
IL FESTIVAL DELL'IPOCRISIA - IL "WORLD PRESS PHOTO" SQUALIFICA IL FOTOGRAFO ITALIANO CHE AVEVA VINTO CON IMMAGINI POSATE: "HO FATTO UN ERRORE DA STUPIDI, MA LORO CERCANO SOLO DI EVITARE ALTRI IMBARAZZI"
Da “il Foglio”
A guardare le foto di Giovanni Troilo la cittadina belga di Charleroi, vicino a Bruxelles, sembra l’inferno. Per Troilo, fotografo italiano, Charleroi è “Il cuore oscuro dell’Europa” – così ha titolato il suo reportage.
Con le sue foto cupe, buie, i cieli rossi di tramonti che sembrano insanguinati e i ritratti notturni dei cittadini di Charleroi deturpati dalla miseria, Troilo ha vinto il primo premio della categoria “Contemporary issues” del World Press Photo (Wpp), il più importante premio fotogiornalistico del mondo. Ma ieri Troilo è stato squalificato dalla competizione, e il premio gli è stato ritirato, dopo che Charleroi gli si è rivoltata contro.
La settimana scorsa, dopo l’annuncio dei premi, il sindaco della cittadina ha scritto alla commissione del Wpp accusando Troilo di aver inscenato situazioni di degrado che non esistono. Il Wpp ha inizialmente difeso Troilo, ma ha aperto un’inchiesta che ha scatenato un dibattito durissimo e al tempo stesso antico nel mondo della fotografia: dov’è il confine tra il lavoro giornalistico e la rappresentazione artistica? Man mano che nuovi particolari si aggiungevano sul lavoro di Troilo il dibattito si faceva più feroce, attirava i commenti di fotografi di peso e diventava sempre più imbarazzante per il Wpp, fino a che un festival importante, che si tiene in autunno a Perpignan, ha annunciato che quest’anno non avrebbe esposto le foto del Wpp in segno di protesta.
maitre doberman and clara la chienne
Uno dei ritratti del reportage di Troilo non è stato scattato a Charleroi, si è scoperto, e in un’altra foto, in cui si vede un’auto parcheggiata dentro cui una coppia sta facendo sesso, il protagonista è il cugino di Troilo, e l’immagine è stata ottenuta grazie a un flash sistemato apposta dentro alla macchina. Le descrizioni delle foto, importantissime nel fotogiornalismo, non specificano queste informazioni (ma nella foto dell’auto, dice Troilo, la descrizione è stata scritta dallo staff del Wpp), e da qui è arrivata la squalifica. “L’errore c’è, è un errore da stupidi, l’ho commesso e hanno una ragione formale per contestare il premio”, dice Troilo al Foglio.
una casa nella periferia di charleroi
Per Troilo la squalifica è una “exit strategy”, un “appiglio” del Wpp per evitare nuovi imbarazzi: “Il mio lavoro non è un’inchiesta, è uno storytelling con tempi di narrazione differenti, ma i miei scatti hanno seguito tutte le regole del reportage, o sono ritratti in cui le persone non fanno altro che essere se stesse”.
C’è stato un “dibattito con forti implicazioni politiche, e a queste si è aggiunta la pressione dei ‘fondamentalisti della fotografia’, ma se il mio lavoro è considerato una messa in scena allora non ci sto”. Ma la discussione è più ampia di così, perché se la squalifica di Troilo è particolare (Photoshop non c’entra niente), ormai non c’è edizione del Wpp che non finisca nello scandalo per le troppe libertà che i fotografi si prendono, e quella di quest’anno è stata l’edizione più photoshoppata di sempre.
Ha scritto il New York Times che oltre il 20 per cento delle foto sottoposte alla giuria (foto che già avevano superato un primo scrutinio) è stato squalificato per qualche tipo di manipolazione, tre volte più dell’anno scorso, ed è cosa nota, ormai, che il fotogiornalismo sia in piena crisi d’identità. Al tempo di Instagram, il giudizio su cosa è pubblicabile come lavoro giornalistico e cosa no corre su una linea sottile: a capo della giuria che ha premiato e poi punito Troilo c’era la direttrice della fotografia del New York Times, e anche questo ha scatenato polemiche. Ci sono vecchi valori da rivedere e pratiche antiche da conservare. E poi ci sono quelli, come Troilo, che a un certo punto, difendendosi riguardo all’uso del flash, parlano esasperati di “paleofotografia”.