renzi marino

BELPIETRO: “INVECE DI INDIRE ELEZIONI LA PROSSIMA PRIMAVERA, QUANDO SI APRIRANNO I SEGGI A MILANO, NAPOLI E TORINO, CON LA SCUSA DEL GIUBILEO SI POSTICIPERÀ L'ELECTION DAY DI ROMA. IL PD NON VUOLE VOTARE ALL' INIZIO DEL 2016"

MAURIZIO 
BELPIETRO
MAURIZIO BELPIETRO

Maurizio Belpietro per “Libero quotidiano”

 

Non se ne vuole andare e non vogliono far votare i romani. Sono queste le due novità del giorno. Il primo a non volere schiodare è Ignazio Marino, il quale dopo aver annunciato le dimissioni, le dimissioni finora non le ha presentate, al punto da far nascere mille ipotesi, anche di un suo ripensamento. Un caso più unico che raro, che soltanto essendoci di mezzo l' allegro chirurgo poteva verificarsi.

 

I secondi a non voler far votare i romani sono invece i vertici del Pd, i quali, essendo sicuri di prendere una scoppola alle prossime elezioni per il Comune di Roma, stanno facendo l' impossibile per ritardarle, immaginando perfino un commissariamento finto, con slittamento dell' apertura dei seggi a data da destinarsi. Anche questo un caso mai visto, più unico che raro, ma essendoci di mezzo Matteo Renzi non c' è da stupirsi.

 

VIGNETTA DI VINCINO - RENZI E MARINOVIGNETTA DI VINCINO - RENZI E MARINO

Che Ignazio Marino, il più incredibile sindaco che mai sia toccato alla Capitale, fosse un soggetto strano, tanto da meritarsi l' appellativo di marziano, era noto. Che fosse bizzarro al punto da comportarsi in maniera contraria a come dovrebbe comportarsi un sindaco, anche questo era risaputo. Che fosse un pinocchio seriale, cioè un tizio abituato a dire una cosa e a negare di averla detta un secondo dopo, pure questo era oramai per tutti assodato.

 

Ma che fra tante balle sparate a casaccio ci potessero essere anche le dimissioni, questo francamente non l' aveva immaginato nessuno. Certo, era un po' strano che, dopo essere stato messo con le spalle al muro, il sindaco avesse annunciato le dimissioni precisando di avere 20 giorni di tempo per ripensarci. Tant' è che noi di Libero avevamo scelto di definirle dimissioni finte. Neppure noi però immaginavamo che la pagliacciata fosse dietro l' angolo e cioè che annunciando le dimissioni Marino si preparasse a non darle. Eppure è proprio ciò che è successo.

 

La lettera di addio, seppure annunciata giovedì con un video messaggio, non è mai stata formalizzata né consegnata agli uffici comunali. In altre parole, le dimissioni non ci sono. Il sindaco non si è mai dimesso. Ora dice che lo farà domani. Vedremo. Resta il fatto che Marino si prepara a resistere.

renzi marino renzi marino

 

Mobilitata la sua base e gli elettori che lo credono vittima di un complotto e non della sua incapacità e delle sue bugie, il primo cittadino vorrebbe dare vita ad un' altra giunta, fatta tutta di tecnici, senza cioè i partiti e senza passare dal Consiglio comunale. La sua è una impresa disperata. Una resistenza da psicanalizzare.

 

Una fine da asserragliato nel bunker. Soprattutto è una sfida al Pd e al suo leader, ossia al capo del governo. Del resto è stato Renzi a dargli il benservito. Dopo il caso degli scontrini il presidente del Consiglio ha detto basta e ora Marino si prepara a servirlo a modo suo. Una guerra senza quartiere nella Capitale del potere. Una guerra a cui il Pd replica a modo suo, tentando un finto commissariamento della città.

RENZI MARINORENZI MARINO

 

Come si sa, quando si sciolgono i Consigli comunali, la palla passa ad un funzionario del Viminale. Un tecnico, quasi sempre un prefetto, che secondo la legge deve provvedere alla gestione ordinaria del municipio. Ma in questo caso il governo, cioè il Pd, cioè il premier, non vogliono un tecnico alla guida del Campidoglio. Essendo troppo grande la partita, essendo troppo grave la debacle di Ignazio Marino, essendo troppo pericoloso il contraccolpo per il governo che potrebbe derivare da una sconfitta alle prossime elezioni nella Capitale, Renzi vuole che il Comune sia affidato a un politico.

 

La scelta sarebbe caduta su Alfonso Sabella, un ex pm trasformato dallo stesso Marino in assessore. L' ex magistrato potrebbe essere spacciato per tecnico anche se ormai ha indossato i panni del politico e potrebbe dunque garantire la vecchia giunta e le nuove esigenze del presidente del Consiglio. Già questa è una decisione anomala che fa pensare che si voglia impedire il regolare percorso di una crisi comunale.

 

IGNAZIO MARINO - MATTEO RENZI - VIGNETTA DI BENNYIGNAZIO MARINO - MATTEO RENZI - VIGNETTA DI BENNY

Tuttavia ancor più inconsueta è la decisione adombrata dal capogruppo in Senato del Pd, Luigi Zanda, un azzeccagarbugli di sinistra che ieri ha suggerito di rinviare le elezioni. Quando un consiglio si scioglie e viene commissariato la regola prevede che il voto sia convocato prima possibile, in modo da restituire la parola ai cittadini, i quali hanno diritto di scegliere da chi essere amministrati.

 

marino renzi  foto mezzelani gmt325marino renzi foto mezzelani gmt325

Il popolo è sovrano, ma non in questo caso. Invece di indire le elezioni la prossima primavera, quando si apriranno i seggi per rinnovare comuni del calibro di Milano, Napoli e Torino, con la scusa del Giubileo si posticiperà l' election day di Roma. Il Pd non non vuole votare all' inizio del 2016, perché tornare alle urne a ridosso dei pasticci di Marino equivarrebbe a una sconfitta certa, una batosta che potrebbe tramortire lo stesso Renzi. E allora il diritto al voto è cancellato. Niente seggi, niente nuovo sindaco, il Pd sequestra la Capitale.

 

RENZI FA CAMPAGNA ELETTORALE PER MARINO RENZI FA CAMPAGNA ELETTORALE PER MARINO IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI

La lotta tra il primo cittadino e il suo partito dunque continua. E nessuno dei due sembra curarsi della città. Che rimane sullo sfondo, come i suoi cittadini. Che cosa volete che importi all' allegro chirurgo e al giovane rottamatore il destino di una Capitale e di chi la abita? A loro interessa la carriera: il resto può attendere.

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