steve bannon cbs con color correction

AMERICA FATTA A MAGLIE - MENTRE LA CBS ‘COLORA’ STEVE BANNON PER FARLO SEMBRARE PIÙ CATTIVO E SFATTO, TRUMP PRANZA CON I SENATORI DEMOCRATICI: IL PIANO È GOVERNARE CON MAGGIORANZE VARIABILI E SCAVALCARE I REPUBBLICANI PER INCASSARE LA RIFORMA FISCALE - IL SUCCESSO DELLA RISOLUZIONE ONU ALL’UNANIMITÀ CONTRO LA COREA DEL NORD. L’AVESSE FATTA OBAMA… - IL LIBRO DELLA CLINTON LE REGALA SOLO NEMICI

VIDEO - COME LA FACCIA DI STEVE BANNON È STATA IMBRUTTITA DA CBS DURANTE L’INTERVISTA CON CHARLIE ROSE

 

 

 

 

 

 

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

Poi tocca alle cose importanti, ma questa rivelazione di un fotografo professionista su come la CBS abbia alterato durante l'intervista con Charlie Rose la faccia di Steve Bannon per farlo sembrare un po' sbronzo, un po' cattivo, è straordinaria, perché più in basso di così non si può scendere.

steve bannon cbs con color correctionsteve bannon cbs con color correction

 

 A raccontare tutto e svelare l'arcano dell'imbroglio e’ Peter Duke, fotografo noto che ha proprio pubblicato un video in cui spiega come i colori siano stati ad arte alterati per far sembrare il contorno degli occhi e la bocca più rossi, la pelle più grigiastra al povero Steve Bannon, ex consigliere di Trump, ora uscito dalla Casa Bianca, la cui fama di destro spietato evidentemente non è mai sufficiente e soprattutto la cui faccia non basta così com'è ai suoi denigratori di professione.

 

Sad, molto triste twitterebbe Donald Trump, che però, superata Irma con danni inferiori al previsto, si sta apparecchiando un'altra bella giornata. Per incominciare ha portato a casa alle Nazioni Unite la decisione unanime del Consiglio di Sicurezza di nuove sanzioni alla Corea del Nord, con l'approvazione quindi anche di Russia e Cina. Saranno anche un po’ annacquate rispetto al testo iniziale proposto dagli Stati Uniti e dal bravissimo ambasciatore, la signora Nikky Haley, ma è un risultato storico, di quelli che, se ottenuti da un altro presidente, avrebbero fatto gridare al miracolo.

 

trump bannontrump bannon

Ora continua l’offensiva inaugurata con l'accordo sui fondi per gli uragani per vincere la battaglia fondamentale che è quella del taglio delle tasse. Se Donald Trump porta a casa le tasse, le prefiche e i denigratori del mondo faranno bene a dedicarsi ad altro. E siccome è chiaro che il Partito Repubblicano è tanto diviso quanto poco incline ad ascoltare il progetto e l'agenda del presidente, continua la caccia al democratico moderato, a quello che rischia la rielezione il prossimo anno e qualcosa al suo elettorato deve portare, ma anche semplicemente a quelli più per bene o meno per male.

 

 In fin dei conti i Clinton passano, e HiIlary, mentre continua a far uscire in anteprime del libro “Quel che è accaduto” frasi velenose e dà la colpa a tutti riuscendo a fare incazzare sul serio i suoi ex collaboratori, deve anche annunciare che quella del 2016 è stata la sua ultima candidatura. Anche Barack Obama, che si attrezza ad essere l'ex presidente più costoso della storia degli Stati Uniti, non è destinato ad avere un ruolo attivo. Restano gli altri, quelli che devono decidere se camminare su un terreno che loro stessi hanno minato o devono occuparsi degli Stati Uniti.

 

donald  trump barack obamadonald trump barack obama

Questo spera il negoziatore Trump, di governare con una maggioranza raccolta di volta in volta anche saltando il suo partito, non a caso un suo recente tweet dice in sostanza “Cari repubblicani ho sentito dire per anni che la prima cosa che avreste fatto sarebbe stata quella di azzerare la riforma Obama sulla salute, e poi non siete stati capaci di farlo. Non mi farò fregare più”.

 

Così tra poche ore Donald Trump invita a pranzo senatori repubblicani e democratici insieme, scelti accuratamente per parlare di tasse e di altro, probabilmente anche di un accordo sui Dreamers, minorenni entrati con gli illegali, che sembrano stare tanto a cuore a Bergoglio, molto più della democrazia in Venezuela.

 

what happened libro di hillary clinton sulla sconfittawhat happened libro di hillary clinton sulla sconfitta

Partecipano al pranzo infatti i democratici Joe Manchin, West Virginia, Heidi Heitkamp, North Dakota, and Joe Donnelly, Indiana, insieme ai colleghi repubblicani Pat Toomey, Pennsylvania, Orrin Hatch, Utah, e John Thune, South Dakota.

 

Non sono tre scelti a caso perché tutti e tre dovranno essere rieletti nelle elezioni di novembre 2018 di midterm in Stati nei quali Trump ha stravinto nel 2016. Forse per questa ragione si sono sempre comportati in maniera più responsabile di altri colleghi di partito, per dirne una hanno appoggiato la nomina a giudice della Corte Suprema nella primavera scorsa di Neil Gorsuch.

 

Questa sera il pranzo alla Casa Bianca, presente anche il vicepresidente Mike pence, poi si parte per un tour frenetico di 13 stati in 7 settimane. Trump, lo devono ammettere anche i suoi più feroci avversari, tiene botta, non si risparmia, non ha praticamente fatto vacanze, gira come se avesse 30 anni di meno, e non intende commettere gli errori di comunicazione fatti con Obama care.

 

ivanka donald trump e steven mnuchinivanka donald trump e steven mnuchin

Bloomberg rivela tutti i dettagli del piano di guerra preparato durante un incontro a porte chiuse la settimana scorsa e che prevede che il presidente visiti, cercando alleanze sulla riforma delle tasse e altri punti importanti del programma,gli Stati nei quali ha vinto e nei quali un senatore democratico è candidato alla rielezione, cioè a difendere il proprio seggio.

 

Una caratteristica delle prossime elezioni di metà mandato è che sono particolarmente impegnative per il Partito Democratico che deve difendere 25 seggi al Senato su 33 che vengono rinnovati, per una coincidenza, non per una scelta politica. Questo rende il compito del partito all'opposizione estremamente arduo e forse consiglia in loco maggiore ragionevolezza. Alcuni stati importanti sono Florida, Indiana, Michigan, Montana, Ohio e Pennsylvania.

 

Il piano completo di riforma delle tasse sarebbe ancora allo studio di un gruppo scelto di economisti e consiglieri del presidente, il segretario al Tesoro Steven Mnuchin parlando a una conferenza a New York ha accennato che i negoziatori stanno considerando di rendere alcuni provvedimenti di riduzione retroattivi, in modo da dare una grossa spinta all'economia.

steven mnuchin donald trumpsteven mnuchin donald trump

 

 Ma in generale anche senza un piano ancora specifico, Trump ritiene di poter costruire il sostegno adeguato sulle parole d'ordine di tasse più basse, più semplici da compilare, e su maggiori incentivi per le corporation multinazionali che riportino in patria i profitti guadagnati all'estero. Soprattutto ha visto i risultati del negoziato e il successo di una visita in Nord Dakota con a fianco la senatrice democratica.

 

Il tutto è stato esaminato dal nuovo staff della Comunicazione presidenziale e che è in fase di totale rivoluzione, e ne è uscito il progetto dei tredici Stati da visitare e rivisitare, perché dopo il presidente arriveranno le seconde file a tenere caldo il discorso che meno tasse vuol dire più lavoro, soldi per le infrastrutture, ritorno di aziende e patrimoni in patria.

james comey fbijames comey fbi

 

Non comincia bene il tour promozionale del libro di Hillary Clinton, perché a forza di dare la colpa agli altri si finisce con l'essere invisi a tutti.

 

 Oggi tocca a Jonathan Allen, uno degli autori di libri più letti sulla ex first lady, nonché senatore, nonché segretario di Stato, nonché quasi presidente acclamato prima del voto, dichiarare in tv che il modo migliore per uscirne sarebbe prendersi le proprie responsabilità e accettare di dichiarare la propria debolezza come candidato alla presidenza.

 

“Altro che James Comey e Vladimir Putin - dice Allen -pagina dopo pagina anche quando non lo dice direttamente il messaggio è che è sempre colpa degli altri quello che le è accaduto, e anche la storia delle mail viene derubricata a un errore. E’ tutta un autogiustificazione insopportabile. La verità è che gli americani volevano un candidato che dicesse “questo è quello che io posso fare per voi”,e lei non è stata capace di dirlo”.

bill clinton hillary e donald trumpbill clinton hillary e donald trump

 Mica male come epitaffio.

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