppo è un disastro e capisco perché Nicholas Kazan abbia diretto questo solo film.

 

E’ superprimo su Disney la bambocciata “Zombies 4: Dawn of the Vampires” diretto da Paul Hoen con Milo Manheim e Meg Donnelly. Non ho visto neanche i primi tre episodi… Invece mi sono visto l’apocalittico con zombi tailandese “Ziam”, diretto dal talentuoso Kulp Kaljareuk con Prin Suparat, eroe che mena i poveri zombi che è pure campione di Muahy Thai. La nascita degli zombi è tutta colpa della crisi climatica che ha liberato dai ghiacciai schifezze di ogni tipo che hanno rovinato i pesci.

 

ballard

Così come un gruppo di tailandesi si mangia il pesce venuto dal nord tutti si trasformano in zombi. L’ho raccontata male, ma il film ha il suo fascino. Lo trovate su Netflix. Su Disney trovate il documentario definitivo sulla lavorazione di “Jaws” di Spielberg nel suo 50° anniversario. Si intitola “Jaws 50”. Gran fantasia. Tra le serie, buone notizie, vedo che ha ottenuto il 100% di gradimento “Ballard” su Amazon Prime (cioè più di “Dexter: Resurrection”), serie poliziesca diretta da Sarah Boyd e Jet Wilkinson con Maggie Q nel ruolo di Renée Ballard, indomita detective di Los Angeles.

quell’uragano di figlia

 

Con lei ci sono John Carroll Lynch, Michael Mosley, Amy Hill. Tanto lo sappiamo che ci tocca. Credo di aver visto tutte le serie poliziesche di questi ultimi anni. Leggo invece che è nientedeche “Quell’uragano di mia figlia” (o “Shifting Gears”) con Tim Allen e KAt Dennings su Disney.

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