SPIATI E RICATTABILI: BASTA UN IMPIEGATO CORROTTO PER SCATENARE IL PUTIFERIO DI UN DATAGATE GLOBALE

Carlo Bonini, Piero Colaprico, Giuliano Foschini, Marco Mensurati, Fabio Tonacci per "Repubblica.it"

Esistono dati che finiscono con l'essere più sensibili di altri, perché di quei dati sono famelici la Politica e il mercato nero del ricatto. Un brandello di conversazione telefonica, le parole rubate da una cimice, le chat, le foto, i file archiviati in un laptop infettato da un "trojan" nel corso di un'inchiesta penale hanno un valore inestimabile se possono diventare carburante del discredito.

Anche perché, spesso, sono proprio dati "penalmente irrilevanti" e dunque destinati formalmente a non dover essere mai divulgati, ad avere la forza, se sapientemente assemblati, di segnare la fine del percorso di un uomo pubblico. Di assassinarlo nella sua reputazione, come i casi Boffo e Marrazzo, per citarne solo alcuni, documentano. Per convenzione li chiamiamo "dati giudiziari". Perché è in un'inchiesta penale che normalmente vengono raccolti.

Era un lavoro che, un tempo, faceva l'investigazione di marciapiede e che oggi sbrigano per lo più le macchine, i software, in una pesca a strascico con una potenza intrusiva tale da poter carpire anche solo il sussurro del bersaglio, le sue inclinazioni sessuali, le sue piccole e grandi infedeltà, umane, politiche, professionali. Da sempre, quei dati, come è ovvio che accada, sono custoditi dalle 165 procure della Repubblica del Paese.

Ieri, archivi di carta, oggi, banche dati digitalizzate, server. Ma il problema, oggi, non è chi quei dati li custodisce e li valuta, come si suol dire, "a fini di giustizia", decidendo ciò che è "rilevante" e ciò che non lo è, ma chi li raccoglie e li "processa" informaticamente, potendone condividere, di fatto, il controllo.

IL MERCATO MILIONARIO DELL'INTRUSIONE
Quella dell'intrusione elettronica - ambientale, telematica, telefonica - è una sapienza privata, segnata dall'assenza di "regulation" interna e di cui lo Stato non solo non ha il monopolio, ma di cui non controlla neppure una fetta di mercato. Negli anni, le softwarehouse o società di security che dir si voglia che lavorano in outsourcing e a cui le 165 procure della Repubblica hanno appaltato i servizi di intrusione sono cresciute a ritmi da corsa all'oro.

Se ne contano ormai diverse centinaia e si sono contese un mercato che, al netto dei cosiddetti oneri dei gestori telefonici e telematici, vale 400 milioni di euro l'anno (secondo dati forniti dal Ministero della Giustizia, le spese annuali saldate dall'amministrazione e raccolte sotto la voce di bilancio "noleggio apparati" sono state di circa 280 milioni, cui vanno aggiunti tra i 100 e i 140 milioni di fatture ancora da liquidare).

È in questo spazio di mercato ricchissimo e dalla concorrenza ferina, che il segreto si fa permeabile. L'agente di polizia giudiziaria che "ascolta" o "guarda" lo fa attraverso un software o una macchina che non è di sua proprietà e che non controlla, perché non ne conosce le specifiche. Lo streaming della vita del suo bersaglio è automaticamente nella disponibilità di chi di quel software è proprietario per averlo inventato e da cui lo Stato lo noleggia.

L'infedeltà del "tecnico" è un'opzione concreta. E del resto è già accaduto, a Milano, sotto l'albero di Natale di Arcore, dove a Silvio Berlusconi venne consegnata la celebre intercettazione telefonica tra Fassino e Consorte ("Abbiamo una banca") da chi (la società Rcs) possedeva il software che quella conversazione aveva intercettato, ma ignota ai magistrati che non ne avevano disposto la trascrizione.

UN CIVICO IN VIA MOSCOVA
Ebbene, è proprio a Milano che conviene tornare. In via Moscova. Una strada che, tra gli addetti, non evoca più la caserma dei carabinieri in cui si consumò Mani Pulite, ma gli uffici di una società, la "Hacking team", i leader mondiali delle intercettazioni telematiche: dall'Arabia all'Italia, dal terrorismo alla corruzione, sono quelli che hanno inventato "la grande ombra": registratore e videocamere per seguire tutto e tutti a qualsiasi distanza.

La società ha 40 addetti, sedi a Singapore e Annapolis, lavora per i servizi di intelligence e le polizie di mezzo mondo. Offre - come si legge in un'elegante brochure - "servizi di intelligence and Offensive lawful interception". Lavora a "trojan" formidabili. Uno simile lo utilizzò la Procura di Napoli quando svuotò la vita di Bisignani inviando via e-mail un "cavallo di troia" protetto da un innocuo file di documento ("Querela. doc").

Quel file trasformò il suo pc in un microfono e in una telecamera permanente nel suo ufficio di piazza Mignanelli a Roma. Di quanto accadde in quell'ufficio spiato dal "trojan", la Procura di Napoli, correttamente, mise agli atti solo ciò che ritenne penalmente rilevante, ma, per mesi, fu proprio il "non depositato" motivo di terrore per gli intercettati che frequentavano Bisignani.

LE CHIAVI DI ACCESSO
Eric Rabe, portavoce della Hacking team, ha spiegato che gli "ordigni telematici" che escono dai laboratori della società sono per loro che li progettano come quei missili "fire and forget", spara e dimentica. "Noi - dice - li vendiamo in esclusiva a polizie e servizi che poi li usano. Niente privati".

Certo, ammettono dagli uffici milanesi, "chiunque brevetta i software di intrusione, ha ovviamente il "key lock", la chiave di accesso, del sistema". Ne può dunque condividere il flusso di dati. L'infedeltà di un solo dipendente, per quanto lasci traccia telematica al momento dell'accesso, può potenzialmente violare qualsiasi segreto di Stato e di Procura della Repubblica che sia.

"UN NUOVO SISTEMA"
Luigi Birritteri, capo del Dipartimento dell'Organizzazione giudiziaria del Ministero di Giustizia, è magistrato che conosce bene i punti di forza e debolezza del mercato dell'intrusione in outsourcing. Ed è uno dei padri "tecnici" della svolta che, dal prossimo gennaio, sottrarrà alle 165 Procure italiane il potere di contrattare individualmente con i fornitori di security. Intercettazioni ambientali, telematiche e telefoniche verranno appaltate direttamente dal ministero con gara singola europea.

"Fino ad oggi - spiega Birritteri - siamo vissuti in un sistema costosissimo in cui si oscillava da livelli di eccellenza nelle forniture a livelli di striminzita sufficienza. Ora, l'obiettivo ambizioso è, con costi minori, fare sì che le Procure possano fare intercettazioni con il meglio della tecnologia disponibile, ma nel pieno e contestuale rispetto sia del segreto istruttorio che della privacy degli indagati e, soprattutto, di terzi coinvolti dalle attività di intrusione pur essendo estranei all'indagine".

Insomma, gli operatori dovrebbero ridursi dalle attuali centinaia a 4, 5 "global player" a livello nazionale. E il segreto ne dovrebbe guadagnare. Anche perché numeri e identità dei "bersagli" delle singole Procure resteranno loro esclusivo patrimonio, non accessibile dal centro.

IL GARANTE
Tra qualche settimana il Garante della Privacy Antonello Soro renderà pubblici i risultati di un'indagine conoscitiva realizzata nelle cinque procure "campione" di Venezia, Bologna, Perugia, Potenza e Catanzaro, per comprendere come vengono trattati i dati giudiziari di chi è coinvolto nelle indagini preliminari.

E, soprattutto, qual è il livello di protezione offerto dai privati che lavorano in outsourcing all'intrusione telefonica, ambientale, telematica. In attesa della "discovery" del Garante, che, non più tardi di qualche giorno fa, ha annunciato "un provvedimento generale per elevare lo standard di protezione ed evitare indebite divulgazioni".

Del resto, le ultime linee guida ai gestori telefonici risalgono al 2005. In quell'occasione il Garante chiedeva di restringere il numero degli incaricati nella trattazione dei dati, l'adozione di robuste procedure di autenticazione per l'accesso informatico, il divieto di utilizzare il fax per le comunicazioni, strumenti avanzati di criptatura.

E, soprattutto, la cancellazione immediata dei dati dopo la comunicazione all'autorità giudiziaria. Proprio su quest'ultimo punto sarebbero emerse le criticità. Un'altra spia, ammesso ce ne fosse bisogno, della permeabilità del segreto su dati "più sensibili" di altri.

 

OBAMA CYBER SECURITY OBAMA ASCOLTA INTERCETTA CYBER NSA NATIONAL SECURITY AGENCY INTERCETTA GLI AMERICANI National security agency United States of America SPIA SPIARE mages DINO BOFFO PIERO MARRAZZO SILVIO BERLUSCONI fassino sfondo consorte da IlSole24OreLuigi Bisignani

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO