robot e giornalismo

NEMMENO I MILIARDARI POSSONO SALVARE IL GIORNALISMO – LE TESTATE DI TUTTO IL MONDO COLLASSANO TRA RICAVI A PICCO, LICENZIAMENTI, SCIOPERI E LA MINACCIA DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE CHE INCOMBE – UNA CRISI CHE SOLO APPARENTEMENTE SOMIGLIA A QUELLA DEL 2008: QUESTA VOLTA NESSUNO SI LASCIA ANDARE ALL'OTTIMISMO, PERCHÉ NEANCHE I SALVATAGGI MILIARDARI (BEZOS & CO) SEMBRANO POTER FERMARE IL DECLINO - I SOCIAL CHE NON TIRANO PIÙ I CLIC, I FALLIMENTI DI BUZZFEED E HUFFINGTON POST E LE AGGREGAZIONI

Alex Weprin per https://www.hollywoodreporter.com/

Traduzione di Marco Zonetti

 

IL COLLASSO DEL GIORNALISMO SECONDO HOLLYWOOD REPORTER

Non è passato poi così tanto tempo da quando l'acquisto di un quotidiano storico da parte di un miliardario era un segno di speranza e ottimismo. Dopo tutto, i miliardari avevano denaro da buttare via e si erano guadagnati i loro patrimoni creando qualcosa di nuovo. Magari potevano anche capire come far funzionare i media?

 

E che dire dell'attività di private equity, ovvero la sfera d'investimenti finanziari fondata sui piani di risanamento? Si acquisiscono aziende dai bassi rendimenti, le si reinventa e le si porta al successo.

 

ROBOT GIORNALISTA - IMMAGINE CREATA DALL INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI MIDJOURNEY 1

O prendiamo le storiche testate giornalistiche di proprietà familiare: si mantiene l'attività nell'ambito della famiglia senza l'obiettivo di profitti eccessivi, giusto quel livello di stabilità sufficiente a mantenere vivi nome e retaggio.

 

Purtroppo, a quanto pare, nessuna delle suddette categorie risulta in grado di salvare il declinante settore dei media, nel quale i modelli di business sono ancora inchiodati al passato (programmaticità, questa sconosciuta!) e i modelli editoriali sono pensati per un mondo antecedente a Facebook, Tik Tok e all'intelligenza artificiale.

 

jeff bezos washington post

Il settore del media sta affrontando una crisi che non si vedeva dal caos finanziario del 2008, caratterizzata da licenziamenti e tagli dei costi a ogni piè sospinto. I tagli hanno tutti avuto luogo nel contesto del calo di lettori sul web che ha colpito molti principali editori. Mentre giganti tecnologici come Meta (Instagram, Facebook) e Google si sforzano di trattenere i consumatori sulle loro piattaforme, i vecchi punti di riferimento quali Twitter/X non attirano più tanti lettori e il panorama dei social media si frantuma.

 

sede del new york times a manhattan

Solo questo mese Washington Post, Los Angeles Times, Time, Condé Nast, Sports Illustrated, Business Insider, New York Daily News, National Geographic e Baltimore Sun hanno fatto notizia per licenziamenti, tagli dei costi, scioperi e fosche previsioni.

 

Benché la vendita a un fondo di Private Equity non sia mai stata accolta di buon grado da qualsivoglia redazione, un decennio fa l'emergenza di acquirenti facoltosi lo era ampiamente, partendo dal presupposto che - grazie a uno sconfinato conto in banca - il settore delle news avrebbe avuto tempo - e sovvenzioni - per capire che futuro avesse.

 

ROBOT E GIORNALISMO

L'accordo più degno di nota, ovviamente, vide protagonista l'uomo più ricco del mondo: Jeff Bezos, che nel 2013 acquisì il Washington Post per 250 milioni di dollari. Ma cotale operazione finanziaria all'epoca era ben lungi da essere un caso isolato.

 

Ricordate quando il co-fondatore di Facebook Chris Hughes acquisì il New Republic? O quando il fondatore di eBay Pierre Omidyar pompò milioni e milioni in una nuova impresa chiamata First Look Media? O quando BuzzFeed rifiutò l'offerta di un miliardo di dollari della Disney? O quando il New York Times si preoccupava dell'HuffPost?

 

arianna huffington 1

Le operazioni finanziarie di cui sopra sono decisamente un lontano ricordo, visto che Hughes ha scaricato il New Republic nel 2016, che First Look Media licenzia i dipendenti di aziende di sua proprietà quali Intercept e Topic Studios, e che BuzzFeed quota 22 centesimi per azione dopo aver chiuso la sua divisione news e aver acquisito l'HuffPost. E ovviamente il Washington Post di Bezos il mese scorso ha tagliato centinaia di posti di lavoro ricorrendo al cosiddetto "buyout" dei dipendenti, facendoli quindi subentrare nella proprietà così da evitare i licenziamenti.

 

Naturalmente, nel settore dei media un decennio fa può benissimo equivalere a una vita fa. Ma anche operazioni finanziarie più recenti hanno mostrato segni di tensione, o in alcuni casi di collasso.

 

jonah peretti buzzfeed news 5

Basti guardare il Los Angeles Times di proprietà del dottor Patrick Soon-Shiong, il miliardario del biotech che ha acquisito il Times da Tronc (ricordate?) per 500 milioni di dollari nel 2018. Ora il patrimonio di Soon-Shiong è in ambasce, con il valore del suo azionariato crollato di miliardi di dollari negli ultimi anni, secondo alcuni rapporti.

 

Questo mese il veterano dell'emittente televisiva ESPN e del Washington Post Kevin Merida, la cui assunzione fu motivo d'orgoglio per Soon-Shiong, si è dimesso prima di sostanziali e dolorosi tagli ai posti di lavoro (e nel bel mezzo di scontri con la figlia del miliardario). "La decisione di oggi è dolorosa per tutti, ma è imperativo agire d'urgenza e prendere provvedimenti per costruire un giornale vitale e fiorente per le generazioni future. E ci impegniamo a farlo", ha dichiarato Soon-Shiong a The Times mentre partivano i licenziamenti.

i grinch del giornalismo

 

Giovedì scorso sempre The Times ha dichiarato che Terry Tang sarebbe diventato editor esecutivo ad interim. Secondo le fonti, la redazione ha appreso dell'assunzione non da Soon-Shiong, bensì da The Wrap.

 

E poi c'è il Time, la pubblicazione fiore all'occhiello della defunta Time Inc., che è stata venduta al fondatore di Salesforce Marc Benioff nel 2018 per 190 milioni di dollari. L'azienda ha fatto progressi, con i suoi Time Studios che adesso totalizzano ricavi per oltre 100 milioni di dollari, circa un quarto degli affari dell'azienda, secondo la CEO Jess Sibley.

 

washington post

Ma come la Sibley ha detto alla redazione in un memo martedì scorso annunciando licenziamenti in azienda: "Negli ultimi dodici mesi abbiamo ridotto con diligenza le nostre spese. C'è ancora del lavoro da fare." Time, ha notato la CEO, non è ancora remunerativo.

 

Martedì scorso la rivista Forbes, adesso di proprietà di un gruppo d'investimento con base a Hong Kong, ha annunciato il taglio del tre per cento della sua forza lavoro. E perfino la rivale Bloomberg Businessweek, i cui proprietari vantano grandi disponibilità finanziarie e fanno soldi vendendo decine di migliaia di terminali alle aziende di Wall Street, sta passando alla periodicità mensile.

 

google news showcase 9

E poi c'è Sports Illustrated, l'altra grande scommessa del fondatore di Time, Henry Luce. Al momento la rinomata testata è al centro di un tiramolla tra il fondatore della bevanda 5-Hour Energy Manoj Bhargava, che controlla l'azienda editoriale Arena Group, e il fondatore di Authentic Brands Group Jamie Selter, che adesso controlla il brand SI e che l'ha concesso in licenza ad Arena.

 

marc benioff

La redazione di SI si trova tra due fuochi, con Arena che li licenzia mentre parla di un accordo con ABG, che però  contemporaneamente cerca un nuovo concessore di licenze.

 

Il presupposto secondo cui i grandi patrimoni possano offrire una via d'uscita dal declino dei media sembra dunque andare in pezzi.

 

Ma nell'ambito del private equity non è andata molto meglio. Questa settimana la redazione del New York Daily News ha scioperato contro i tagli dei costi da parte della proprietaria Alden Global Capital. E Alden ha venduto il Baltimore Sun a David Smith, presidente del Sinclair Broadcast Group. "Cosa c'è ancora dire dei quotidiani americani?" ha dichiarato in risposta il già reporter del Sun e creatore di The Wire David Simon.

 

ROBOT E GIORNALISMO

Recurrent Ventures, proprietaria di brand come Popular Science e Field & Stream (che è stato appena venduto, secondo AdWeek), ha raccolto 300 milioni di dollari da Blackstone e da allora ha licenziato un'ottantina di persone. E alla Business Insider, che è di proprietà della Axel Springer spalleggiata da KKR, giovedì scorso è stato licenziato l'8 per cento del personale.

 

I funzionari di Condé Nast, stimatissimo proprietario di Vogue e del New Yorker controllato dalla famiglia Newhouse, hanno tagliato circa il 5 per cento della forza lavoro incorporando Pitchfork dentro GQ, anche se il sindacato che rappresenta la redazione ha respinto alcuni tagli proposti.

 

giornalismo stampato

Il settore dei media ha subito batoste sul lato del business, nel quale la pubblicità programmatica e le operazioni finanziarie con marchi storici vantano ancora ricavi esorbitanti, e sul lato del consumatore, una volta abituato a ricavare notizie dagli organi di stampa tradizionali e che ora sceglie invece di affidarsi a TikTok, Apple News o ad altre pubblicazioni digitali di nicchia.

 

Per poter avere un'attività pubblicitaria funzionante bisogna soddisfare gli operatori di marketing, e per avere un'attività di abbonamenti funzionante bisogna soddisfare i consumatori, e pare che al momento nessuna delle due categorie venga accontentata.

jeff bezos washington post

 

Senza contare il fatto che l'incombente minaccia dell'Intelligenza Artificiale Generativa non ha ancora avuto il suo impatto sul settore, benché gli addetti ai lavori vedano bene ciò che riserva il futuro, come dimostra il contenzioso legale del New York Times contro Microsoft e OpenAI.

 

THE WOKE TIMES - MEME DI ELON MUSK

La chiave potrebbe essere questa: nel 2008 il mercato pubblicitario fu bastonato dal crash dei mercati, e nuove piattaforme come Facebook, Twitter e YouTube rappresentarono una minaccia tutta nuova per il business dei media storici. Peccato però che all'epoca gli operatori storici non videro ciò che era in serbo nel futuro.

 

Nel 2024 ci troviamo di fronte a un'altra crisi pubblicitaria, ma sono tutti più informati su come stanno le cose, e, a differenza del passato quando si mantenne a galla grazie a remunerativi accordi fra operatori televisivi, il settore dei notiziari Tv non sarà immune alla moria di ricavi che ha flagellato giornali e siti web.

ROBOT E GIORNALISMO

 

Come ha scritto il CEO della CNN Mark Thompson alla redazione lo scorso 17 gennaio: "L'universo della Tv tradizionale si sta riducendo in maniera costante. Il passaggio dalla trasmissione lineare a quella digitale ha portato soltanto negli ultimi due anni a un calo di pubblico pari quasi a un quinto, per quanto concerne i canali televisivi di news via cavo negli Stati Uniti."

 

Insomma, pare proprio che nessuno, né i miliardari, né gli esperti di risanamenti della private equity, né le grandi famiglie, abbiano una percezione sicura di come far funzionare la baracca.

GIORNALISMO INVESTIGATIVO GIORNALISMO INVESTIGATIVO ROBOT E GIORNALISMO

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...