mozart in the jungle

L’ORCHESTRA DEL PECCATO - ARRIVA IN ITALIA “MOZART IN THE JUNGLE”, LA SERIE TV CHE RACCONTA L’ALTRA FACCIA DEL MONDO DELLA MUSICA CLASSICA, FATTA DI SESSO, DROGA, INVIDIE E GELOSIE

Alberto Mattioli per “la Stampa”

MOZART IN THE JUNGLEMOZART IN THE JUNGLE

 

Sesso, alcol e droga a Manhattan. Più intrighi, arrivismi e battute ciniche. D’accordo, sono gli ingredienti della solita serie tivù americana (bellissima, per inciso). Ma questa volta tutto si svolge dietro le quinte di un’orchestra sinfonica. E finalmente l’ambientino della musica cosiddetta «classica» viene raccontato per quello che è e non per quello che si crede che sia. Men che meno, per quello che crede di essere.

 

Altro che immortali pagine dirette e suonate con gli occhi rivolti al cielo. Mozart finisce «in the jungle», nella giungla. Una giungla metaforica e metropolitana, New York, popolata di grandi talenti dall’ego ipertrofico e dai dubbi costumi. Solo che, sorpresa, il contorno a sesso e droga non è il rock and roll, ma la musica «colta».

MOZART IN THE JUNGLE  MOZART IN THE JUNGLE

 

Posto che la peggiore delle serie tivù americane è migliore della migliore serie italiana, questo Mozart in the Jungle, dal 14 luglio su Sky Atlantic HD e su Sky Arte HD, è da non perdere. Come prodotto televisivo, è eccellente; come descrizione di un mondo, forse esagerata ma veritiera. Infatti è ispirata dal bombastico libro di memorie dell’oboista americana Blair Tindall, intitolato appunto Mozart in the Jungle: Sex, Drugs and Classical Music.

 

MOZART IN THE JUNGLE MOZART IN THE JUNGLE

Qui la protagonista è una giovane oboista (Lola Kirke, caruccia assai e pure brava) che spera di entrare in una New York Symphony Orchestra che ricorda molto la New York Philharmonic ed è in piena guerra di successione: il vecchio e cinico direttore musicale, Malcolm McDowell, è appena stato promosso «emerito» (leggi: pensionato) per fare posto all’ispanico talentuoso, eccentrico ed eversivo Rodrigo De Souza, un tale che indossa giacche impossibili e arriva alle prove con il pappagallo, interpretato (lui, non l’uccello) da Gael Garcia Bernal con la sfacciata gigioneria richiesta.

 

E qui, pappagallo a parte, è ovvio che il modello è Gustavo Dudamel, venezuelano, il più fortunato dei giovin direttori che negli ultimi anni hanno terremotato il mondo della «classica» con alterne fortune (e risultati egualmente alterni: alla Scala si ricorda ancora una sua disgraziata Bohème dove, nel pericolosissimo secondo atto, erano tutti fuori come dei balconi).

MOZART IN THE JUNGLE MOZART IN THE JUNGLE

 

Per il resto, almeno nelle prime due puntate, c’è il ritratto realistico di un ambiente che può essere ritenuto paludato solo da chi non lo frequenta. Sfilano dunque parecchie figurette ben note. Tipo, in platea, la vecchia scocciatrice perché scartocciatrice di caramelle o, sul palco, il sindacalista che interrompe la prova chiedendo la «pausa pipì», in perfetto stile da teatro italiano. Nella prima sequenza, il concerto d’addio di McDowell suona un violinista niente male, che risulta poi essere il «vero» Joshua Bell nella parte di se stesso.

MOZART IN THE JUNGLE MOZART IN THE JUNGLE

 

Invece è assurdo che Rodrigo-Bernal arrivi e sconvolga il cartellone chiedendo di debuttare con l’Ottava di Mahler, perché la sinfonia «dei Mille» è un kolossal tale che non si può certo «metter su» in poco tempo. Però è perfetta la descrizione dell’ambiente di una grande orchestra «made in Usa», con le madame danarose e annoiate che ficcano il naso nelle faccende artistiche invece di pagare e stare zitte e i brillanti comunicatori che inventano slogan dementi per il marketing.

 

MOZART IN THE JUNGLE MOZART IN THE JUNGLE

Quanto agli aspetti scabrosi, beh, il sesso c’è, e del resto se così fan tutti, non si capisce perché i musicisti non dovrebbero fare. Molti si fanno anche di droghe varie. Nessuna sorpresa: dati statistici non ce ne sono, ma se sniffano politici e manager, giornalisti e avvocati non si capisce perché non dovrebbero farlo i musicisti, quelli «classici» compresi. Semmai, è abbastanza improbabile che strumentisti e direttori sfornino tante battute brillanti come quelle che si ascoltano qui.

 

La realtà è che, scesi dal palco, sono personaggi generalmente noiosi, poco interessanti anche perché pochissimo interessati a tutto ciò che non è musica, anzi solo alla musica che fanno loro. Quel che hanno da dire, concesso e non dato che l’abbiamo, lo dicono con le note e solo con loro. Per fortuna.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni merz zelensky starmer ursula von der leyen macron

FLASH – ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA, PREVISTA A ROMA L’11 LUGLIO, IL PRIMO MINISTRO BRITANNICO, KEIR STARMER, E IL PRESIDENTE FRANCESE, EMMANUEL MACRON, NON CI SARANNO. I DUE HANNO FATTO IN MODO DI FAR COINCIDERE UNA RIUNIONE DEI "VOLENTEROSI" PRO-KIEV LO STESSO GIORNO – ALL’EVENTO PARTECIPERANNO INVECE IL CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ, E URSULA VON DER LEYEN. A CONFERMA DEL RIPOSIZIONAMENTO CENTRISTA DI GIORGIA MELONI CON GRADUALE AVVICINAMENTO DI GIORGIA MELONI AL PPE...

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!