belpietro renzi

“RENZI NE HA FATTA UNA GIUSTA: HA DISTRUTTO IL PD” - BELPIETRO: “ISCRITTI CROLLATI AL SUD E NELLE ROCCADORTI ROSSE - A TORINO, MENO 58 PER CENTO DI TESSERE, ANCHE IN EMILIA ISCRITTI DIMEZZATI - UN TRISTE DECLINO PER RENZI CHE HA LIQUIDATO IL PIU’ GRANDE PARTITO OCCIDENTALE DELLA SINISTRA”

RENZI DIREZIONE PD 3RENZI DIREZIONE PD 3

Maurizio Belpietro per La Verità

 

Bisogna riconoscere che Matteo Renzi ne ha fatta una giusta. Che non è, come qualche lettore malizioso potrebbe pensare, dimettersi la sera stessa della sconfitta referendaria.

La batosta subita il 4 dicembre non lasciava altra alla scelta all’ex presidente del Consiglio, soprattutto a seguito delle promesse di gettare la spugna che durante la campagna elettorale egli stesso aveva ribadito a più riprese.

LA VERITA BELPIETROLA VERITA BELPIETRO

 

No, la cosa giusta dell’ex premier è la distruzione del Pd: operazione che sebbene non sia ancora conclusa, diciamo che ci pare bene avviata. A conforto della tesi di una prematura estinzione di ciò che resta del glorioso partito della sinistra ci sono i dati del tesseramento 2016, che proprio ieri un quotidiano assai vicino al Pd come quello diretto da Mario Calabresi si è incaricato di rendere noti. Secondo Repubblica le iscrizioni al Partito democratico lo scorso anno sono letteralmente crollate.

 

Se si esclude il caso di Catania, dove ci sarebbe la corsa in massa a iscriversi al Pd, in Sicilia i rinnovi si conterebbero con il contagocce e lo stesso sarebbe accaduto in Calabria, due regioni che, vale la pena di ricordarlo, sono amministrate proprio da uomini del Pd. Ma forse qualcuno potrebbe pensare che nel Mezzogiorno colpito dalla crisi molti non abbiano denaro per permettersi i 40 euro necessari all’iscrizione. Si dà il caso però che anche altrove il fenomeno abbia colpito le fila del partito guidato da Matteo Renzi.

 

BELPIETRO RENZIBELPIETRO RENZI

A Torino, provincia tradizionalmente roccaforte della sinistra, i tesserati sono passati da 7.800 a 4.900, con una perdita secca del 37 per cento degli iscritti. Tuttavia in città è andata anche peggio: là dove un tempo la classe operaia combatteva epiche battaglie il Pd è riuscito a mettere insieme solo 1.000 tessere, contro le 2.400 dell' anno precedente, con una perdita di militanti pari al 58 per cento. I numeri non sono più confortanti nel tradizionale bacino del partitone rosso.

 

Già, perché anche in Emilia Romagna i dati fanno registrare un tracollo. In tre anni i dem si sono praticamente dimezzati, passando dai 76.000 iscritti del 2013 ai 37.000 del dicembre 2016. Da notare, scriveva ieri Repubblica, che il 2013 fu l' annus horribilis del Pd, perché lo scherzet to tirato a Romano Prodi, ovvero il suo impallina mento sulla strada del Quirinale, fu un' operazione che demoralizzò i militanti, convincendone molti a stracciare la tessera.

RENZI E BERSANIRENZI E BERSANI

 

Ma se tre anni fa le cose per il Pd non andavano bene poi, con Renzi segretario e presidente del Consiglio, sono andate anche peggio, perché il serbatoio di voti e di iscritti si è via via prosciugato. Nel 2014 i militanti registrati uffi cialmente erano scesi a 57.000, lasciando sul campo in un solo anno quasi 20.000 iscritti. Nel 2015 altra limata, da 57 a 48.000, per arrivare poi a 11.000 in meno anche lo scorso anno.

 

MAURIZIO 
BELPIETRO
MAURIZIO BELPIETRO

A Largo del Nazareno, quartiere generale dei dem, ovviamente minimizzano, consolandosi con le cifre in arrivo dalla Toscana e da Milano. L' effetto Renzi a Firenze e dintorni nel 2016 avrebbe consentito di frenare l' emorragia, conservando all' incirca gli stessi iscritti. E la vittoria di Beppe Sala nel capoluogo lombardo avrebbe più o meno permesso di arginare la disaffezione dei vecchi tesserati. Anzi, a Milano sarebbero stati aperti quattro nuovi circoli del Pd che avrebbero avuto l' effetto di compensare l' andamento in discesa delle iscrizioni.

 

Tuttavia, se la campagna per la riforma elettorale non pare aver scaldato i cuori dei compagni spingendoli a tesserarsi in massa, ma al contrario li avrebbe raffreddati, convincendo molti militanti ad allontanarsi, un' altra spia segnala lo stato di malessere del Pd ed è la situazione agonizzante dell' Unità, il giornale di partito che Matteo Renzi ha voluto far tornare in edicola un paio d' anni fa per avere uno strumento direttamente a sua disposizione.

 

Alla guida del quotidiano, l' ex presidente del Consiglio aveva voluto Erasmo De Angelis, un fedelissimo del Giglio magico, ma dopo un anno e mezzo era stato costretto a sostituirlo con Sergio Staino, lo storico vignettista della testata comunista, e con Andrea Romano. Purtroppo neppure il papà di Bobo e l' ex direttore della fondazione di Massimo D' Alema sono riusciti nel miracolo di ria nimare il cadavere cui aveva dato vita Antonio Gramsci.

renzi a piazza del popolo manifestazione pd referendumrenzi a piazza del popolo manifestazione pd referendum

 

Risultato, l' altro ieri in redazione si è presentato l' amministratore del gruppo di costruttori che aveva finanziato l' operazione e ha annunciato una dozzina di licenziamenti, preavvisando che L' Unità finirà online, cioè sparirà dalle edicole. Un triste declino quello di Renzi, tra tessere che mancano e copie che non si vendono. Una sola soddisfazione: ancora un piccolo sforzo e presto potrà appuntarsi sul petto la medaglia di aver liquidato il più grande partito occidentale della sinistra. Onore al merito. Neppure Bersani era riuscito nell' opera.

RENZI PDRENZI PD

 

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