kim jong un trump

AMERICA FATTA A MAGLIE - L’EUROPA SI ACCORGE CHE KIM JONG-IL PUÒ BOMBARDARE ANCHE QUI. MA IL REGIME, IGNORATO DA OBAMA, E' STATO TENUTO IN PIEDI DA PECHINO, PER INTIMORIRE IL GIAPPONE LA COREA DEL SUD. LO HA FORAGGIATO, RIEMPITO DI ESPERTI E MATERIALE PER GLI ARMAMENTI. E FORSE ORA NE HA PERSO IL CONTROLLO - ANCORA UNA VOLTA AD AFFRONTARE IL PROBLEMA, CON RISCHI E CONSEGUENZE, SARANNO GLI STATI UNITI COL PUZZONE TRUMP. GLI GNOMI D'EUROPA NON SE NE OCCUPERANNO

 

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

kim jong un 6kim jong un 6

Dice il ministro della Difesa francese, signora Florence Parly, che i missili nordcoreani potrebbero essere in grado di raggiungere l'Europa "prima del previsto", parlando a militari a Tolone, e aggiunge: "Lo scenario di una escalation verso un grande conflitto non può essere scartato".

 

Ma va? Chissà quale bagno di realismo ha ispirato l'esponente del governo Macron spingendola a dire quel che gli occidentali, leader e non, continuano a ignorare e a smentire, cioè che Kim Jong-un sia un pericolo per il mondo, non solo per il cattivone Trump e i suoi cattivoni alleati in Asia.

 

Peggio, non solo il dittatore nordcoreano non viene percepito come un pericolo per tutti, uno che affama e massacra il suo popolo e lo tiene schiavo col terrore, uno che usa il nucleare come Stranamore, ma un malcelato compiacimento e simpatia per il personaggio trapelano dagli articoli di giornaloni e dalle corrispondenze televisive dagli Stati Uniti.

 

kim jong un  kim jong un

Ehi, è arrivato il castigamatti, uno che non si fa intimidire dalle spacconate di Trump, uno che ora gliela fa vedere lui. Come se Trump non se lo fosse ritrovato Kim Jong-un, prodotto perfetto della “pazienza strategica” di Barack Obama, che è un termine meraviglioso, solo a dei liberal incalliti poteva venire in mente. Pazienza strategica, ovvero la fuffa fatta politica, ovvero preoccuparsi di più delle macchie solari che di una difesa strategica antimissili in grado oggi di non essere sotto ricatto. Dementi, imbecilli, purtroppo nelle condizioni di comandare o almeno di disinformare.

 

Le cronache ci raccontano pensose che la Corea del Nord è stata la preoccupazione maggiore espressa da Barack Obama nel passaggio di consegna a Donald Trump. Ti credo, ne è il responsabile.

 

Florence ParlyFlorence Parly

Ti credo anche che Vladimir Putin, pur non sapendo bene che fare, pur essendo quella l'area di potere e interesse prevalente della Cina, comunque tenti di mettere i piedi nel piatto e ci dica che le sanzioni contro Pyongyang sono "inutili e non efficaci", anzi che un conflitto potrebbe portare a una catastrofe globale". Lo ha dichiarato dopo il summit dei Paesi Brics a Xiamen, nel sud-est della Cina. D'altra parte, se dice le stesse cose la Merkel...

 

Putin però è fantastico quando afferma che "insistere sull'isteria militare" per risolvere il problema sia "senza senso, un vicolo cieco", insomma una teoria del genere sostenuta da uno dei più convinti guerrafondai della storia recente è esilarante, non fosse che c'è da piangere. Putin non si fa mancare niente, perché ha sottolineato anche che le durissime sanzioni preannunciate dal presidente americano Donald Trump sarebbero assurde, anche perché tra Mosca e Pyongyang "gli scambi commerciali sono praticamente pari a zero".

TAJANI MACRONTAJANI MACRON

 

Parla per te, gli si potrebbe rispondere, perché La Casa Bianca si riferiva a chi è partner commerciale di Kim Jong-un spiegando che la decisione sarebbe: o commerci con noi o commerci con lui. L'interlocutore è la Cina, vero protagonista e vero pesce in barile dell'intera vicenda, finché non verrà minacciato commercialmente e sul serio.

 

Per la Corea è più complicata la cosa. Quando Putin ci informa che piuttosto che rinunciare a nucleare i coreani mangerebbero l'erba, non ci dà una notizia, perché i coreani più o meno erba mangiano tutto l'anno, avendo un reddito pro capite di 1000 dollari e la loro alimentazione ma anche sopravvivenza non essendo un problema che riguarda il Palazzo di Kim Jong Un.

 

 Di certo, il presidente russo fa la sua parte storica di disinformazione e mestazione, le relazioni poco chiare che il Russiagate, uno scandalo di cui non si vede la fine ma neanche alcuna prova, ha costretto Donald Trump a intrattenere con Mosca relazioni ambigue e una certa debolezza che non rendono possibile sedersi a tavola con agenda precisa, e sbattendo il pugno se necessario.

MERKEL MACRONMERKEL MACRON

 

Qui per il momento il pugno non lo sbatte nessuno anche se Corea del Sud e Giappone si stanno attrezzando e la prima ha abbandonato i tentativi di appeasement inaugurati dal nuovo governo, sposta missili e fa esercitazioni in mare. C'è poco da conciliare infatti visto il tono che usano gli ambasciatori della Corea del Nord.

 

 "Le recenti misure di autodifesa adottate del mio Paese sono un pacchetto regalo indirizzato a nessun altro che agli Usa, che riceveranno altri pacchetti regalo dalla Corea del Nord finché continueranno le provocazioni sconsiderate e gli inutili tentativi di mettere la Corea del Nord sotto pressione", ha affermato quello presso l'Onu a Ginevra, Han Tae Song, intervenendo a una conferenza delle Nazioni Unite sul disarmo, due giorni dopo il sesto test nucleare. Carino, vero?

 

A nessuno è venuto in mente di accompagnarlo alla porta a calci in culo, che non avrebbe cambiato la realtà del mondo, ma qualche soddisfazione l'avrebbe riservata. Invece no, e anche in una riunione delle Nazioni Unite a New York l'ipotesi di sanzioni estreme non va oltre la conversazione preliminare perché Cina e Russia non sembrano intenzionate.

 

trump putintrump putin

 Negli Stati Uniti il dibattito decolla con difficoltà perché il Congresso torna in questi giorni a lavorare, diviso e profondamente indebolito nell'opinione pubblica e nei sondaggi, con un gradimento precipitato all'8%, un discredito mai raggiunto in passato. L'uragano Harvey ha concentrato l'attenzione sui disastri naturali che periodicamente colpiscono il Paese, c'è un terribile allarme anche per la Florida in arrivo.

 

Ma nei prossimi giorni il problema di una nazione comunista che minaccia Los Angeles, le Hawaii, San Francisco, diventerà dominante e porra’ problemi seri alla politica. A partire dalla obiettiva debolezza della difesa missilistica, retaggio degli anni di Barack Obama, debolezza che rende possibile il progetto di ricatto di Kim Jong Un. All'interno dell'Amministrazione, segnatamente i militari, ne sono convinti.

 

Una volta ottenute armi nucleari in grado di raggiungere gli Stati Uniti, la Corea del Nord potrebbe minacciare il loro uso per ottenere in cambio il ritiro dei militari americani dalla Corea del Sud e dal Giappone, diventando così un interlocutore legittimo, da consultare nell'area. Ma se dalla Corea del Sud si ritirano le truppe americane, invaderla diventa uno scherzo da ragazzi. Non è forse dichiaratamente un'ambizione della dinastia dei dittatori Kim la riunificazione delle due Coree? In questo caso non continuerebbe a sussistere la minaccia, e il ricatto, di colpire le città americane con l'atomica?

 

Dicevamo che nell'Amministrazione Trump questo sospetto si sta facendo molto concreto e tangibile. C'è anche un'altra teoria sostenuta da esperti e della quale giorni scorsi scriveva anche il New York Times in un'inchiesta. Ovvero che Kim Jong-un cerca soltanto di utilizzare da vero dittatore l'arma del nucleare per rafforzare la propria posizione e da quella trattare riduzioni progressive in cambio di aiuti economici e fine dell'isolamento internazionale. Riduzione, sia chiaro, perché gli arsenali resterebbero pieni e il pericolo oltre che il ricatto non finirebbe mai.

 

donald  trump barack obamadonald trump barack obama

Due considerazioni tutt'altro che finali, che qui la situazione è aperta, lunga e pericolosa. La responsabilità dell'esistenza e della tenuta dell'orrore rappresentato dal regime di Pyongyang, sta a Pechino. Il regime comunista lo ha utilizzato soprattutto per intimorire il Giappone la Corea del Sud, lo ha foraggiato, riempito di esperti e materiale per gli armamenti, peraltro insieme al Pakistan.

 

Ora guida la linea dell'attesa negoziale mentre quello continua ad armarsi, ma forse ne ha perso il controllo. Ancora una volta ad affrontare il problema, a provarsi a risolverlo, a sopportarne i rischi e le conseguenze, saranno gli Stati Uniti d'America. Gli gnomi d'Europa non se ne occuperanno, anche se come ha detto il ministro della Difesa francese il pericolo ci riguarda. Diteglielo a quelle teste di cavolo riunite da Ambrosetti a Cernobbio, che tra un Martini cocktail e una sniffatina si dicevano quanto pericoloso sia Trump, molto più di Kim. Una volta si chiosava: Siberia!

 

 

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