1- A UNA SETTIMANA DALLA CONVENTION DI RENZI ALLA STAZIONE LEOPOLDA, IL PD DA ROTTAMARE NON L’HA PRESA BENE: FISCHI A MATTEO E FUOCO (D’INCHIOSTRO) SU GORI 2- AL GIOVANE SINDACO DI FIRENZE, I MANIFESTANTI HANNO DEDICATO UNA SALVA DI “VATTENE AD ARCORE!”, “CHI TI CREDI DI ESSERE”. 3- LUI NON CERCA LA PACE E RIBADISCE CHE CHI VIVE DI ANTIBERLUSCONISMO (OVVERO LA DIRIGENZA DEL PARTITO) TRA POCO ANDRÀ IN PENSIONE INSIEME AL BANANA 4- BERSANI GLI DÀ DEL BERLUSCHINO DAL PALCO, E DALEMIX LO BOLLA “FENOMENO MEDIATICO”. LUI: “GRAZIE PER IL ‘FENOMENO’” 5- ALDO GRASSO: “GORI, LO 'SQUALO SORRIDENTE', È STATO BERSAGLIATO PER LA SUA CARRIERA DA SUPER DIRIGENTE MEDIASET E PRODUTTORE DI REALITY. LA MORALE È CHE POSSIAMO CHIUDERE CON IL PASSATO, MA IL PASSATO NON CHIUDE MAI CON NOI


1- DALL'ISOLA AL PARTITO FORMAT GIORGIO BERSAGLIATO A SINISTRA
GLI AMICI SI LIMITANO A RICORDARE IL SOPRANNOME « SMILING COBRA »
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

Quando Giorgio Gori ha annunciato la sua discesa in campo accanto a Matteo Renzi per dedicarsi all'avventura del Wiki- Pd, il partito post Bersani, qualcuno ha provato a sognarlo come « Papa nero » . La sinistra si rinnova, la sinistra accompagna l'Italia nella modernità! Niente male l'idea di un Paese con Cristina Parodi première dame, e magari con sua sorella Benedetta a occuparsi del catering di Palazzo Chigi e il cognato Fabio Caressa rimpiazzo di quel funereo di Bonaiuti.

Ex direttore di Canale 5 e boss di Magnolia, Gori è stato il vero artefice della Leopolda, dell'invenzione del partito format, delle « cento proposte » per ridare ossigeno all'Italia. Gori, il padre dell'Isola dei famosi? A sinistra si transige su tutto, si transige su D'Alema ma non sui reality: così, piovono rane. Ha iniziato Luca Telese, facendosi forza di un giudizio di Vittorio Feltri: « Io ero socialista. Lui era, se mi passi il termine, uno di quelli che io chiamo fighettini di sinistra » .

Poi è intervenuto l'Espresso: « In pratica, è il super dirigente Mediaset che dal 1989 al 2001 cura il successo delle tivù berlusconiane e che infila nelle case degli italiani tutta la sottocultura di Cologno » . E, giusto per non fare pettegolezzi, un tocco di colore: « Famiglia perfetta accanto alla giornalista bon ton Cristina Parodi e scappatella a suon di sms bollenti con Simona Ventura » .

Da ultimo, Marco Travaglio gli ha notificato il decreto d'espulsione: « Nel ' 94, mentre B. entra in politica cacciando subito Montanelli dal Giornale, è lui il comandante della portaerei Fininvest che in tre mesi lancia Forza Italia nel firmamento della telepolitica e fa vincere le elezioni al padrone. Ed è ancora lui a mettere la sua faccina efebica e la sua firma su programmi- manganello come Sgarbi Quotidiani e Fatti e Misfatti di Liguori, specializzati nel killeraggio dei " nemici" del padrone. Mai un dubbio, una presa di distanze, un moto di disgusto, un sopracciglio inarcato » .

Magari a Mediaset c'era anche Santoro, ma se c'era dormiva. Quelli che si dicono suoi amici si limitano a ricordarne il soprannome, « Smiling Cobra » o « Smiling Shark » . Ricordate il film Magnolia? È la storia di un giovane guru mediatico interpretato dalla faccina efebica di Tom Cruise, e poi piovono rane e poi la morale è che noi possiamo chiudere col passato, ma il passato non chiude mai con noi.


2- FISCHI AL ROTTAMATORE "RENZI, VAI A ARCORE"
Alessandra Longo per "la Repubblica"

«Eccolo! È lui! Renzi, di´ qualcosa di sinistra! Renzi, sei un comunista di destra, devi stare dall´altra parte, vai ad Arcore!». Tutto previsto (lo ammette lui stesso), l´arrivo e gli immediati mugugni dei «mobilitanti» per usare il linguaggio di Twitter. Reduce dall´amichevole platea del Big Bang, Matteo Renzi incassa i riflettori di piazza San Giovanni.

Una piazza gremita, festosa, ma non propriamente stregata dal Rottamatore. Scende dall´auto blu e, dalle transenne, parte un coretto di fischi e buuh. Il sindaco di Firenze si ferma. Ressa di telecamere. Ciak, si gira: «Io voglio discutere, signora, mi lasci parlare...». La signora Eleonora, fiorentina, non vuole dargli nemmeno la mano: «Mi pento di averla votata. Lei deve rispettare il Pd. Ma chi crede di essere?». Mediaset riprende tutto, che goduria. Stuzzica soave: «Io non sono il Berlusconi di sinistra, l´ho già dimostrato con quello che ho fatto!». Loro, i compagni, non gliene passano una: «Perché sei venuto in macchina? Non potevi venire a piedi come gli altri?».

Qualcuno è più tollerante: «Dice anche cose condivisibili ma non abbiamo bisogno di superuomini. Abbiamo già dato».

«Ricostruiamo l´Italia», così si chiama la manifestazione: con i banchetti per Toscana e Liguria alluvionate, le canzoni di Vecchioni, avvolto in sciarpa arancione, colore ufficiale della rivolta, gli ospiti internazionali (sul palco il segretario della Spd tedesca Siegmar Gabriel, linea più a sinistra di Landini, e poi Francois Hollande in video). Bandiere di partito, tricolori, i richiami bersaniani all´etica, alla buona politica, all´unità, alla dignità perduta da recuperare, «Bella Ciao» a polmoni pieni, selva di cartelli che declinano unanimi un unico concetto: «Berlusconi vattene, vergogna, dimettiti, sparisci!».

E però c´è lui, Renzi, che crea una bolla di insofferenza. E lo sa benissimo: «Avevo due scelte: venire a Roma o restarmene a Firenze, dove ho un´agenda piena». Ma si può dopo il Big Bang non farsi vedere in piazza? «Il partito è casa mia. E si chiama democratico, assurdo non potersi esprimere...». Così eccolo, circondato dal servizio d´ordine, che lo lascia un po´ battagliare e poi lo spinge sul retro, al sicuro, fra le autorità.

L´ostilità di alcuni non lo ferisce punto: «Diciamo che ho avuto l´impressione che fossero un po´ organizzati. E se devo fare un bilancio ho preso più applausi che fischi». Difficile intaccare la sua autostima: «Berlusconi è il passato, io parlo del futuro. Per vincere ci vogliono voti nuovi. Chi continua a vivere di antiberlusconismo deve capire che tra poche ore il premier andrà in pensione e ci andranno anche loro».

Lui è avanti, gli altri, che non lo capiscono, sono «quelli che hanno bisogno del contrasto permanente con qualcuno». Quelli laggiù, per esempio, con il cartello «Rottamiamo Renzi». Lo stile di questa piazza non è quello della Leopolda, affidato all´ex uomo Mediaset Giorgio Gori. Girano pupazzi, un po´ naif, di Bossi e Berlusconi, va forte l´elenco dei politici da rottamare corredato da relative fototessere: Brunetta, Carfagna, Gasparri, La Russa, Ghedini, Minetti e Scilipoti. Non piove - ed è un miracolo - la gente mangia i panini sull´erba. Incazzata per quella battuta di Berlusconi sui «ristoranti pieni». Cartello fatto a mano: «Al ristorante vado, ma per lavare i piatti».

Renzi non ha il tempo di girare, di vedere. Nel retropalco, è ancora inseguito dalle telecamere. «Fenomeno mediatico», lo bolla Massimo D´Alema. E lui: «Grazie per il fenomeno». Le agenzie danno notizia di un incontro con Bersani: «No, non è vero, non ci siamo visti, era impegnato, non ho insistito». Ma ha sentito almeno il suo discorso? «Solo l´inizio. Dovevo ritornare a Firenze per la commemorazione di La Pira. L´ho seguito alla radio, forse ho perso dei passaggi». Magari quello in cui Bersani mette all´indice chi fa «il verso al berlusconismo».

Renzi non commenta ma c´è chi, tra i suoi, lo fa: «Possibile che, nel giorno in cui sta per crollare Berlusconi, il segretario non abbia fatto segnali di apertura a quelli che lo hanno votato?». Bersani è altrettanto muto: «La contestazione a Renzi? Se permettete oggi mi godo questa piazza meravigliosa».

 

 

MATTEO RENZI E GIORGIO GORIGIORGIO GORI AL BIG BANG DI RENZIALDO GRASSO SIMONA VENTURA CRISTINA PARODI E GIORGIO GORI - copyright PizziMANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI RENZI-BERSANIPIERLUIGI BERSANI MASSIMO DALEMA

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