1. MA QUALE BUNGA BUNGA! QUI SI FA LA STORIA: “IO, LOREDANA BERTÈ E BORG A CENA ALLA CASA BIANCA PER IL COMPLEANNO DI BUSH. TRA GLI INVITATI C’ERA OSAMA BIN LADEN”! 2. DOPO 407 GIORNI DI CARCERE E 50 CHILI IN MENO, LELE MORA SI TOGLIE QUALCHE SASSOLINO DAL MOCASSINO: “SONO DIVENTATO IMPOTENTE. MI POSSONO METTERE DAVANTI CHIUNQUE. TUTTA COLPA DEI FARMACI PER LA DEPRESSIONE: INIBISCONO LA LIBIDO” 3. “SESSO CON I MIEI ARTISTI? IO ERO IL BURATTINAIO, LORO I BURATTINI. MAI ACCORCIATO LE DISTANZE. PER LORO SONO STATO UN AMICO, UN PADRE, UN FRATELLO. MI SONO OCCUPATO DEI LORO BISOGNI, PAURE, PERSINO COMPLESSI. SAI QUANTI NE HO PORTATI DAL CHIRURGO PLASTICO? ALCUNE LE HO ACCOMPAGNATE A RICOSTRUIRSI LA VAGINA” 4. TELE-MORA: “UN TEMPO S’INVENTAVANO FINTI SCOOP PER LANCIARE UN FILM O UN ATTORE, IO HO RIBALTATO IL SISTEMA. HO CERCATO DI FAR DIVENTARE TUTTO VERO, LA TELEVISIONE PIÙ REALE DELLA REALTÀ. GUARDA QUANTI SI SONO CONOSCIUTI A UOMINI E DONNE”

Teresa Ciabatti per "il Venerdì - la Repubblica"

"Sono diventato impotente. Mi possono mettere davanti chiunque, ma niente. Niente di niente, dottore, mi dica perché."

A parlare è un uomo a cui i giornali hanno attribuito decine di amanti (c'è stato persino un tizio che lo ha accusato di molestie), il Dioniso attorno al quale - sempre a leggere i giornali - sembra aver ruotato la vita sessuale - e dunque economica e dunque politica - degli ultimi vent'anni di storia italiana, lui, proprio lui, oggi smarrito, incredulo, confuso perché ha perso il desiderio sessuale. L'analista da cui è in cura gli spiega che sono i farmaci per la depressione: inibiscono la libido.

E dunque, come ci si sente a non avere più desiderio? Com'è la vita oggi senza sesso?
Allungato sulla coperta di leopardo del suo letto a baldacchino, lui sorride: "uguale".
Lele Mora, anni 58, 407 giorni di carcere, 50 chili in meno, racconta il momento in cui ha scoperto di non avere più bisogno del sesso. Non che prima non fosse capace di rinunciarci, anzi: "mai mescolare lavoro con vizi e virtù". Storicamente, dai Kennedy, è questo l'errore che commettono i potenti, spiega.

E tu, mai fatto sesso con uno dei tuoi artisti?
Io ero il burattinaio che muoveva i fili, loro i burattini. Non ho mai accorciato le distanze, se è questo che vuoi sapere. Per loro sono stato un amico, un padre, un fratello. Mi sono occupato di loro nel complesso, bisogni, paure, persino complessi. Sai quanti ne ho portati dal chirurgo plastico? Senza fare nomi, alcune le ho accompagnate a ricostruirsi la vagina.

Siamo a casa sua, non più la palazzina di viale Monza 9, non più i seicento metri quadri dove due cuoche cucinavano ininterrottamente. Quei giorni sono lontani. Questi sono i giorni della rinascita. Della sobrietà. Un terzo piano di cento metri quadri, nessuna cuoca, niente più folle di ragazzi e ragazze che entrano e escono. In camera, sul letto - il vezzo di farsi intervistare sul letto è quello di un tempo, sì - Lele dice che il sesso muove il mondo, ma se si vuole controllare il mondo, bisogna non fare sesso. Semplice.

Scoperta della maturità?
Tutt'altro: nel 1975 a Verona avevo un locale di fianco alla Caserma dei militari, il cosiddetto Bar Mutanda per le proprietarie precedenti che mostravano volentieri le mutande. È stato il primo locale gay in Italia. Aperto dalle 18 a mezzanotte, l'ora in cui i militari rientravano in caserma. Era frequentato da stilisti, politici, ed ecclesiastici. Tutti facevano sesso. Io no. Già allora avevo capito che per non essere ricattabili bisogna astenersi.

Al Mutanda c'erano i primi travestiti: Ava, Iva e Stefania. Di giorno operai, di notte prostitute. Per non farle prostituire, le ho assunte da me come donne di servizio. Ava stirava col barboncino tra le braccia, non si separava mai dal barboncino, era il figlio che non avrebbe avuto mai.

Ecco, se proprio dobbiamo trovare una debolezza a Lele Mora è questa: l'ossessione di ricostituire una famiglia, quella famiglia patriarcale da cui si è separato prestissimo, a nove anni, per andare in collegio. Esattamente così: non il sesso, non i soldi. La famiglia. Prima del carcere, lui non ha mai passato un giorno della sua vita in solitudine. Collaboratori, colf, autisti, artisti che si rivolgevano a lui di continuo, anche solo per cercare conforto.
E Lele conforta. Lele capisce, consola, accoglie.
Tanto che oggi, le poche volte che accende la televisione o apre i giornali, le volte in cui s'imbatte in qualcuno della vecchia agenzia, pensa: "quanti orfani."

Chi sono gli orfani di Lele Mora?
Gli sconosciuti che ho fatto diventare famosi.

Eri consapevole di lavorare su destini brevi?
Ho sempre fatto l'esempio del leoncino. Sulla spiaggia dove andavo in vacanza coi Coltivatori Diretti - grande invenzione di Mussolini - passava un tizio con questo leoncino in braccio, e chi voleva, pagando, poteva farsi fotografare. È stato il mio rimpianto: non avere foto col leoncino, non c'erano soldi. Nel mio ricordo però il leoncino c'è ancora, è eterno.

Conta quindi il ricordo, il segno che si lascia?
Ai miei artisti dicevo: il successo è come il leoncino, cresce cresce, e se non lo sai domare, ti divora.

Colpa loro dunque che non hanno saputo gestire il successo?
Colpa anche mia. Li ho rovinati. Gli ho fatto avere troppo, troppi soldi, troppo successo. Si sono montati la testa, non mi hanno più ascoltato, si sono sentiti onnipotenti. Il peggiore? Francesco Arca. Ora si crede attore, ma per fare l'attore, il grande attore, serve la gavetta, che lui non ha fatto. Mi diceva: "sei mio padre, io per te farei tutto." è stato uno dei primi ad andarsene.

Rimpiangi qualcuno della tua agenzia?
Non rimpiango chi per il successo è stato disposto a tutto. La gente non sa cosa si può fare per il successo. E io lo racconterò, sto scrivendo un libro dove racconterò tutto questo. La verità. C'è stato un gran discutere su un certo sistema, ma è stata un'analisi incompleta, a volte faziosa, al fine di dimostrare una tesi. Tutto invece era più complesso di come l'avete raccontato voi. L'intenzione di molti, l'offerta, la disperazione, la foga dei più, è stata taciuta. È come se di quegli anni, di quella televisione ci fosse una ricostruzione parziale. Nel mio libro io ricostruirò tutto. Una testimonianza antropologica, sociologica, economica dell'Italia dagli anni Novanta al Duemilasei.

Come nasce la televisione che hai inventato tu, quella al cui centro c'è il tronista, il ragazzo/a qualunque?
Dall'osservazione della gente. Dalla comprensione dei loro desideri: il desiderio della gente era la verità, basta con la finzione. Un tempo s'inventavano finti scoop per lanciare un film o un attore, io ho ribaltato il sistema. Ho cercato di far diventare tutto vero, la televisione più reale della realtà. Guarda quanti si sono conosciuti a Uomini e Donne e poi si sono innamorati, alcuni sposati. C'è qualcuno che ha avuto dei figli. Il vero scoop è la vita quotidiana. Non c'è più lo schermo in mezzo.

Insieme a loro, ai tronisti, è finita anche la tua televisione?
Oggi a Uomini e Donne manca solo la bocciofila. Non è una critica a Maria, capisco che abbia voluto fare altre scelte.

Il lelemorismo quindi è passato per sempre?
L'ha fatto finire Lele Mora. Il mio sbaglio è stato il desiderio di mettermi in mostra. Il momento preciso in cui è iniziata la fine? Con Iacona, quando ho aperto le porte della mia casa in Sardegna alla televisione, a Sciuscià di Santoro. Mi sentivo Dio. Sono stato Icaro. Hai presente Icaro? Pensa di poter volare. Vola vola, fino al sole, senza calcolare che il sole scioglierà la cera delle ali. E precipita in mare. Così Lele Mora. Sono precipitato.

Il tuo sole è stata la televisione stessa?
Entrarci dentro. Davanti alle telecamere, invece di continuare a fare quello che avevo fatto sempre, concertare da dietro.

Tornerai?
Sono già tornato.

Riprovo: tornerai a fare quello che facevi prima?
Oggi il mercato è stato completamente rovinato da questi agentucoli che hanno iniziato con me, mi facevano da autisti.

Molti dicono che tu non sia mai sparito, anche durante l'anno di carcere.
Come dicevo prima, è un fatto di luce che s'irradia. Di segno che si lascia.

O di quanti segreti si è in possesso?
Nessun segreto.

Si dice che tu conosca i segreti sessuali dei potenti?
I segreti non esistono.

Hai avuto a che fare con molti potenti però, questo si può dire? In quanti sono stati alla Casa Bianca? Lele Mora c'è stato.
La prima volta con Giannina Facio. La seconda in occasione del compleanno di Bush padre. Bush figlio gli regalò Bjorn Borg per il compleanno, Bjorn Borg in carne e ossa per una partita a tennis. Borg si portò dietro me e Loredana. Fu una bella giornata, un pranzo magnifico, c'era anche Bin Laden, solo che quando lo dice Loredana tutti pensano sia pazza. Non lo è: alla Casa Bianca c'era Bin Laden.

Loredana Berté è stata la prima artista che hai rappresentato?
Lei e Patty Pravo. Siamo ancora molto legati.

Hai detto che quando scegli di amare, in senso lato, è per sempre. Dopo tutto quello che hai passato confermi?
Confermo. Non significa però che io possa perdonare sempre.

Altrove hai detto che il tuo sbaglio è stato l'amore?
L'amore non è mai uno sbaglio. L'amore è una scelta. Simona Ventura mi diede un aut aut: o me o la persona che ami. Per motivi che qui non sto a dire lei si sentiva minacciata da questa persona. Io ho scelto l'amore. E così ho perso una delle mie migliori artiste, di sicuro quella che mi faceva guadagnare di più. Ma non rimpiango la scelta.

Hai amato solo uomini?
Assolutamente no. E comunque m'innamoro solo di uomini eterosessuali. Cerco sempre di ottenere quello che non posso avere. In passato sono stato amato da un famoso calciatore etero, oggi sposato. È stato un amore vero, sincero.

Quanti amori hai avuto?
Tre. I miei amori durano tanto. L'ultimo undici anni. Purtroppo mi ha deluso e io ho avuto il coraggio di dire basta.

E dopo?
Dopo niente. Sono tre anni che non faccio sesso. Senza sesso si può vivere benissimo.

Da tre anni senza sesso, alternativa?
Passeggio molto.

Di recente su Dagospia sono uscite notizie su di lui, niente di provato: ha ripreso a lavorare come prima, ha aperto nuovi uffici in centro a Milano, è proprietario di una catena di negozi di giocattoli uno dei quali diretto dalla figlia, frequenta uno sportivo apparso da poco in tivvù, basta appostarsi sotto casa sua per vedere il ragazzotto entrare la sera e uscire la mattina dopo.

Ma io, Teresa Ciabatti, scrittrice che ha passato una giornata con Lele Mora, io, lettori, non smentisco e non confermo. Una cosa posso dire però, solo una: Peppa Pig, il merchandising, è arrivato in Italia grazie a lui. Che questo Geppetto o Mangiafuoco ricominci dai giocattoli? Sereno, lucido, calmo, Gabriele Dario Mora è al di sopra dell'umano, o molto al di sotto. Impossibile capirlo.

"Lele Mora ha paura di qualcosa?" Chiedo.
Lui scuote la testa.

"Della morte?"
Occhi fissi alla televisione dove lo stanno intervistando, al se stesso sullo schermo, Lele Mora risponde: "un giorno moriremo tutti. E forse anch'io."

 

 

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