matteo salvini penna

QUANTO DURA IL GOVERNO? - A GENNAIO SALVINI VUOLE DARE UNA SPALLATA ALL'ESECUTIVO CON IL PARERE DELLA CONSULTA SUL REFERENDUM MAGGIORITARIO (IL 15 GENNAIO), IL VOTO DELLA GIUNTA DELLE AUTORIZZAZIONI SUL CASO GREGORETTI (IL 20), PER ARRIVARE ALLE REGIONALI IN EMILIA ROMAGNA E CALABRIA (IL 26) - SI VOCIFERA DI SEI-SETTE SENATORI M5S PRONTI A PASSARE ALLA LEGA - L’IDEA E’ SCASSARE IL GOVERNO, MANDARE VIA CONTE E PASSARE A UN “GOVERNISSIMO” CHE…

Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

matteo salvini roberto calderoli

«Salvini a gennaio si giocherà il tutto per tutto per dare la spallata a questo governo». L'allarme è scattato «forte e chiaro» dalle parti del Pd mercoledì pomeriggio, un minuto dopo la conferenza stampa che ha presentato le firme necessarie per congelare - in attesa del referendum - il taglio dei parlamentari. Tutti gli uomini più vicini al capodelegazione dem Dario Franceschini, governista per antonomasia, hanno iniziato a mettere in fila i fatti che si susseguiranno i primi 30 giorni del 2020: dal parere della Consulta sul referendum maggioritario (il 15), fino al voto della giunta delle autorizzazioni sul caso Gregoretti (il 20), per arrivare alle regionali in Emilia Romagna e Calabria (26).

centinaio salvini e calderoli cercano il mes

 

I timori del Nazareno, o almeno di gran parte del Pd, trovano riscontri nel grande lavorìo messo in atto da Matteo Salvini. I vertici della Lega si sono divisi i compiti. Roberto Calderoli annuncia al Il Messaggero che a gennaio «ci saranno nuovi e robusti passaggi». Il gruppo del M5S, dopo l'arrivo di 3 senatori grillini, rimane nel mirino della Lega. Si tratta di una questione di appeal. Se si andasse a votare con il Rosatellum, racconta Andrea Crippa, vicesegretario del Carroccio, «noi faremmo il pieno nell'80% degli uninominali al Sud, per non parlare del Centro e del Nord».

 

franceschini

Un potere di trattativa non banale, di cui sono consapevoli anche nell'attuale maggioranza. Le trattative si svolgono in maniera segreta. Si contattano gli insospettabili, i malpancisti più silenti. «D'altronde - fanno notare nella Lega - prima del suo passaggio con noi chi aveva contezza del malessere di Francesco Urraro?».

 

Si parla con insistenza di sei-sette senatori pentastellati pronti al grande salto. Che però potrebbero comunque non bastare. Anche perché dalle parti dei giallorossi in molti scommettono sul fattore responsabili: una pattuglia di centristi e forzisti (area Romani) pronti a soccorrere la legislatura.

luigi di maio dario franceschini

 

«Infatti questo governo durerà poco, secondo me», dice l'ex sottosegretario Claudio Durigon. Il piano a cui sta lavorando la Lega, infatti, si compone di due parti: far manbassa di grillini (in Senato dove sono fondamentali, ma anche alla Camera con numeri importanti). E poi provare a entrare in una maggioranza dove «i leader non controllano più le truppe», ragiona ancora Calderoli.

 

enrico lucci intervista claudio durigon foto di bacco

Ecco dunque il «governissimo» di cui da giorni parlano Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti? Sì. E di sicuro nei loro disegni non è contemplato Giuseppe Conte. In questa maniera chi non vuole andare subito a votare sarebbe accontentato. Con il fronte grillino in mille pezzi. «Sto lavorando per scavare intorno ai responsabili di Conte, glieli sfileremo da sotto», è uno dei ragionamenti di Calderoli, che da settimane lavora a tutti i dossier più complicati: dalle firme per il referendum passando per l'arrivo dei tre senatori pentastellati fino alla legge elettorale. Il nostro obiettivo? «Rimane tornare a votare», dicono dalla Lega. Ma intanto si punta a destabilizzare sempre di più l'esecutivo. Sui numeri, certo. Ma anche sui temi caldi. Tipo la giustizia.

 

I FRONTI

E qui si rinnesta un'altra dinamica ancora, quella dei «due Mattei», entrambi alle prese, seppur con rilevanze molto differenti, con il pressing della magistratura. Tanto che sul caso Gregoretti gli occhi sono puntati sugli esponenti di Italia Viva che siedono in giunta per le autorizzazioni. «Se Salvini venisse condannato per questa vicenda sarebbe messo fuori, per mano dei giudici, dalla politica. Questo è possibile?», ragionano dalle parti di via Bellerio.

SALVINI E RENZI

 

Dove si indica per fine gennaio la riuscita dell'operazione. Se sarà andata in porto Salvini brinderà al governissimo, forte della voglia di gran parte del parlamento di non andare a votare subito. Se invece sarà «andata alla grande», con una forte erosione di grillini, si potrebbero riaprire subito le danze del voto anticipato. Con promesse da riscuotere (magari già fissate in calce davanti a un notaio?) da parte di tanti ex pentastellati. Tra le incognite c'è il voto in Emilia Romagna: c'è chi nel centrodestra è sicuro che la vittoria di Bonaccini potrebbe dare il coraggio a Nicola Zingaretti di rompere pur di non andare avanti con un esecutivo a metà tra il governissimo e Frankeistain.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...