SAN FRANCESCO PARLAVA AGLI UCCELLI, FRA' ALESSANDRO DA PORZIUNCOLA CANTA PER UNA MAJOR DISCOGRAFICA (MAI SUCCESSO PRIMA) - FALEGNAME NEL CONVENTO DI ASSISI, NEL TEMPO LIBERO AMA GORGHEGGIARE - COSÌ LA DECCA HA NOTATO LA SUA VOCE DA TENORE, E IN MEN CHE NON SI DICA È FINITO AD ABBEY ROAD A INCIDERE UN DISCO - “ LA CELEBRITÀ? SE NON SERVE A RENDERE FAMOSO L’AMORE DI DIO, TUTTO QUESTO È UN FALLIMENTO”...

Giuseppe Videtti per "la Repubblica"

Era un ragazzo come tanti, innamorato di Michael Jackson. Poi arrivò la chiamata, e la sua passione per la musica rischiò di restare sepolta nell'adolescenza. La vocazione del giovane Brustenghi, da Castiglione della Valle, fu irrinunciabile. «Volontà di donarsi per tutta la vita, senza paura», spiega oggi Alessandro, 34 anni e un sorriso da ragazzo, frate minore del protoconvento Porziuncola, fondato ad Assisi da San Francesco. Quel che è successo a lui avrebbe sconvolto la vita di chiunque, nell'epoca della reality tv. La sua voce da tenore è stata ascoltata da qualcuno che se ne intende.

La Decca, l'etichetta di Pavarotti, un'autorità in fatto musica classica e operistica, gli ha offerto un contratto. Il disco uscirà il 16 ottobre, Frate Alessandro ha appena finito di registrarlo, negli studi di Abbey Road di Londra - quelli dei Beatles - con la supervisione del produttore Mike Hedges (U2, Cure, Manic Street Preachers): il primo frate nella storia della musica ad avere firmato un contratto con una major. Così, in un batter d'occhio, è finito su tutti i quotidiani inglesi; i dirigenti di 25 paesi si sono dati convegno in un ufficio di Westminster per studiare le strategie di marketing; il video di Panis Angelicus su Youtube ha sedotto le giornaliste, che già hanno strizzato l'occhio al suo sex appeal da popstar.

Ma Frate Francesco è già rientrato in Porziuncola, la vita è ripresa con i ritmi di sempre. La musica è una passione, le priorità sono quelle stabilite dall'ordine. Ha fatto voto di povertà, non accetterà denaro, i proventi andranno all'Ordine per le sue attività benefiche. Una bella grana per il convento, Frate Pasquale Berardinetti, capo dell'ufficio comunicazione, è subissato da richieste per interviste e servizi fotografici.

È timidissimo Frate Alessandro, il saio troppo pesante in una giornata caldissima in cui Francesco farebbe fatica a far tacere sorella cicala, a disagio mentre un cameraman lo insegue nel roseto della Porziuncola. I pellegrini osservano la scena incuriositi, non sanno che fra pochi mesi torneranno ad ascoltare il frate-tenore di Assisi.

L'unico modo per parlare è rifugiarsi in una cappella di Santa Maria degli Angeli, scortati da Frate Pasquale e una piccola delegazione del convento. Alessandro è la star più antistar del music business. Se celebrità vuol dire culto della personalità, il progetto rischia di andare a monte. Quel che fa, quel che dice e canta è condiviso da tutti. Non ci sono segreti qui dentro, ogni decisione viene presa in maniera collegiale.

«Non ero mai salito su un aereo prima di andare a Londra», dice con un sorriso disarmante, «è stato divertente. Mi è piaciuta anche l'esperienza ad Abbey Road, tanti grandi musicisti al mio servizio, che imbarazzo. Ma soprattutto mi è piaciuta l'atmosfera di grande semplicità e umiltà che si è venuta a creare, alla fine eravamo una grande famiglia». L'album conterrà musica sacra tradizionale e moderna, incluso un brano originale del compositore Paul Mealor, sulle parole di una preghiera scritta da San Francesco.

«Studiavo musica già da sette anni quando ricevetti dal Signore il voto della conversione», racconta, mentre gli altri frati seduti appena dietro di noi annuiscono. «Fu un cambiamento nel mio modo di pensare, di sentire, di amare. La parola d'ordine, da quel momento in poi, fu: comunione e condivisione dell'amore. Il messaggio di Dio mi diceva di pensare agli altri, di farmi domande più che darmi risposte. Dopo qualche mese vidi un film su San Francesco e capii che quella era la vita che volevo, distacco da tutto e completa donazione a Dio».

Postulato, noviziato, professione temporanea per quattro anni, infine professione solenne a vita; avrebbe accettato tutto anche se avesse dovuto rinunciare alla musica e al canto.
«Ma c'è una provvidenza», sospira, «"Tu sei il Dio che opera meraviglie", recita il salmo. Non è stato difficile coltivare in convento la mia passione. È come quando si ha famiglia, ci sono delle priorità; prima gli altri, poi il tuo talento. È stato il sostegno della comunità che mi ha spinto ad andare avanti. Per me è tutto nuovo e faticoso, non ce la farei senza l'aiuto dei frati».

Quando si parla di musica è un melomane erudito, eclettico, competente: «Oltre alla lirica adoro Bach, l'elettronica, Philip Glass, Steve Reich e il gregoriano. Ma anche Michael Jackson, un innovatore, un rivoluzionario del canto. È un fenomeno che andrebbe studiato a fondo, come io ora sto studiando Amon Tobin, il dj brasiliano, e Björk».

Da domani Frate Alessandro riprenderà la sua routine nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, accogliendo molti dei sei milioni di visitatori che ogni anno si riversano ad Assisi e, durante il tempo libero, lavorando come falegname, restaurando mobili, vecchi harmonium e pulpiti di legno. «La celebrità? Se non serve a rendere famoso l'amore di Dio, tutto questo è un fallimento». A Frate Pasquale l'arduo compito di albergare in Porziuncola due acerrimi nemici: successo e umiltà.

 

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