1. IERI L’ANNUNCIO-SFIDA PIÙ IMPORTANTE DI RENZI, SUPERAMENTO DELL’ARTICOLO 18 SUI LICENZIAMENTI SENZA GIUSTA CAUSA E UNA QUALCHE RISCRITTURA DELLO STATUTO DEI LAVORATORI FATTA PER DECRETO, ERA DIRETTO A BRUXELLES E ALLA BCE DI DRAGO DRAGHI 2. BISOGNERÀ SOLO VEDERE SE IL TURBOPREMIER SCEGLIERÀ LE TESI DI PIETRO ICHINO, CHE AVEVA UTILIZZATO DURANTE LE PRIMARIE, OPPURE SARÀ PIÙ CAUTO E CERCHERÀ UNA MEDIAZIONE CON IL SUO PARTITO, CHE SUL LAVORO È SPACCATO COME UN’ANGURIA 3. IN OGNI CASO IL RENZIE CHE SCEGLIE LA STRADA DEL DECRETO, SUL QUALE POI METTERE LA FIDUCIA, È UN RENZIE CHE AL DI LÀ DELLE POLEMICHE CON LE “CORPORAZIONI SINDACALI” HA CAPITO BENISSIMO CHE I MARGINI CON L’EUROPA SONO STRETTISSIMI E CHE SE NON FA LE RIFORME IN TEMPI RAPIDI SALTA TUTTO, ARRIVA LA TROIKA E LUI VA A CASA

Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota)  per Dagospia

 

1. AVVISI AI NAVIGATI

matteo renzi gelato mattarellomatteo renzi gelato mattarello

Ieri l’Europa è restata prudentemente sullo sfondo delle dichiarazioni di Renzie in Parlamento, ma il suo annuncio più importante, quello secondo il quale la riforma del lavoro verrà fatta per decreto, era diretto a Bruxelles e a Francoforte. L’Unione europea e la Bce di Draghi ci chiedono un intervento rapido e deciso sul mercato del lavoro e i margini di flessibilità sul bilancio che ci verranno concessi dipendono da questo.

 

Era chiaro da mesi che il Jobs Act di Giuliano Poletti non sarebbe stato il veicolo prescelto e che era invece necessaria un’accelerazione. Ovviamente nessuno ancora ha visto il decreto di Renzie sul lavoro ma è facile immaginare che conterrà un superamento dell’articolo 18 sui licenziamenti senza giusta causa e una qualche riscrittura dello Statuto dei lavoratori. Bisognerà solo vedere se il premier sceglierà le tesi di Pietro Ichino, che aveva utilizzato durante le primarie, oppure sarà più cauto e cercherà una mediazione con il suo partito, che sul lavoro è spaccato come un’anguria.

GIULIANO POLETTI GIULIANO POLETTI

 

In ogni caso il Renzie che sceglie la strada del decreto, sul quale poi eventualmente mettere la fiducia, è un Renzie che al di là delle polemiche con le “corporazioni sindacali” ha capito benissimo che i margini con l’Europa sono strettissimi e che se non fa le riforme in tempi rapidi salta tutto, arriva la Troika e lui va a casa. Insomma, è un premier che ancora non rinuncia al gusto di sfidare tutto e tutti, ma nei fatti si è piegato ai rapporti di forza con Bruxelles e con Drago Draghi.

 

 

2. RENZIE ATTACK  

Nonostante l’inchino all’Europa, Pittibimbo ieri si è comunque presentato con la solita aria baldanzosa e ha anche minacciato le elezioni anticipate se non si fanno le famose riforme. La Stampa riassume così: “Renzi: ‘Riforme o voto anticipato’. Il discorso alle Camere: ‘I mille giorni sono l’ultima chance per l’Italia’. E sul Lavoro pensa a un decreto” (p. 2).

Pietro IchinoPietro Ichino

Per Repubblica, “Lavoro, la svolta di Renzi. ‘Riforma subito per decreto e via anche l’articolo 18’. Il premier ha deciso di varare il provvedimento a ottobre con la legge di Stabilità. Rivisti gli ammortizzatori sociali. ‘L’obbligo del reintegro sarà sostituito da un indennizzo al lavoratore che viene licenziato” (p. 2).

 

Il Corriere sottolinea il piglio del premier: “Parlamentari, tecnocrati, sindacati. L’avviso del premier agli ‘avversari’. Il capo del governo ha messo in fila quasi tutte le “corporazioni”. A partire dai magistrati. ‘Le banche d’affari ci consideravano falliti, sono fallite loro” (p. 3). Nella sua ansia di mettere in vetrina sempre nuovi nemici e nuovi “gufi” il premier cita anche chi non ci si fila proprio, come le banche d’affari. Il Messaggero osserva: “Patto per l’Italia con Berlusconi. Matteo scavalca la maggioranza. Nel discorso nessun riferimento agli alleati, Alfano non applaude. Prudenza sull’Ue su consiglio di Napolitano” (p. 3).

mario draghimario draghi

Il Giornale di Berlusconi (Paolo) sente aria di elezioni anticipate: “Renzi picchia, aria di voto. Berlusconi serra le fila di Forza Italia: meglio prepararsi” (p. 1). Sì, meglio prepararsi.

 

 

3. IL GARANTISMO DI UN PREMIER

Chissà se al suo posto Silvio Berlusconi, da premier, sarebbe stato tanto netto nel difendere l’Eni sotto inchiesta. Fatto sta che Renzie ieri ha difeso ancora una volta il colosso petrolifero e lo ha fatto con parole dure: “Giustizia, lite Renzi-Anm. ‘Un’indagine non può danneggiare un’azienda’. Il premier difende l’Eni. L’ad Descalzi: ‘Noi sempre coerenti’. Le toghe: ‘Nessuna interferenza. E il taglio delle ferie non serve” (Repubblica, p. 9). Per il Cetriolo Quotidiano, “Renzi scudo umano per l’Eni”, “attacca i giudici come Craxi e Berlusconi” (pp. 1-2).

 

Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi

Intanto il Corriere, accusato indirettamente da Renzie di essere collegato via “citofono” alla Procura di Milano, racconta un particolare curioso: “Eni, nessuno chiede gli 83 milioni bloccati. Deserta l’udienza per rivendicare la fetta di presunta maxi-tangente nigeriana. Di Nardo: i miei 15? Ho investito sulla causa del mediatore africano. Il nome del titolare della licenza in nigeriano è “Pinco Pallino” (p. 29).

 

 

4. ASSALTO AL PATTO DEL NAZARENO

Ancora una fumata nera per la Consulta, ancora un messaggio di insofferenza per il patto del Nazareno dalla “pancia” dei gruppi parlamentari forzisti e piddini: “Parlamento paralizzato. Violante e Bruno bocciati nel voto per la Consulta. Il candidato del Pd in calo, quello di Fi aumenta i consensi. Nulla di fatto anche per il Csm. Oggi nuovo tentativo”. “Pd-Fi, il momento delle accuse. ‘Ci tradite con i franchi tiratori’. ‘No, voi non rispettate i patti’” (Repubblica, pp. 6-7).

 

giorgio napolitanogiorgio napolitano

Sul Corriere, Giovanni Bianconi racconta “il peso degli steccati che ancora condiziona le scelte sulla giustizia” e osserva: “alla Corte Costituzionale avrebbero bisogno anche di esperti nel settore tributario e in quello del lavoro” (p. 9). Ovviamente né Violante né Bruno lo sono.

 

La Stampa rivela che Berlusconi e Renzi potrebbero vedersi presto: “I ‘malpancisti’ sulle barricate. Renzi cerca Berlusconi per chiudere sulla legge elettorale. L’ex Cavaliere a Roma. Potrebbero vedersi già oggi o domani” (p. 4). Secondo il Cetriolo Quotidiano “Renzi traffica sull’Italicum e si nasconde dietro alle elezioni” (p. 4).  

 

 

claudio descalzi claudio descalzi

5. L’ABBRACCIO DEL CAINANO

Da Arcore però c’è la conferma che il patto del Nazareno tiene, seppure con i consueti tatticismi del Banana che non può apparire troppo schiacciato sul governo. “L’elastico di Bsrlusconi: se rompiamo il patto fanno il Mattarellum. Elogio al premier: bene sulla giustizia. Il sistema elettorale che non dispiace a dem e 5 Stelle sarebbe una condanna per i numeri attuali di Forza Italia. Il problema è tenere insieme la cautela con la controffensiva sui temi economici, funzionale alle alleanze per le Regionali. Alcuni big fanno da pacieri tra il partito e i parlamentari ‘morosi’: sarebbe in corso una sorta di maxiconciliazione” (Corriere, p. 6).  

 

 

6. LA BELLA POLITICA

Renzie è anche impegnato nella partita interna per il controllo del partito e ieri ha varato la nuova segreteria del Pd: “Salta la segreteria unitaria, i renziani restano nei posti chiave. La sinistra: ‘E’ ancora il suo staff’. I bersaniani entrano con Amendola e Campana, i cuperliani con De Maria, ma contestano il leader e si tengono le mani libere. In tutto 8 donne e 7 uomini. Guerini e Serracchiani restano i vice. Renzi: ‘Sono come Albano e Romina” (Repubblica, p.  10). Il Messaggero parla di “pax renziana” per la nuova segreteria (p. 6).  

 

Luciano Violante Luciano Violante

 

7. VERTICE STATO-MAFIA, CI MANCAVA SOLO GELLI

C’è un nuovo supertestimone nell’inchiesta sulla cosiddetta Trattativa ed è un generale dei carabinieri che negli anni Settanta lavorava con il generale Mori al Sid. Pezzo di Repubblica: “Stato-mafia, spunta la P2. L’uomo dei Servizi accusa. ‘Mori cercava affiliati’. Si allarga l’indagine sulla trattativa. Un ex ufficiale Sid rivela: ‘Il generale teneva i contatti con Pecorelli e tentò di portarmi da Gelli” (p. 22). Prossima puntata, il coinvolgimento di Sindona.

Donato Bruno Donato Bruno

 

 

8. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA

Nonostante gli aiuti e gli stimoli della Bce, le banche restano impiombate di sofferenze sui prestiti pregressi, come risulta dal bollettino mensile dell’Abi. “Allarme sofferenze, colpite tutte le banche. I prestiti non esigibili Abi a luglio salgono a 172 miliardi, pari al 9% degli impieghi, sui livelli massimi dal 1998. Il fardello dei crediti dubbi frena margini e operatività di gruppi come Mps, Banco popolare, Carige, Vicenza, Veneto Banca. A pesare di più sono le operazioni con le piccole imprese: crediti a rischio saliti al 15,3%” (Repubblica, p. 30).

 

E non è una bella notizia neppure quella che arriva dall’Europa: “Spuntano nuovi vincoli per le banche. Con “Basilea 4” un tetto al credito. Pronta la bozza di lavoro del Financial stability board per i requisiti patrimoniali” (Corriere, p. 11). Con tanti saluti alla necessità di nuovo credito ad aziende e famiglie.

Debora Serracchiani Debora Serracchiani

 

9. IL CREATIVO IN REDAZIONE

Non un’ottima idea, sulla prima pagina del Corriere, mettere “Gabbana scrive a Dolce: l’amore cambia ma non finisce” proprio sotto al ragazzo che per vendetta ha fatto volare giù dall’ottavo piano la ex fidanzata.

 

 

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