emma bonino

BONINO VA MALINO - IL CONTENITORE “+EUROPA” RESTA SOTTO IL 3%, COMPLICE LA CAMPAGNA ELETTORALE SUICIDA IN CUI SI MINACCIAVA IL RITORNO DELL’IMU SULLA PRIMA CASA E NUOVE STANGATE IVA - ORA I SUOI VOTI POTREBBERO FINIRE AL PD

Marcello Mancini per “la Verità”

 

EMMA BONINO PAOLO GENTILONI

La super europeista prova a gonfiare i muscoli per mettersi in proprio. Secondo i primi exit poll, Più Europa, il partito guidato da Emma Bonino, oscilla a cavallo della soglia di sbarramento, fra il 2 e il 4%. Cioè tutto e nulla. Quindi è ancora sospesa fra la possibilità di conquistare seggi e il rischio di dover andare invece a ingrossare il corpaccione dei dem, cioè il partito più forte della coalizione, se restasse sotto il 3%. Il dettaglio non è indifferente.

 

La differenza è fra portare acqua per alimentare gratis il partito renziano (che ne avrebbe bisogno) o giocarsi in proprio le carte, con un gruppo che riporti in parlamento i temi e i valori del Partito radicale e magari metta quei voti a disposizione di una maggioranza non di centrosinistra. I dem si sono accorti quasi subito che la lista Più Europa poteva essere un elemento guastatore e non servire la causa renziana.

emma bonino

 

Emma Bonino aveva già cominciato a correre per conto suo, era uscita dalla riserva indiana dove si era confinata negli ultimi anni, complice anche la malattia, riacquistando la ieratica dimensione di leader al di sopra di tutti e candidabile a tutto. E le sono scivolati addosso gli schizzi di veleno che una certa opinione pubblica, che aveva annusato il pericolo del ritorno, le ha spruzzato sull’immagine istituzionalmente immacolata, protagonista di una camaleontica carriera .

 

CARLO CALENDA EMMA BONINO

Nella notte non è ancora confermato che il Pd abbia sottovalutato la forza di questa donna minuta, carica di esperienza politica in Italia, due volte ministro, e in Europa, che ultimamente ha incassato anche le parole di elogio di papa Francesco. Matteo Renzi pensava di poterla sfruttare, invece c’è ancora la possibilità che sia stata lei a sfruttare Renzi.

 

Con la tenacia che le deriva dalle battaglie radicali condotte insieme a Marco Pannella, dal quale, oltretutto, è stata spesso divisa: lei appartiene all’ala pragmatica, quella disposta a sporcarsi le mani con le istituzioni, anche governando, poco in linea con l’ortodossia pannelliana.

 

cicciolina emma bonino

A conti parzialmente fatti, forse gli sono mancati proprio i voti degli attivisti di questo fronte, il Partito radicale nonviolento transnazionale e transpartito che non ha mai gradito la svolta europeista della Bonino e ha dato indicazione di non votarla. Come previsto, hanno invece trovato rifugio nel grembo protettore della leader radicale, tutti quelli che non se la sono sentita di turarsi il naso e votare il Pd renziano, cioè i dem che avrebbero scelto il Pd solo se non ci fosse stato Renzi, né i laici socialisti di Insieme o i post alfaniani di Beatrice Lorenzin, pur non volendo rinnegare i propri sentimenti di centrosinistra.

 

emma bonino

Nel guscio di Più Europa si è riparato anche quel gruppo di cattolici moderati confusi, che si è sentito garantito, nelle dissonanze sui temi dei diritti civili e del femminismo con la radicale Bonino, dalla presenza del rassicurante ex democristiano Bruno Tabacci.

 

E probabilmente s’è buttato con la Bonino qualche scontento di Liberi e uguali, visto il risultato al di sotto delle aspettative, e di Potere al popolo. L’oscillazione fra il 2 e il 4% non consente nemmeno di capire se la Bonino, forte della sua storia, della recente riacquisita popolarità e del bottino elettorale, può diventare una risorsa nel caso sia necessario sbloccare nomine complicate.

Emma Bonino

 

Silvio Berlusconi l’aveva già indicata alla guida dell’assemblea del Senato, e non si sa se era soltanto un mondo per blandirla nell’ipotesi di un eventuale sostegno a un governo del centrodestra o il lancio vero di una candidatura, che a naso coagulerebbe parecchi consensi.

 

emma bonino

Di sicuro la Bonino, nei confronti di Renzi, non ha debiti di riconoscenza. E lei, tanto per chiarire le cose, gli ha già fatto sapere che sarebbe meglio «Paolo Gentiloni per un bis», perché lui non lo conosce troppo bene. Se Emma Bonino era una «riserva» della Repubblica, potrebbe essere rigenerata da una fresca legittimazione popolare. Dunque pronta, se qualcuno facesse il suo nome, a diventare una nobile scappatoia, nel caso non si trovi una soluzione per un governo.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....