roby facchinetti pooh

“HO PASSATO PIÙ TEMPO COI POOH CHE CON MOGLI E FIGLI” – ROBY FACCHINETTI FA 80 ANNI E SI RACCONTA: "NON AVEVAMO ALCUN COLORE POLITICO E CI HANNO SUBITO MESSO A DESTRA” – LE MOLOTOV A SALERNO, I POMODORI AL VIGORELLI DI MILANO IL 5 LUGLIO 1971, QUANDO IL CANTAGIRO OSPITÒ I LED ZEPPELIN - GLI ECCESSI: “CON DODI BATTAGLIA PROVAI LA MARIJUANA, POI SUL PALCO SBAGLIAMMO TUTTO. ERAVAMO FATTISSIMI!”  – RICCARDO FOGLI E I FAN "TUTTI PER PATTY PRAVO", LA MOGLIE CHE SCAMBIO’ PIPPO INZAGHI PER L’ELETTRICISTA – VIDEO

Roberta Scorranese per il Corriere della Sera - Estratti

 

roby facchinetti

Roby Facchinetti, come festeggerà gli ottant’anni il primo maggio? «Ho sette nipoti, provi a indovinare...» Le canteranno «Cento di queste vite»? «Lei scherza, ma Mia (la figlia di Francesco Facchinetti e Alessia Marcuzzi, ndr ) suona benissimo “Dammi solo un minuto” al pianoforte». Talento di famiglia.

 

«Mica è stato sempre facile per me. Lo racconto nell’autobiografia “Che spettacolo è la vita”: sono nato ad Astino, nella Bergamasca, da una famiglia umile e tutti i giorni mi facevo dieci chilometri a piedi per andare prima a scuola e poi al doposcuola».

 

La terra di papa Roncalli.

«Nella mia vita ho incontrato quattro Papi ma lui ha un posto speciale nel cuore. Lo sa che io prego ogni sera? Quando ero bambino a casa mia si recitavano due rosari al giorno. A me adesso la preghiera aiuta nel conforto serale».

 

Ottant’anni ma lei è in piena attività. Concerti con i Pooh «ritrovati», serate, libri. «Se un giorno mi sveglio senza niente da fare mi viene l’ansia, che ci posso fare?».

roby facchinetti

 

È sempre stato così?

«Io me li ricordo gli inizi, difficilissimi. Eravamo nella seconda metà degli anni ’60, le band musicali avevano tante spese, per esempio l’acquisto degli strumenti, la manutenzione. Io e Riccardo (Fogli, ndr ) tante volte ci siamo divisi un panino. Io e lui, poi, non eravamo di Bologna come gli altri, vuoi mettere anche le trasferte?».

 

I Pooh sono stati la sua vera famiglia?

«No, certo, però posso dire di aver trascorso più tempo con loro che con le mie mogli e con i miei figli».

Oggi, a distanza di quasi sessant’anni dagli esordi, qual è secondo lei il grande merito musicale dei Pooh?

«Abbiamo imposto un canone, abbiamo inventato un nuovo modo di fare musica».

 

Come i Pink Floyd.

«Non amo i paragoni e poi sono due cose diverse».

 

roby facchinetti

Però Paul McCartney stravede per voi, lo ha scritto lei.

«Abbiamo venduto oltre ottanta milioni di dischi nel mondo, faccia lei».

Piccolo gioco della torre Yoko Ono o Patty Pravo?

«Che cattiveria».

 

Risponda.

«Patty Pravo. Questa non se l’aspettava, eh?».

 

No, perché la leggenda narra che quando lei vi «portò via» Riccardo Fogli...

«Sia messo agli atti: io penso che Patty Pravo sia stata una delle pochissime italiane davvero “dive”. Mi ricordo bene quando lei stava con Riccardo e capitava di incrociarla in qualche città: pellicce, Rolls con vetri oscurati, camere d’albergo blindate. Una volta sotto al nostro hotel vedemmo una folla di trecento persone ed erano tutte lì per lei».

 

Lei però ha conosciuto anche Yoko Ono.

«Come ho detto, sono un fan di Lennon e una volta, a New York, incontrai Yoko proprio vicino al luogo dove John era stato ucciso. Ero con gli altri “ragazzi” e così le chiedemmo di fare una foto assieme. Lei, smentendo ogni maldicenza nei suoi confronti, fu gentilissima, anche se ci pregò di non fare la foto proprio lì. E giustamente, aggiungo».

roby facchinetti premio guido carli 2023

 

Le sane radici bergamasche l’hanno protetta abbastanza dagli «eccessi» di una vita da star?

«Molto, pensi che io non fumo nemmeno le sigarette. Una volta però a New York ci regalarono un pacchetto di sigarette alla marijuana. Io e Dodi decidemmo di provare, sicuri che ci avrebbe fatto suonare da dio. Poi però salimmo sul palco e mentre gli altri intonavano il primo brano, io e Battaglia passammo subito al finale. Eravamo fattissimi! Inutile dire che quella per me fu la prima e ultima volta».

 

giovanna lorenzi roby facchinetti

Niente alcol?

«Una volta eravamo a Maui, alle Hawaii e io avevo passato una notte insonne per comporre “La mia donna”. Ero così euforico che la sera dopo, al ristorante, mi feci tre cocktail Mai Tai a stomaco vuoto. Tutto cominciò ad apparirmi doppio, vedevo due Canzian, pensi lei. Anche qui, prima e ultima sbornia della mia vita, oggi colleziono vini pregiati e ho una cantina con 2.500 bottiglie, soprattutto rossi».

 

Lei tifa Atalanta.

«Naturalmente. E le racconto una cosa divertente. Quando a Bergamo arrivò Pippo Inzaghi, gli dissi di venire a casa mia per un servizio sui tifosi famosi. Pippo arrivò e entrò dalla taverna, dove c’era mia moglie Giovanna che aspettava l’elettricista. Non lo riconobbe e così lo accolse con un “Ah, meno male è arrivato, allora il quadro elettrico è lì, veda che cosa riesce a fare”».

 

Il suo vero nome è Camillo, perché ha scelto Roby?

«Perché all’epoca andava il diminutivo anglofono, tipo Tony o Ricky, ma in principio avrei dovuto chiamarmi Ferdinando. Poi, qualche giorno prima di partorire, un dubbio atroce assalì mia madre: e se mi avessero chiamato “Ferdinando faccia de bambo”?».

roby facchinetti foto di bacco (4)

 

Roby, nel 1976 lei compose una canzone, «Pierre», che affrontava un tema ancora tabù per l’epoca, l’omosessualità. Come nacque?

«Dalla sensibilità di un grande poeta come Valerio Negrini, che scrisse il testo sulla mia musica. Vede, il fatto che noi Pooh abbiamo scelto di non avere alcun colore politico, si è rivelato azzeccato perché ci siamo sempre sentiti molto liberi nella sperimentazione, sia nei testi che nella musica. Oddio, è anche vero che, proprio per il fatto che non ci siamo schierati, in quegli anni ci hanno subito messo a destra: se non prendevi posizione a sinistra, voleva dire automaticamente che eri dall’altra parte, assurdo».

pooh

 

Nessuna contestazione tra gli Anni ’60 e ’70?

«Ricordo una molotov che sfiorò il palco dove stavamo suonando, al teatro di Salerno. E naturalmente la follia della serata al Vigorelli di Milano il 5 luglio 1971, quando il Cantagiro ospitò i Led Zeppelin. Noi portavamo “Tanta voglia di lei”, ma la gente non voleva sentire le melodie italiane, voleva solo Robert Plant e compagni. Quanti pomodori prendemmo quella sera noi, Gianni Morandi, Lucio Dalla, i Ricchi e Poveri...».

roby facchinetti foto di bacco (3)ROBY FACCHINETTIRoby Facchinetti ROBY FACCHINETTI A SANREMO 2018pooh 1968docufilm pooh 1poohdocufilm pooh 2roby facchinetti riccardo fogli

(…)

mara venier con i pooh a domenica in

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...