IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - SE NE È ANDATO GEORGES LAUTNER, REGISTA DI CULTO DEL “POLAR”, IL POLIZIOTTESCO FRANCESE

Marco Giusti per Dagospia

Anche Georges Lautner se ne è andato. Avessi trovato la notizia sui nostri quotidiani. Insomma se in Italia avevamo i film di Tomas Milian e Maurizio Merli diretti da Bruno Corbucci, Umberto Lenzi e Stelvio Massi, in Francia avevamo i grandissimi successi di Jean-Paul Belmondo, da "Joss il professionista" a "Poliziotto o canaglia" a "Il piccione di Piazza San Marco"diretti da Georges Lautner. E non solo.

Lautner, nato a Nizza nel 1926 e morto a 87 anni a Parigi, figlio di un aviatore e di una celebre attrice degli anni '20, Renée Saint-Cyr, dopo un esordio da attore e da aiuto (anche di Sacha Guitry) ha poi diretto dagli anni '60 agli '80 tutti i grandi attori del polar francese, da Alain Delon, che ricordiamo in "Morte di una carogna" e "Esecutore oltre la legge", a Lino Ventura, cito solo "In famiglia si spara" e "Licenza di esplodere", da Bernard Blier, che assieme a Mireille Darc e al nostro Venantino Venantini formano il gruppo dei suoi attori più amici e fedeli, fino al durissimo Michel Constantine di "C'era una volta un commissario".

Oltre, ovviamente, a Jean Gabin, che diresse nel celebre "Le pacha", che da noi diventò "La fredda alba del commissario Joss", a Paul Meurisse, grande attore de La Comédie, che diresse nei due fortunati film del personaggio Le Monocle, cioè "Le Monocle noir" ("Hitler non è morto") e "Le Monocle rit jaune" ("L'ispettore spara a vista"), a Jean Yanne, in "3 canaglie e un piedipiatti", a Pierre Richard, a jean-Pierre Marielle e a decine di altri celebri attori francesi del dopoguerra.

Se non è mai arrivato alla grandezza di un Jean-Pierre Melville o al tipo di scrittura di Robert Enrico o a certe riuscite di Edouard Molinaro, che furono un po' i maestri del noir e del polar francese, Lautner unì al polar il gusto per la commedia, giocò molto sul genere, sapendo però dosare gli effetti e riuscendo a passare dai film di duri alla commedia al grande film spettacolare, come furono quelli con Belmondo, con sapienza.

Riuscendo così anche a dirigere negli anni '80 grandi comici, come dimostra "Matrimonio con vizietto", la terza parte de "La cage aux folles" iniziata da Molinaro o "Infedelmente tua" con Pierre Richard o il buffo e da noi inedito "le cowboy", dove Aldo Maccione interpreta l'ispettore Cappuccino con annessa vecchia mammetta, che è poi René Saint-Cyr, vera madre di Lautner.

Lautner fu anche il re delle coproduzione franco-italiane, visto che in tutti i suoi film ritroviamo i nostri attori, di solito imposti dalle produzioni italiane. Se oggi questi film in Italia non sono più di moda, lo erano una ventina e una trentina d'anni fa, tanto che Bernard Blier, Francis Blanche, ma anche Mireille Darc e Miou-Miou ci arrivavano spesso da questi scambi produttivi e furono delle star anche da noi.

E lo sono ancora moltissimo in Francia, tanto che i recenti polar francesi citano regolarmente i successi di Belmondo e di Delon anni '70 e '80 proprio come noi citiamo i film di Merli e Milian. Lo avevamo visto, il vecchio Lautner, assieme a Jean Rochefort e a altre celebri star francesi, salutare un Jean-Paul Belmondo non troppo in forma a Cannes un paio d'anni fa.

 

 

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