
FINCHÉ C'È GUERRA, C'È SPERANZA (PER NETANYAHU) - GERSHON BASKIN, NEGOZIATORE ISRAELIANO CHE NEL 2011 TROVÒ L'ACCORDO PER LIBERARE IL SOLDATO GILAD SHALIT: "NEL 2024, IN CAMBIO DEL RITIRO TOTALE DELL'ESERCITO ISRAELIANO, HAMAS ERA DISPOSTA A RILASCIARE TUTTI GLI OSTAGGI: IL GOVERNO DELLO STATO EBRAICO RISPOSE 'NO, LIBERATENE LA METÀ'. ANCHE HAMAS È RIMASTA SORPRESA. NON È PIÙ UNA GUERRA STRATEGICA, MA SOLO POLITICA, VOLTA A MANTENERE NETANYAHU AL POTERE" - CIÒ CHE ACCADE NELLA STRISCIA È UN GENOCIDIO..."
Estratto dell'articolo di Rula Jebreal per "la Stampa"
Gershon Baskin è il più famoso negoziatore israeliano. È colui che ha riportato a casa nel 2011 il soldato israeliano Gilad Shalit, ed è soprattutto colui che ha visto dall'interno lo svolgimento dei negoziati in corso.
Negoziati che sono a un punto morto, con Israele che rilancia le accuse su Hamas, a suo dire unico colpevole della continuazione della guerra, mentre al contempo Netanyahu non fa che alzare la posta negoziale. È sua la dichiarazione che nemmeno la resa di Hamas metterebbe fine alla guerra, ma solo l'espulsione di massa dei palestinesi da Gaza. [...]
Gershon, questi massacri sono solo di crimini di guerra o un caso eclatante di genocidio?
donald trump benjamin netanyahu
«Quello che accade a Gaza non è l'Olocausto. Ma, stando alla Convenzione sul genocidio del 1948, la distruzione di una civiltà è genocidio. A Gaza Israele ha già ucciso decine di migliaia di persone, forse alla fine arriverà a 100.000 vittime, ma ha già reso Gaza inabitabile, e questo rientra nella definizione di genocidio.
Lo affermano molti esperti israeliani dell'Olocausto e anche l'ex vice direttore del Mossad, Amiram Levin, ha dichiarato: "Quello che stiamo facendo a Gaza è un genocidio". Hamas ha commesso crimini il 7 ottobre. Ma questo non giustifica ciò che Israele sta commettendo a Gaza».
Lei ha negoziato con Hamas, fin dai tempi dell'accordo per il rilascio di Gilad Shalit?
«Sì, ho parlato con loro per anni. Quello del 2011 è stato un pessimo accordo ma era l'unico che potesse riportare a casa il soldato israeliano. Nella società israeliana esisteva un'etica secondo cui non si lascia indietro nessuno. Netanyahu ha incarnato quell'ethos nel 2011, ma è anche colui che lo ha distrutto durante questa guerra. Nella società israeliana c'è una leggenda metropolitana che dice: abbiamo rilasciato tutti questi prigionieri e abbiamo ottenuto il 7 ottobre. Ovviamente, non è affatto vero.
Come l'opinione pubblica israeliana e il mondo dovrebbero capire, la causa del 7 ottobre è che non si può occupare un altro popolo per 58 anni, imprigionare più di 2 milioni di persone in una enclave come Gaza, e aspettarsi di vivere in pace. Dal 2011 ci sono state molte opportunità per negoziare la pace con i palestinesi. Ma da quando Netanyahu è primo ministro, dal 2009, la sua strategia politica è stata di distruggere ogni possibilità di negoziare una soluzione a due Stati con la leadership palestinese.
Ha completamente delegittimato l'Autorità palestinese in Cisgiordania. Ha garantito che Hamas continuasse a governare Gaza e ha persino ottenuto e facilitato i finanziamenti dal Qatar. E questo faceva parte di una strategia volta a dire al mondo: noi vogliamo la pace, ma non abbiamo dei partner con cui negoziare la pace».
Quindi l'unico modo per sconfiggere Hamas è una soluzione politica?
«Hamas non si indebolisce con la violenza. Anzi si rafforza. Non è possibile liberare gli ostaggi né sconfiggere Hamas con le bombe. Hamas si arrenderà solo quando al popolo palestinese verrà offerta un'alternativa politica fatta di libertà, diritti e dignità».
È vero quello che Netanyahu e i suoi continuano a dire, cioè che se Hamas rilasciasse gli ostaggi questa guerra finirebbe?
«Assolutamente no. Questa non è più una guerra strategica. Ma solo una guerra politica, volta a mantenere Netanyahu al potere, al punto che in Israele si parla addirittura della possibilità che le prossime elezioni, previste per novembre 2026, possano essere annullate da Netanyahu con la motivazione che siamo in guerra. Quasi tutto ciò che ha detto nell'ultima conferenza stampa è una menzogna».
[...] Quindi, in sostanza, in cambio del ritiro totale dell'Idf, Hamas era disposta a rilasciare tutti gli ostaggi?
«Questa proposta di accordo mi è stata comunicata per iscritto lo scorso agosto del 2024, un anno fa. È stato chiamato "l'accordo delle tre settimane" perché quando ho chiesto all'Idf quanto tempo avrebbe impiegato per ritirarsi da Gaza, mi hanno risposto: tre settimane».
Perciò la proposta dell'anno scorso è stata ignorata?
«Avremmo potuto avere un cessate il fuoco a lungo termine, Hamas non avrebbe governato su tutto il territorio e poi si sarebbe potuto formare un governo tecnico. Tutto questo sembrava essere accettato da Hamas, ma Netanyahu continua ad accusare Hamas di non voler porre fine a questa guerra.
Hamas mi ha detto due cose: che sono rimasti sorpresi quando gli israeliani hanno abbandonato i negoziati a Doha e che non hanno mai capito perché gli israeliani chiedessero un accordo parziale. Hamas era disposta a liberare tutti gli ostaggi e il governo israeliano le ha detto: no, liberatene solo la metà».
Perché Israele chiedeva solo la metà degli ostaggi?
«Perché vuole continuare la guerra».
Perché sono stati uccisi così tanti giornalisti a Gaza e Israele continua a impedire l'ingresso ai giornalisti internazionali?
«Perché Israele non vuole che il mondo veda la verità, ma l'opinione pubblica israeliana e quella mondiale se ne sta accorgendo. Israele sta diventando uno Stato paria».
A causa del genocidio a Gaza?
«Certo. E affermarlo non è antisemitismo. La Corte internazionale di giustizia non è antisemita, la Corte penale internazionale non è antisemita, i critici di Israele non sono antisemiti. L'antisemitismo è illegittimo, la critica al governo israeliano non lo è». [...]
NETANYAHU INCONTRA I GIORNALISTI - 2
NETANYAHU INCONTRA I GIORNALISTI - 1
Gershon Baskin
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