silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

COME MAI L’EUROPEISTA BERLUSCONI SI È SFILATO DAL MES? – FOLLI: C’È UNA RAGIONE PRATICA: IL CONSIDEREVOLE POTERE CONDIVISO NELLE REGIONI E IN NUMEROSI COMUNI CON MELONI E SALVINI CHE NON CONVIENE BUTTARE ALL'ARIA IN VISTA DELLE COMUNALI DI PRIMAVERA – E UNA RAGIONE STRATEGICA: NEGANDO IL SUO "SÌ" IN PARLAMENTO- BERLUSCONI OBBLIGA CONTE A VERIFICARE I NUMERI DELLA SUA MAGGIORANZA. SE CADE È BENE CHE SIA PER LE CONTRADDIZIONI INTERNE ALLA MAGGIORANZA PD-M5S. SE INVECE VA AVANTI, CI SARÀ SEMPRE TEMPO PER INSERIRSI IN QUALCHE PROSSIMO PASSO FALSO, TRA POLITICA E AFFARI

Stefano Folli per “la Repubblica”

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE

È probabile che Berlusconi riesca persino a divertirsi, quando scompagina le carte come ha fatto ieri. L'annuncio che Forza Italia non voterà a favore del Mes in Parlamento, è senza dubbio un piccolo colpo di scena. Ma in fondo non deve stupire troppo. È nel carattere del personaggio, appena 26 anni e mezzo dopo la sua "discesa in campo".

 

Prima ha voluto il voto sullo scostamento di bilancio, convincendo il resto del centrodestra a mettersi controvoglia al seguito della maggioranza. E adesso cede a Salvini, rinunciando a tirare troppo la corda. E domani? Domani è un altro giorno.

 

È vero che così scontenta - e non poco - i suoi punti di riferimento europei, a cominciare dai Popolari di Angela Merkel. Ed è altrettanto vero che compromette con una sola mossa la sua nuova immagine di politico moderato e rassicurante, europeista quasi ortodosso, di recente accolto nei circoli "dell'establishment" ed elogiato in modo corale per le sue scelte anti-populiste.

 

Peraltro, si tende a dimenticare un aspetto cruciale. Berlusconi è disposto a incrinare un centrodestra che in fondo è già sbeccato, nel senso che è ben poco compatto e coerente. Ma non vuole esserne il giustiziere: e questo non certo per cortesia nei confronti del capo leghista, del quale giudica con fastidio le posizioni ("sono di estrema destra").

 

La ragione è pratica: c'è un considerevole potere condiviso nelle regioni e in numerosi comuni che non conviene buttare all'aria. Inoltre l'anziano fondatore di Forza Italia sa che per contare nel gioco nazionale ha bisogno di tenere almeno un piede e mezzo in quell'intesa di centrodestra con Lega e FdI da lui voluta e difesa per anni.

 

E qui si arriva al nocciolo della questione: il Mes e gli assetti di governo. Berlusconi sa bene che Giuseppe Conte verrebbe disarticolato da un ingresso di Forza Italia non nel governo, bensì nell'area della maggioranza. L'effetto sarebbe destabilizzante per gli attuali, ingessati equilibri. E con quali conseguenze?

 

Un nuovo esecutivo aperto a Forza Italia, ma non a tutta la destra, metterebbe Berlusconi in una posizione forte in apparenza e debole nella sostanza. Farebbe contento qualche aspirante ministro del suo partito, ma lo obbligherebbe a reggere violente polemiche: da destra e senza dubbio da sinistra.

berlusconi salvini meloni

 

Oltretutto la questione del Mes - il cavallo di battaglia europeista dei berlusconiani - è venuto ad assomigliare strada facendo a un romanzetto di cattiva qualità: l'Italia aderisce, perché Berlino e Parigi su questo sono intransigenti, ma non usa i soldi previsti per l'emergenza sanitaria. Una bizzarria che serve a mascherare le titubanze dei Cinque Stelle.

 

Ora, negando il suo "sì" in Parlamento - salvo repentini e ulteriori ripensamenti - Berlusconi rimette insieme i brandelli dell'opposizione, ma soprattutto obbliga Conte a verificare i numeri della sua maggioranza. Con la Lega all'attacco e i 5S in sofferenza, il Pd deve decidere se chiedere ancora il Mes sanitario (i 37 miliardi), oppure lasciar fare a Conte, convinto di aver trovato un compromesso con i grillini.

 

Vedremo presto se i numeri ci sono. Berlusconi resta alla finestra per capire fino a che punto l'esecutivo Pd-M5S ha gambe per continuare a camminare. Se cade - sembra essere il ragionamento - è bene che sia per le contraddizioni interne. Se invece va avanti, ci sarà sempre tempo per inserirsi in qualche prossimo passo falso, tra politica e affari. 

 

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