barbara vitti

LO STILE A MISURA DUOMO - QUIRINO CONTI: ''IN QUEGLI ANNI ‘70, QUELLI DELLA TRANSVERBERAZIONE DI UNA CITTÀ TRISTANZUOLA IN UN REDDITIZIO CONCETTO ESTETICO, MILANO ERA LA DIVA DI ARMANI E VERSACE. IN TUTTO QUESTO BARBARA VITTI, A QUEL TEMPO POTENTE CONCERTISTA DEL SOGNO DI ARMANI E GALEOTTI, AI TAVOLI DEL TOULÀ RIUNIVA LA MIGLIORE STAMPA DELL’AMBIENTE. E SE NON ERA LA MIGLIORE, DI SICURO RAPPRESENTAVA LA PIÙ POTENTE E IMPICCIONA..."

QUIRINO CONTI

Quirino Conti per Dagospia 

 

Dalle nuvole si capiva che si era arrivati a Milano: diverse da quelle plateali, ricche e sontuose che ci si era lasciati alle spalle, a Roma. Mentre queste erano sobrie, concise, seppure estese sulla città come un campo da calcio. 

 

Tuttavia, il segnale più convincente era il tassista: pugliese, dalla pronuncia inconfondibile come in un cinepanettone, non appena sentiva un indirizzo che poteva sottintendere “Moda” o “Stilista” istantaneamente si trasformava in un jet ultrasonico per funzionalità ed efficienza. 

 

Poiché anche lui in quella fase diveniva interprete di un fenomeno che stava trasfigurando il territorio lombardo, in quegli anni settanta, quelli della transverberazione di una città tristanzuola in un redditizio concetto estetico. E tutti i suoi cittadini, nei vari ruoli e competenze, si formarono su questa nuova identità. Se non altro, almeno per entusiastica adesione. 

 

versace valentino armani ferre

Tanto che persino quegli edifici non ancora del tutto allineati alla costosa bellezza del momento apparivano scenograficamente testimoni di una particolare Bohème delle origini, assumendo i caratteri di una specie di Bateau-Lavoir e di tenero reperto archeologico. Così gli alberghi, anche i meno prestigiosi, si fecero particolarmente ospitali e complici già di mille consegne, depositi, messaggi, depistaggi e segreti. 

 

ARMANI VERSACE

In tutto questo Barbara Vitti, a quel tempo potente concertista del sogno di Armani e Galeotti, progettava e formava proprio allora un club di teste coronate che mensilmente, con un appuntamento serale ai tavoli del Toulà, riuniva la migliore stampa dell’ambiente. E se non era la migliore, di sicuro rappresentava la più potente e impicciona. Una specie di Congresso di Vienna che ridisegnava potentati, sovranità e linee genealogiche. 

 

GREGORY PECK E BARBARA VITTI

C’erano sempre N. A. già con zazzeretta colore del grano, R. E. orgogliosa dei suoi ascendenti sefarditi, A. R. immancabilmente addobbata da santona brasiliana; l’austera C. V. con codino e tenuta d’attacco; C. B. di “Vogue Uomo”, severa come una badessa cistercense; P. G. la più tenera e distratta anche perché interamente proiettata dentro i segreti del burraco; poi a sorpresa, in qualche sera più scura e piovosa, magari nomi nuovi prossimi a esibirsi e a meritare magari, da tutte loro, un diniego sferzante o un plauso appena accennato. 

BARBARA VITTI

 

Non c’era F. S. non ancora stratega per conto di Condé Nast, e troppo giovane per mescolarsi a un simile battaglione già rodato e potente. Mancava anche A. P. che in solitaria – deposto il kilt – stava ascendendo al suo ruolo con stranezze stilistiche, combini inauditi e un suo particolarissimo potere, inconciliabile con l’ortodosso ossequio armanesco delle altre socie. Tutto passava per le loro manie e sulle loro lingue con sentenze assolute e cadute precipitose, regni da sostenere e corone da abbattere.

 

Giorgio Bocca Natalia Aspesi

Non partecipava nemmeno A. M. allora incontestabile Pizia di ogni pedana, generosa suggeritrice nel bene e terribile distruggitrice nell’errore. 

 

Comunque, per quel club c’era sempre un posto in prima fila ovunque e senza alcun ripensamento: destinatarie di ogni “save the date” prima di chiunque altro e degli omaggi più sofisticati. Grandi, grandissime, come nessuna mai più, e soprattutto “caratteristiche” – cioè al limite quasi esilaranti –, come le definiva ogni volta Natalia Aspesi quando, all’uscita dal Toulà, le guardava nel loro insieme continuare a ciarlare nell’attesa di un taxi.

gianni versace ornella vanoni

 

Poi le stagioni cominciarono a scorrere troppo velocemente, tanto che il triste Giacomino Leopardi, con la sua operina sulla Moda divenne sempre più realisticamente interprete della scena. Fino a quella dura stagione che portò l’obbligo del lutto nel mondo della Moda per i molti che se ne andranno, fino al grande Versace, e mentre per troppe assenze si cominciavano ad avvertire i primi scricchiolii di un potere che era sembrato eterno. 

 

giorgio armani maria mulas

Come un bosco in autunno anche quel bosco di intelligenze iniziò a ingiallire e ad annunciare l’inverno. Barbara se ne andò niente di meno che dalla Sicilia, dove si era appena trasferita. Poi fu la volta di qualche compagno e di molti amici, per un virus che inesorabilmente marchiava il mondo dello Stile. 

 

Mentre ci si sfrenava ormai in pettegolezzi sempre meno ridanciani, fino al ritiro di quasi tutte in una città che ora non le conosce più. Malanni, tristezze, rimpianti. Milano divenne acida, e quasi francese dopo le troppe cessioni e i troppi inghippi creati da unioni insane e avventurose.

 

carla bruni naomi campbell gianni versace

Ora ci si telefona molto: fingendo anche qualche impegno con ancora l’attitudine al dominio di quel che è scomparso. F. S. non c’è più, ci sono nomi nuovi, ma con poca eco e con un’aura di rispetto sempre meno radiosa – persino maschi con pochette a cascata. 

 

Di quel tempo e di quel Club non resta che il ricordo di pochi, mentre chi può si ricicla in qualsiasi lavoro, più per ossessione che per necessità. Come una volta quando un loro battito di ciglia voleva dire una svolta e per qualcuno anche la felicità del successo. In un autunno sentimentale che non si addice alla Moda.

 

Natalia Aspesi

Intanto, le più pervicaci e caparbie, dopo aver penetrato con sudore di sangue ogni segreto della rete, fingono ora di sentirsi pronte a disquisire di MFT, criptovalute e beni virtuali. E seppure il consumatore pare poco incline al Metaverso, loro no. E così terrorizzano la collega meno sperimentale sproloquiando su avatar e generazione Z. 

 

Pronte perfino a nuove eventuali consulenze del genere shopping ibrido. Mentre purtroppo, per qualche trentenne assuefatta al “nuovo”, tutto questo appare già perfino ilprossimo “passato”.

Franca Sozzani Tom Ford foto vogue Natalia Aspesi l fidanzato Giorgio (in giacca bianca) nel 1974. 61Elton John Donatella e Gianni Versace anna wintour giorgio armani franca sozzani main image object giorgio armani e valentino garavani 2domenico dolce giorgio armani donatella versace franca sozzani donatellaversace annawintour jonathannewhouse stefanogabbana (large)gianni versace con naomi campbell e helena christensenGIANNI VERSACE E LADY DIANAGIANNI VERSACEFranca Sozzani ANNA DELLO RUSSO E FRANCA SOZZANI DA INSTAGRAM DI ANNA DELLO RUSSO gianni versace e antonio d amicodonatella e gianni versace al met di new york nel 1996

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...